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    LE OMBRE SULLA MORTE DI CERCIELLO – DOVE SONO FINITE LE RIPRESE DELLE TELECAMERE DI VIA FEDERICO CESI? PERCHÉ I CARABINIERI HANNO ASSECONDATO LE RICHIESTE DI BRUGIATELLI? PERCHÉ TANTO IMPEGNO? CHE COSA C' ERA DI COSÌ PREZIOSO IN QUEL BORSELLO DA DETERMINARE PRIMA LA MOBILITAZIONE DEI CARABINIERI FUORI SERVIZIO CHE SI TROVAVANO IN QUELLA PIAZZA DI TRASTEVERE E POI L' OPERAZIONE DELLA PATTUGLIA IN BORGHESE?


     
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    1 –IL GIALLO DELLA TELECAMERA IN QUEL VIDEO I SEGRETI DEL DELITTO

    Rory Cappelli per “la Repubblica”

     

    omicidio cerciello - il video della fuga dei ladri della borsa a trastevere omicidio cerciello - il video della fuga dei ladri della borsa a trastevere

    Le immagini delle telecamere di sorveglianza della banca Unicredit di via Federico Cesi - due, una al di là dell' ingresso in vetro e un' altra in strada - che puntano, entrambe, proprio sul luogo dell' omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ci sono o non ci sono? Se esistono diventano uno snodo fondamentale di tutta la vicenda: non a caso il padre di Finnegan Lee Elder e i legali del ragazzo chiedono da giorni che l' accusa li produca. Anche venerdì, prima di partire per San Francisco, Ehtan Elder ha detto: «Speriamo vivamente che l' accusa produca le immagini video che mostrano cosa è realmente accaduto».

    mario cerciello rega mario cerciello rega

     

    Gli investigatori tuttavia affermano di non avere immagini video del momento dell' aggressione. Tanto che il 30 luglio, durante la conferenza stampa di carabinieri e procura, il generale provinciale dei carabinieri Francesco Gargaro ha affermato: «Nel luogo in cui è avvenuta l' aggressione purtroppo non c' erano telecamere ».

    finnegan lee elder finnegan lee elder

     

    Il 26 luglio però tutte le agenzie battevano un' altra notizia. Era infatti trapelato che in mattinata erano stati sequestrati i video delle telecamere di piazza Mastai, a Trastevere, quelle interne ed esterne dell' hotel Le Meridien Visconti nel quartiere Prati dove i due americani alloggiavano, quelle della gioielleria Ghera di via Federico Cesi e quelle «del luogo in cui è avvenuta la colluttazione».

    mario cerciello rega mario cerciello rega FINNEGAN LEE ELDER FINNEGAN LEE ELDER

     

    Le agenzie di stampa scrivevano: «Ad incastrarli sarebbero le riprese delle telecamere di video sorveglianza anche sul luogo dell' aggressione al vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega». Il 26 luglio, dunque, la notizia era che «i carabinieri del Gruppo di Roma e del Nucleo investigativo di via in Selci hanno vagliato le immagini delle telecamere sui luoghi del furto, dell' albergo e del ferimento del carabiniere» e tramite queste «sono arrivati all' arresto».

    MARIO CERCIELLO REGA ANDREA VARRIALE MARIO CERCIELLO REGA ANDREA VARRIALE

    Poi però i filmati scompaiono dalla narrazione.

     

    Forse le immagini sono scure, inutilizzabili. Tuttavia nell' ordinanza del 27 luglio la gip Chiara Gallo riporta quanto scritto nell' annotazione di servizio di Andrea Varriale, il collega di Cerciello Rega: «Appena svoltavamo in via Cesi notavamo immediatamente la presenza di due soggetti, situati nella prospicente via Pietro Cossa all' altezza del civico 57, posizionatisi presso una farmacia. La strada era ben illuminata e pertanto riuscivamo a vederli bene». Se la strada era ben illuminata, anche le immagini delle videocamera di sorveglianza dovrebbero esserlo. Sempre che esistano.

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    Il primo agosto poi esce la notizia che «la telecamera della banca era fuori uso». Dunque inutilizzabile.

     

    Ma fonti della banca Unicredit il 26 luglio avevano comunicato a Repubblica «l' acquisizione dei filmati delle telecamere della filiale di via Federico Cesi da parte di personale del reparto operativo dei carabinieri e della prima squadra del nucleo radiomobile».

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    1 – LA RETE DI TELEFONATE SEGRETE PRIMA DELLA MORTE DI CERCIELLO

    Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”

     

    La sera dell' omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega ci sono state diverse telefonate di cui non si conosce ancora il contenuto. La traccia dei contatti è negli atti processuali, ma adesso si sta cercando di ricostruire i dettagli dell' accordo tra il mediatore dei pusher Sergio Brugiatelli e i due americani accusati del delitto. E soprattutto quelli con i carabinieri.

    matteo salvini saluta la vedova di mario cerciello rega ai funerali matteo salvini saluta la vedova di mario cerciello rega ai funerali

     

    Rimane infatti tuttora oscuro il motivo che ha spinto i militari ad assecondare le richieste di Brugiatelli, nonostante fossero consapevoli che lo scambio prevedesse la consegna di un grammo di cocaina. Già quel particolare era infatti sufficiente a dimostrare che l' uomo era al centro di un traffico illecito. E dunque non si comprende perché - invece di denunciarlo - si sia deciso di pianificare un intervento per recuperare il suo borsello.

