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Carlo Alberto Bucci per “la Repubblica - Roma”
Luigi Ontani “censurato” dalla Fondazione India-Europa. Le sue opere, esposte dal 30 maggio nella sede di villa Labirinto a Zagarolo, che fu la casa del grande studioso Alain Daniélou, smontate dal muro pochi giorni dopo l’inaugurazione. E messe in uno sgabuzzino in modo che nessuno potesse vederle. Soprattutto i musicisti e gli altri maestri indiani ospiti della fondazione, “disturbati” dalle rivisitazioni del pantheon induista.
La polemica scoppia proprio nel giorno della SummerMela 2015, la kermesse di iniziative sull’India e lo yoga che vede impegnati, tra gli altri, il Maxxi e l’ambasciata indiana. A tirarla fuori è lo stesso Ontani, «uno dei più influenti artisti italiani viventi », si legge nel comunicato stampa stilato dagli organizzatori della mostra subito abortita.
«Sono stati loro a chiedermi di partecipare con una mostra nella sede della fondazione. Ho accettato, gratuitamente, e ho mandato 21 foto più un pannello con altre 18», racconta l’artista emiliano che, viaggiatore in India sin dagli anni ‘70 e autore di opere che hanno sempre coinvolto fotografi locali per la messa in scena dei suoi tableau vivant, in questi giorni è al lavoro per l’apertura della personale- omaggio a Giorgio Morandi, a Grinzane, luogo di elezione per entrambi.
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«Essendo impegnato con l’esecuzione dei nuovi lavori in ceramica a Faenza — continua Ontani — ho telefonato alla “Fondation Inde-Europe de Nouveaux Dialogues”, la Find, e ho chiesto loro se potevo lasciare le opere ancora qualche giorno, dopo la prevista chiusura di sabato.
Ebbene, Riccardo Biadene mi comunica, lo so, è incredibile a credersi, che “il presidente onorario Jacques Cloarec ha deciso di smontare la mostra qualche giorno dopo l’inaugurazione”. Il percorso di immagini da me realizzate negli anni “disturbava, agitava gli ospiti indiani”, mi è stato detto. Ma come, mi censurate e neanche mi avvertite? Gli ho risposto sconcertato», aggiunge l’artista fra i massimi esponenti della body art, l’uomo che con il suo corpo e i suoi nudi da anni reinterpreta divinità e miti di Oriente e Occidente.
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Autore del gesto clamoroso di distruzione di una ceramica, nel 2009, al Museo dell’Ara Pacis, esposta nella mostra di Mendini come opera di entrambi («È un falso!», sentenziò prima di mandare il vaso in frantumi), Ontani stavolta non dà in escandescenze. Ma non si spiega il perché di quella che definisce “censura”.
Forse le sue immagini hanno contenuti erotici che mal si sposano con la religione indù? «Scherziamo? Ma se è stato proprio il grande Daniélou a raccontare la fusione di questi due mondi, carnale e spirituale». E tira fuori due libri di Alain Daniélou che parlano da soli: “L’erotisme divinisé”, con in copertina un antico bassorilievo in cui appare un rapporto sessuale a quattro, e “Siva e Dioniso, la religione della natura e dell’eros”.
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Le opere rifiutate sono tornate nello studio romano di Ontani («Me le ha riportate Biadene, molto imbarazzato») dopo essere state «buttate in un angolo», aggiunge l’artista. Che ripete come un mantra: «Mi cadono le braccia, ormai non c’è più limite all’intolleranza, non mi va più di tacere: sono stato censurato».