Dagonota
MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN
Cercasi psicologo esperto. L'ipotetico annuncio potrebbe apparire sulla ricerca professionale di Palazzo Chigi. Nessuno capisce più l'atteggiamento di Renzi. Sembra viva "tre metri sopra il cielo". Completamente distaccato dagli impegni di governo. E disponibile a commentare solo la debacle dei Cinque Stelle a Roma.
Uno shock, poi, gliel'ha dato l'Istat. I suoi consiglieri economici gli avevano garantito che il dato rivisto del pil del secondo semestre sarebbe stato migliore. Così sarebbe stato più agevole fare la Legge di Stabilità. Invece, la doccia fredda. Anche a Cernobbio, chi lo ha incontrato, lo descrive "etereo, ascetico, distante". Come se avesse bisogno di staccare o di ricevere ordini dall'esterno.
RENZI MERKEL 5 MAGGIO 2015 VI
Molto probabilmente questi arriveranno in Cina. Al G-20 Renzi conta di chiedere consigli a Mario Draghi (perché italiano e perché presidente della Bce) su quanto potrà calcare la mano con la manovra. E dopo averli ricevuti, di fare una verifica con la Merkel e con Juncker.
Renzi sarebbe tentato di spingere sull'acceleratore e varare una manovra espansiva, con taglio delle tasse e le spese per la "messa in sicurezza" del territorio soggetto a rischio sismico. Vorrebbe avere il coraggio di sfiorare il 3% di deficit per un bel po' di anni. Ma non sa se potrà farlo. E soprattutto se Padoan vorrà ancora una volta seguire le sue indicazioni.
DRAGHI
Teme che da Bruxelles e da Berlino possano arrivare stop che potrebbero offuscare l'immagine in vista del referendum. L'incontro di Maranello cn la Merkel è andato bene. Ma non sa quanto si può fidare di Angela in futuro.
In più, sembra che i dati in possesso di Palazzo Chigi sul referendum siano tutt'altro che positivi. Sa che, in caso di vittoria del "no", potrebbe sempre restare a Palazzo Chigi, ma soggetto alle richieste di Berlusconi.
Tutti stress che il premieruccio conta di accantonare - al momento - con l'atteggiamento distaccato dalle cose terrene. In attesa che Super Mario Draghi gli offra, in privato, qualche soluzione. E chi ha studiato dai Gesuiti sa che "tutto ha un prezzo"...
"Purtroppo il terremoto è un'opportunità che si presenta...". Nel blindatissimo dibattito a porte chiuse tra Matteo Renzi e gli invitati al Forum Ambrosetti di Cernobbio, al termine del suo intervento pubblico, il premier - racconta chi era presente in sala - si scalda quando uno degli imprenditori utilizza proprio quella parola, "opportunità", riferendosi alla gestione del post-sisma.
cernobbio este
Nella replica, il presidente del Consiglio è perentorio, malgrado il duro scambio sia destinato a restare off the records . "Il terremoto - chiarisce - non è assolutamente un'opportunità, è una strage, e sono convinto che lo pensi chi l'ha detto prima". Sintesi efficace per quanti in questi giorni ha evocato il terremoto come possibile leva di breve periodo per dare uno slancio alla ripresa. Lo scambio certo non tenero non è però l'unico a movimentare un dibattito che fino a quel momento è scorso liscio come l'olio.
Il tema del sisma divide il premier dal mondo imprenditoriale, col prima che sponsorizza il suo piano decennale Casa Italia e con i secondi che invece sono stufi di aspettare, pretendendo interventi "qui e ora". Insomma, basta chiacchiere e basta promesse a babbo morto.
RENZI AMBROSETTI
Due distinti partecipanti - riferisce una fonte presente all'incontro - chiedono al premier tempi rapidi, una ricostruzione "che non duri 50 anni, perché non ce la possiamo permettere, servono interventi subito". "Occorre poi una squadra chiara per la gestione, definita prima del referendum".
