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    IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO – CASSA DEPOSITI E PRESTITI HA CHIESTO AL GOVERNO SUBITO 600 MILIONI PER OPEN FIBER, LA SOCIETA’ CHE DEVE PORTARE LA FIBRA OTTICA NELLA AREE “BIANCHE” E “GRIGIE” D'ITALIA . SE NON INTERVIENE L'ESECUTIVO, LA CONTROLLATA DI CDP (DI CUI IL FONDO AUSTRALIANO MACQUARIE HA IL 40%) È TECNICAMENTE FALLITA – I RITARDI NEI LAVORI, GLI EXTRA-COSTI, GLI INTOPPI NEI BANDI: COSÌ RISCHIA DI FINIRE MALISSIMO UNA STORIA NATA MALE, NEL 2016, PER LA BISLACCA IDEA DI MATTEO RENZI DI FARE LA GUERRA A TIM SULLA RETE…


     
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    Estratto dell’articolo di Carlo Di Foggia per “il Fatto Quotidiano”

     

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    L’appello è asettico nella forma, ma disperato nella sostanza, epilogo inevitabile di una storia nata male. Cassa depositi e prestiti ha chiesto al governo di sostenere Open Fiber, la controllata (di cui il fondo australiano Macquarie ha il 40%) che deve portare la fibra ottica nelle aree “bianche” e “grigie” del Paese, quelle a totale o parziale fallimento di mercato. La richiesta, in sostanza, varrebbe almeno 600 milioni subito per la società guidata da Mario Rossetti, la cui crisi finanziaria rischia di assestare un duro colpo a Cdp.

     

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    La lettera, sei paginette anticipate ieri da Repubblica, è stata inviata a fine giugno dai vertici di Cdp – l’ad Dario Scannapieco e il presidente Giovanni Gorno Tempini – a Palazzo Chigi, al sottosegretario con delega al digitale Alessio Butti e ai ministri dell’Economia e delle Imprese, Giorgetti e Urso.

     

    […]  Il Fatto si è già occupato dei pesanti ritardi di OF: la copertura della fibra nei 7mila comuni delle aree bianche doveva finire nel 2020, oggi siamo intorno al 50%, l’azienda parla del secondo semestre del 2024 ma se va bene si finirà nel 2025, in violazione delle concessioni (il concessionario Infratel s’è finora limitato a multe da decine di milioni). Sulle aree grigie inserite nel piano “Italia a 1 Giga” né OF né Tim, l’altro vincitore delle gare, hanno centrato la milestone prevista dal Pnrr per giugno 2023 (copertura almeno del 15% dei Comuni).

     

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    Cdp spiega che Open Fiber non è riuscita a ottenere da Infratel e da Butti quanto richiesto nei mesi scorsi: la revisione delle concessioni per le aree bianche siglate tra il 2017 e il 2019; la rimodulazione delle milestones per le aree grigie, dove i ritardi – ammette– sono dovuti alla “carenza di risorse” ma anche a “inesattezze dei dati posti a base delle gare”, come il fatto che il 40% degli indirizzi si sono rivelati inesistenti; l’anticipo, sempre per le aree grigie, del 20% degli importi dei lavori (circa 300 milioni); il riconoscimento degli extracosti (quantificati in 295 milioni) dovuti al caro materiali e che si possono prendere dai risparmi di gara; la possibilità di cedere alle banche i crediti vantati da Infratel.

     

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    Al momento, Open Fiber non ha ricevuto nessun via libera, visto che la possibilità di errori negli indirizzi era prevista fin dai bandi di gara e non crea costi extra (e infatti Tim non se n’è lamentata), mentre sul 20% di anticipo serve sciogliere il nodo dei ritardi, visto che oggi OF è inadempiente e rischia la revoca dei contributi. [...] 

     

    La strada percorribile sembra quella della revisione delle concessioni per le aree bianche (vinte con ribassi enormi), ma è anche la più lunga mentre Cdp chiede interventi urgenti avvisando che la controllata potrebbe essere costretta a fare causa. OF è nato nel 2016 per l’insensata idea di Matteo Renzi di fare la guerra a Tim sulla rete: ha chiuso il 2022 con perdite per 162 milioni e deve rinegoziare 7 miliardi di debiti con le banche.

     

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    Un aumento di capitale da 375 milioni, deciso a marzo, è sospeso in attesa di uscire dal limbo, ma Macquarie, che ha strapagato il suo 40% all’Enel, è sempre più insofferente. L’Ad Rossetti (scelto nel 2021 proprio da Cdp) è a rischio, anche per la scelta di fiondarsi sui bandi per le aree grigie dopo il disastro di quelli per le aree bianche.

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