RAFFAELE MINCIONE
Claudio Antonelli per la Verità
I legami tra il premier Giuseppe Conte e l' avvocato Giuseppe Conte si fanno sempre meno trasparenti. A tenere banco è il tema del conflitto d' interessi maturato attorno al parere pro veritate rilasciato a Fiber 4.0 (partecipata dal fondo del finanziere Raffaele Mincione) in merito al tentativo di scalata a Retelit e alla possibilità di un eventuale intervento di Stato tramite lo scudo del golden power.
L' avvocato Conte firma il parere il 14 maggio 2018 nonostante la sera prima in un albergo di Milano abbia incontrato Luigi Di Maio, Vincenzo Spadafora, Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini. I quattro gli prospettano la possibilità di diventare premier. Cosa che avviene il primo giugno successivo. Il 7 si tiene il primo cdm del governo Conte, al quale il premier non partecipa essendo in Canada. Dopo l' esplosione della notizia e soprattutto dopo l' attacco del Financial Times datato 28 ottobre scorso, Conte diffonde due note stampa e poi interviene alla Camera davanti ai deputati. In questa sede conferma la sua posizione innocentista e attacca Salvini.
giuseppe conte alla global esg conference the hydrogen challenge 4
«Il parere ha riguardato esclusivamente l' applicabilità o meno della disciplina, ovvero se notificare o meno la decisione al governo, decisione spettante alla società», spiega. «Al fine di evitare ogni possibile forma di conflitto d' interessi, mi sono astenuto da qualsivoglia attività e coinvolgimento sulla decisione dell' esercizio del golden power di Retelit. Scrissi una lettera protocollata il 6 giugno con cui informavo della mia determinazione di astenermi da qualsiasi atto su questo procedimento. Non presi parte alla seduta del Consiglio dei ministri che ha esaminato tale questione, la seduta fu presieduta da Salvini»: ribadisce così un concetto che mercoledì ha sostenuto nell' intervista a firma Maurizio Caverzan sulla Verità.
LA FATTURA DI GIUSEPPE CONTE ALLA FIBER 4.0 DI MINCIONE
I DOCUMENTI PUBBLICATI DA LIBERO SUL CONFLITTO DI INTERESSI DI GIUSEPPE CONTE SUL CASO RETELIT
«Tutte le decisioni e le valutazioni sul punto sono state affidate al vicepremier Salvini che ha presieduto il consiglio in mia vece», dichiara nell' intervista. Ed è qui che sta il busillis. La lettera protocollata il 6 giugno è destinata al segretario generale Paolo Aquilanti. Conte fa presente di astenersi sul tema in base al decreto legge 21 del 15 marzo 2012. Solo che questa informazione non sarebbe mai arrivata l' indomani in cdm. «La ricostruzione della vicenda operata dal presidente Conte è volutamente distorta: i occasione del Consiglio dei ministri, infatti, non è mai stata verbalizzata alcuna incompatibilità del premier rispetto alla vicenda, né è stato fatto alcun cenno al parere che Conte aveva reso in materia», spiega alla Verità Gian Marco Centinaio allora ministro delle Politiche agricole e in con tale incarico presente al cdm del 7 giugno. «Semplicemente Conte non ha partecipato alla riunione perché in viaggio verso il G 7 e il contenuto della lettera non è mai arrivato in cdm». Un buco di comunicazione non irrilevante che fa il paio con l' altro tema mai svelato dal premier.
L'ARTICOLO DEL FINANCIAL TIMES SULLA CONSULENZA DI GIUSEPPE CONTE A MINCIONE
Nella nota diffusa lunedì 28 ottobre in risposta all' articolo dell' Ft, Palazzo Chigi ricorda che «Conte non ha mai avuto contatti con alcuno al vertice di Fiber 4.0». Il che non spiega da chi sia arrivata la richiesta di redigere il parere. Fonti spiegano alla Verità che ben due figure si erano all' epoca interessate alla questione Retelit. Oltre a Luigi Bisignani anche Guido Alpa, maestro di Conte che però all' epoca era avvocato di Carige, banca interessata da una scalata firmata Mincione. Motivo per cui Alpa non avrebbe mai potuto firmare il parere.
Dal punto di vista politico il passaggio più delicato resta però lo sbolognare le colpe a Salvini. «Dichiarare o no il conflitto è una differenza, che può sembrare minima, ma è invece di sostanza», prosegue Centinaio. «Se Conte fosse stato presente ed avesse dichiarato il proprio conflitto di interessi (astenendosi, quindi, dal votare), anche gli altri ministri sarebbero venuti a conoscenza dell' esistenza di un conflitto tra l' avvocato e il presidente del Consiglio. Un conto è votare conoscendo l' esistenza del conflitto, altro è votare senza saperlo. Purtroppo come detto, l' assenza di Conte ha impedito che il conflitto venisse dichiarato, ponendo così tutti i ministri nell' impossibilità di conoscere l' effettiva realtà dei fatti».
giuseppe conte alla global esg conference the hydrogen challenge 1
RAFFAELE MINCIONE
Nell' audizione alla Camera, il premier ha menzionato una seconda lettera datata agosto 2018. La questione era tornata all' attenzione della presidenza del Consiglio anche ad agosto, tanto che inviò un' altra lettera, «dichiarando di volermi astenere da qualsiasi forma di trattazione delegando per tutte le relative attività e per l' intero procedimento il vicepresidente del consiglio Matteo Salvini». Sarebbe a questo punto interessante capire se e dove anche questa missiva si sia fermata. Così come sarebbe opportuno svelare al Parlamento il contenuto delle varie telefonate intercorse tra Conte la famiglia Malacalza e il legale della banca genovese (circostanza mai smentita).
centinaio
Perché probabilmente il Financial Times, pur scrivendo imprecisioni, ha sollevato un link estremamente bollente quando ha messo in fila sulla stessa linea Conte, Mincione e il Vaticano.
centinaio raffaele mincione GIAN MARCO CENTINAIO 1 RAFFAELE MINCIONE