Insomma qualcosa di chiaro e riconoscibile fin da subito, senza dover aspettare i tempi biblici di un programma che dovrebbe coinvolgere almeno due generazioni.
Un'impostazione ben diversa da quella che ha in mente il premier, che mette bene in chiaro un punto: "I risultati di Casa Italia si vedranno nel corso degli anni e non porteranno consenso elettorale", sottolinea il premier. "Non vedrò alcun risultato né per il referendum né per le prossime elezioni, nemmeno se farò entrambi i mandati". "Dobbiamo cambiare mentalità tutti, dobbiamo pensare all'Italia dei prossimi trent'anni, non possiamo ragionare solo nel breve termine".
PADOAN AMBROSETTI
Pur tra grandi sorrisi, il premier ribatte anche a chi, a proposito della corruzione, ricorda come alcune classifiche stilate da diverse organizzazioni internazionali posizionano l'Italia lontanissima dalla vetta. "Ho letto una statistica secondo cui in Europa ci sarebbero 120 miliardi di corruzione, di cui 60 in Italia: non credo a queste statistiche", dice candidamente il premier.
Gianni Riotta
Nel dibattito a porte chiuse però non c'è solo spazio per le polemiche su terremoto e corruzione. Stando a quanto riferisce chi era presente, Renzi si abbandona anche a qualche aneddoto interessante.
Gianni Riotta, giornalista moderatore dell'evento, lo pungola ricordando come una delle critiche più ricorrenti nei suoi confronti è quella di voler fare tutto da solo e di circondarsi di troppe poche persone di fiducia per gestire un paese difficile come l'Italia.
Il premier non ci sta e risponde ricordando un paio di episodi fin qui inediti. "Quando sono arrivato a Palazzo Chigi avevo una idea di politica economica molto diversa. Avrei tranquillamente sforato tutti i parametri europei. Invece poi ho avuto molte riunioni e discussioni con Pier Carlo Padoan, che pian piano mi ha fatto cambiare idea, facendomi capire quanto sia importante la reputation a livello internazionale. Quindi, non sempre decido tutto da solo. Anche se devo ammettere che in alcuni casi non mi faccio condizionare. Ad esempio è quello che è successo col Jobs Act: se avessi ascoltato i suggerimenti di quelli più vicini a me l'avrei dovuto annacquare. Meno male che non l'ho fatto visti i buoni risultati".
bertinotti ratzinger alfredo ambrosetti Libero
Ci torna, Renzi, sul tema della leadership, divertendo la platea con una storia. "Non so davvero se è un vizio dei fiorentini di decidere da soli, ma c'è una storia a proposito che riguarda Michelangelo. Si dice che mentre era al lavoro sul David gli si avvicinò il sindaco Soderini dicendogli che il naso era troppo grosso. Lui non era d'accordo, ma siccome aveva della polvere con sé, davanti ai suoi occhi fece finta di aggiustarlo. In realtà lo lasciò così com'è".
Infine il tema caldo del 2016 da un punto di vista economico: le banche. Ai manager che chiedono insistentemente lumi sulle politiche del governo, il premier risponde con una esortazione che non farà felici i dipendenti bancari: tagliare, tagliare, tagliare.
BANCHE
"Oggi ci sono 328mila dipendenti in Italia, si tratta di un numero sproporzionato. Un numero così alto di filiali non ha senso in un mondo dove la banca è sullo smartphone. Da qui a dieci anni i dipendenti passeranno a 200mila se non 150mila. Tante sedi chiuderanno e il volto stesso delle nostre città cambierà. Non ci sono alternative, questo è il futuro e i manager delle nostre banche dovranno adeguarsi".
Con buona pace dei sindacati bancari, chiudendo stavolta fra gli applausi degli imprenditori presenti. Lo scontro sul terremoto sembra già alle spalle.