Marco Carta per “il Messaggero”
minacce con coltello 3
Ha invitato a casa una ragazza conosciuta in una chat su internet. Si è ritrovato un coltello puntato alla gola: «Dammi cinquecento euro, altrimenti ti ammazzo». E quella che doveva essere una dolce notte, si è trasformata in un incubo. «Mi piaci, ci vediamo da me stasera?».
Gianluca (il nome è di fantasia) si era invaghito di Rosy, una ragazza di 25 anni dal fisico avvenente conosciuta grazie ad una delle tante applicazioni di dating, che permettono con pochi click di incontrare nuove persone e, perché no, anche l'anima gemella. Gianluca e Rosy si trovano sul web e si piacciono: sintonia quasi immediata.
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E dopo i primi messaggi in cui ci si presenta e si prova a conoscersi, arriva anche l'immancabile momento dello scambio delle foto. Gianluca non è certo che quelle immagini corrispondano alla ragazza con cui sta chattando. Per questo decide di incontrarla in un luogo sicuro, la sua casa a La Rustica, dove in un altro appartamento vive anche la sua famiglia. Una scelta che a suo avviso lo porrebbe al riparo da eventuali pericoli. Almeno in teoria.
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Ma all'appuntamento, fissato per sabato sera, Rosy non si presenta. Al suo posto, a bussare alla porta, è Nicolò Bondi, un ragazzo di 27 anni, che dopo aver varcato la soglia di casa, subito estrae dalla tasca dei pantaloni un coltello dalla lama lunga 15 centimetri. Vuole dei soldi e li vuole subito: «Dammi 500 euro o ti ammazzo», urla Nicolò puntando il coltello alla gola di Gianluca, che con sé ha solo dieci euro. Suo padre, che abita gli abita a fianco, allarmato dal trambusto, prova ad intervenire in sua difesa.
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Ma Bondi minaccia anche lui, per poi darsi alla macchia con i dieci euro sottratti alla vittima. Secondo la ricostruzione dell'accusa, «poiché il giovane non disponeva della somma richiesta - come si legge nel capo d'imputazione - Bondi si impossessa della vettura di proprietà del padre». Una Fiat Punto scassata, con cui il rapinatore ha provato a far perdere le proprie tracce, prima di essere fermato a poca distanza dai carabinieri.
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«Non ho fatto nulla, andate via, che finisce male. Lasciatemi stare». Inizialmente Bondi aggredisce i militari con calci, spintoni e pugni poi viene arrestato per rapina e resistenza a pubblico ufficiale. «La storia è diversa, lui (la vittima ndr) mi conosce da tempo, mi ha chiesto se gli procuravo un trans ma non voleva darmi i soldi. E poi i carabinieri mi hanno aggredito».
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Quando il 27enne ieri mattina si è ritrovato a piazzale Clodio per la convalida d'arresto, rispondendo alle domande dei giudici in composizione collegiale, ha provato fornire una versione differente della vicenda: «La macchina gliel'avrei riportata subito».
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Nel corso dell'udienza, tuttavia, ha continuato ad insultare gli agenti della penitenziaria in aula: «Io combatto contro i soprusi, vi faccio vedere», manifestando in più occasioni «un'indole violenta» e «atteggiamenti rancorosi», che hanno aggravato la sua posizione. Accusato di rapina e resistenza a pubblico ufficiale, nei confronti del giovane è stata disposta la custodia cautelare in carcere in attesa del processo.
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