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    “NUNSEPOFA”! CENE SPETTACOLO NEI RISTORANTI, SPIAGGE E PARCHI PRESI D’ASSALTO: COSI’ A ROMA LE REGOLE VENGONO IGNORATE – A CHI PENSA CHE STARE ALL’ARIA APERTA DIMINUISCE I RISCHI VA RICORDATO CHE IL VIRUS NON TIENE CONTO DEL POSTO QUANTO DEI RAPPORTI, DELLA VICINANZA TRA LE PERSONE – LE FILE AI BAR…


     
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    Marco Pasqua per “il Messaggero”

     

    locali pieni a roma nonostante il coronavirus locali pieni a roma nonostante il coronavirus

    «Chi sta a Ponte?», chiedeva l'altra sera un ragazzo nelle sue stories di Instagram, per trovare qualcuno con cui trascorrere qualche ora insieme a Ponte Milvio. «Andiamo a Trast», scriveva qualcun altro per la solitata nottata alcolica tra piazza Trilussa e piazza San Calisto. È la movida che non si ferma, nonostante i provvedimenti del governo e delle Regione, in spregio a ogni regola dettata anche dal buon senso. Una situazione che ha fatto infuriare l'assessore alla Sanità della Regione, Alessio D'Amato, tanto da spingerlo a postare una foto di Ponte Milvio: ci sono decine di ragazzi, seduti uno accanto all'altro, senza mantenere la distanza di sicurezza raccomandata alla luce dell'emergenza coronavirus.

     

    coronavirus – roma coronavirus – roma

    «Nunsepofa», tuonava l'esponente regionale, invitando tutti a prendere sul serio il momento che il nostro Paese sta vivendo. Ma non è l'unica contraddizione che si coglie nella movida romana (per non parlare del mondo dei centri commerciali: anche questi aperti). Perché se le discoteche hanno chiuso i battenti (dal Piper a Spazio 900, dal Room26 all'Eden e alla Suite, la serrata non ha risparmiato nessuno), ecco che in questi giorni alcuni locali hanno puntato sul format della cena-spettacolo. Fiumi di champagne, musica e, ovviamente, mancato rispetto del metro di distanza tra una persona e l'altra. Ma, soprattutto, locali (al chiuso) saturi di persone, che, in alcuni casi, hanno anche ballato.

    Come è successo in via della Conciliazione, al Chorus Cafè, dove, l'altra notte, il pubblico si è lasciato trasportare dalla musica (senza che nessuno facesse notare loro quanto quel comportamento fosse rischioso).

     

    LE SITUAZIONI

    CORONAVIRUS A ROMA CORONAVIRUS A ROMA

    Ma anche alle Palmerie, ai Parioli, dai tavoli alla pista improvvisata il passo è stato breve e su Instagram era un rincorrersi di storie danzate. Le stesse del ristorante fusion Me Geisha, a Monteverde, dove la voglia di far festa ha avuto la meglio sul buon senso (con tanto di trenino dei camerieri per portare le bottiglie).

     

    Alla Villa, popolare luogo di ritrovo al Fleming, nonostante la figura «dell'addetto al rispetto della distanza», la distanza tra i tavoli ma, soprattutto, il numero di persone presenti, trasformava il locale in una sorta di disco-pub improvvisato. E anche se all'aperto, si è ballato a Maccarese, alla Rambla, come documentano i video condivisi dai clienti sui social, noncuranti della distanza da mantenere. Una situazione che è stata notata da Dj Ludwig, personaggio di spicco delle notti romane, che, su Instagram, ha scritto: «Se sono arrivati a chiudere le discoteche, c'è un motivo e vedere organizzare queste cene spettacolo è molto triste, perché state mettendo a rischio la salute di tante persone».

     

    Stessa linea condivisa da un Pr di una nota discoteca, che, sempre ieri, ha scritto: «Organizzare queste cene per lucrare due spicci non è da eroi, ma da sciacalli. Perché se il governo ha preso misure forti, un motivo ci sarà». «Ci sacrifichiamo nell'interesse della salute del nostro pubblico come è giusto che sia in questo momento difficile dice il titolare di una popolare discoteca del Centro Ma vedere questi locali andare avanti ci fa rabbia». Di controlli, l'altra notte, neanche l'ombra. Ma forse, le cose potrebbero cambiare anche con la nuova ordinanza firmata, ieri, dalla Regione.

    EMERGENZA CORONAVIRUS - FOLLA A FREGENE INCURANTE DEL RISCHIO EPIDEMIA EMERGENZA CORONAVIRUS - FOLLA A FREGENE INCURANTE DEL RISCHIO EPIDEMIA

     

    2 - PARCHI E SPIAGGE PRESI D'ASSALTO

    C. Moz. per “il Messaggero”

     

    Il difficile viene per i bambini: «Spiegar loro perché la scuola è chiusa senza farli preoccupare e cercare di incidere il meno possibile sulle loro abitudini», spiega Flavia all'ingresso di Villa Borghese mentre tiene d'occhio Margherita che schizza sul viale con il suo monopattino rosa e il caschetto ben legato in testa.

     

    La domenica dell'8 marzo, quando Roma inizia a chiudersi contro la minaccia del Covid-19, ville e parchi vengono presi d'assalto. Anche al mare lo scenario è lo stesso. Sembra quasi il primo maggio o il giorno di Pasquetta tanto è alto l'afflusso sulle spiagge e tra i prati di Roma. Ma cambiano i denominatori. Si esce, si sta all'aria aperta, si pranza sulle tovaglie stese al sole, si sta insieme. Ma a debita distanza. Aboliti gli abbracci, i saluti «cerchiamo di far fronte a questa situazione senza richiuderci in casa perché in fondo - spiega Antonio Rimeni - stiamo all'aria aperta».

     

    roma bar roma bar

    Si ma il virus non tiene conto del posto quanto dei rapporti, della vicinanza tra le persone. L'attenzione è labile: c'è chi appunto si tiene a debita distanza e chi, invece, sembra quasi disinteressarsi del problema. «Dai - sorride Giovanni, 20 anni iscritto al secondo anno di Filosofia - credo che ci sia una sovraesposizione: certo bisogna stare attenti ma se iniziano ad aver paura a fermarci davvero, a vietarci una passeggiata nel parco dove andremo a finire?».

     

    LE FILE AI BAR

    Di fronte ai bar delle ville gli accessi sono auto-contingentati: «Aspetta c'è troppa gente davanti al bancone - dice Marco alla sua fidanzata - fai uscire un po' di persone». «Ma poi - insiste - perché l'acqua non l'hai presa a casa?». Da Villa Borghese a villa Torlonia, da villa Pamphilj al mare di Ostia e Fregene. Il tempo lo ha permesso, le persone non hanno resistito. E pure nei ristoranti della Capitale c'è chi siede ai tavoli purché siano all'aperto. C'è tempo per distrarsi anche se i discorsi che si percepiscono attraversando il più grande polmone verde di Roma vertono quasi tutti sullo stesso argomento: «Hai sentito? Colpisce di più le persone anziane, ma noi potremmo essere sicuri?».

     

    Laura Scevri, 42 anni, è seduta su una panchina di fronte alla Galleria Borghese. Ambiva a visitarla poi di fronte al botteghino ha trovato il cartello informativo: chiuso per l'emergenza del Covid. Però è rimasta in villa con il compagno Alfredo. «Sì stavamo parlando del coronovarius, ci sentiamo preoccupati ma che dobbiamo fare, restare chiusi in casa?». Gli esperti, virologi ed epidemiologi lo consiglierebbero. «Se ci priviamo anche di un'ora al sole peggioriamo le cose», dice la coppia. «Comunque guardi: siamo a un metro di distanza e non abbiamo fatto venire degli amici che non vedevamo da tempo».

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