     

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    Un' operazione alla quale Cerciello ha partecipato pur non avendo con sé la pistola d' ordinanza.

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    La ricostruzione, così come emersa grazie all' incrocio dei dati contenuti nelle annotazioni di servizio e del racconto dei testimoni, dimostra che prima di arrivare all' appuntamento con i due americani ci fu un fitto scambio di contatti.

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    Il gip sottolinea che «una delle telefonate effettuate da Brugiatelli alla presenza dei carabinieri Andrea Varriale e Cerciello Rega, fu registrata». Ma poi dà conto di altri contatti effettuati da diversi telefoni. E soprattutto evidenzia le chiamate al 112 specificando che a un certo punto «Cerciello venne contattato sulla propria utenza cellulare dall' operatore della centrale del Comando del gruppo Roma».

     

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    Perché tanto impegno? Che cosa c' era di così prezioso in quel borsello da determinare prima la mobilitazione dei carabinieri fuori servizio che si trovavano in quella piazza di Trastevere e poi l' operazione della pattuglia in borghese che dopo aver partecipato alla trattativa decise di andare nel quartiere Prati per effettuare lo scambio? Anche se davvero non è un complice degli spacciatori, Brugiatelli ha un «profilo» che dovrebbe convincerlo a tenersi lontano dalle forze dell' ordine. E invece la notte tra il 25 e il 26 luglio è stato lui a chiamare i carabinieri più volte, a insistere per avere il loro aiuto.

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    Qualche giorno fa ha deciso di diffondere un comunicato per negare di essere un confidente, ma è proprio il comportamento tenuto dopo lo scippo ad avvalorare l' ipotesi che in realtà fosse consapevole di non avere nulla da temere. E sarebbe stato proprio lui, dopo l' omicidio del vicebrigadiere, a parlare della pista che portava ai nordafricani.

     

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    Nei prossimi giorni i pubblici ministeri coordinati dal procuratore Michele Prestipino valuteranno la sua posizione e analizzeranno la sequenza delle telefonate di quella notte. I «punti oscuri» di cui ha parlato lo stesso magistrato non sembrano affatto chiariti. Compresa la dinamica dell' aggressione terminata con le 11 coltellate che Lee Finnegan Elder ha ammesso di aver inferto al vicebrigadiere. Anche per questo si continua a verificare se ci fosse almeno un' altra telecamera accesa e finora sfuggita ai controlli.

     

    3 – VERSIONI E SMENTITE L' OMICIDIO DI CERCIELLO RESTA ANCORA UN REBUS

    Rory Cappelli per “la Repubblica – Roma”

     

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    Sembrava una storia dai contorni chiari, risolta dopo sette ore: un omicidio, un assassino reo confesso, due arresti, di cui uno, così come stabilito dalla gip Chiara Gallo, per concorso in omicidio. Caso chiuso. E invece fin dall' inizio la morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega è stata caratterizzata da notizie poi smentite, da punti poco chiari, da questioni tuttora irrisolte.

     

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    Telecamere A cominciare delle telecamere di sorveglianza della banca Unicredit che puntano proprio sul luogo del delitto. Ci sono, non ci sono? I carabinieri sostengono di no. Ma il 26 luglio la notizia era che «i carabinieri del Gruppo di Roma e del Nucleo investigativo di via in Selci hanno vagliato le immagini delle telecamere sui luoghi del furto, dell' albergo e del ferimento del carabiniere» e tramite queste erano arrivati all' arresto. Da subito si parla del loro utilizzo per l' arresto. Poi però scompaiono.

    SERGIO BRUGIATELLI SERGIO BRUGIATELLI

     

    I nordafricani Da subito circola la notizia che sia Sergio Brugiatelli, vittima del furto e della tentata estorsione da parte dei ragazzi americani, a dire che i due ragazzi in fuga dopo l' omicidio erano nordafricani. Ma Brugiatelli poi « con forza » , per il tramite del suo legale, Andrea Volpini, negherà di essere stato lui a diffondere la falsa pista dei magrebini. Il collega di Cercillo, Andrea Varriale, che li ha visti in faccia e che sa che non si tratta di magrebini, parla di nordafricani: ma, spiega l' arma, dopo l' omicidio era confuso e sotto choc.

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    La rissa

    I carabinieri Varriale e Rega vengono chiamati in piazza Mastai da un collega di caserma, Pasquale Sansone, che insieme ad altri colleghi, liberi dal servizio, hanno cercato di fermare un uomo che « era fuggito dopo aver consegnato un involucro con tachipirina. Viene identificato Sergio Brugiatelli che riferiva di essere stato vittima di un borseggio».

     

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    Il confidente Fin dall' inizio appare strana tutta la dinamica della richiesta di intervento, le telefonate al 112, l' intervento di due carabinieri per un evento come il furto del borsello.

    Da subito si ipotizza che sia un confidente. L' arma smentisce però che Brugiatelli abbia alcun rapporto con i carabinieri. Allora perché l' impiego di due uomini per un furto e il suo cavallo di ritorno? E perché intervengono proprio Cerciello e Varriale, già intervenuti in piazza Mastai?

    SERGIO BRUGIATELLI CON I DUE AMERICANI SERGIO BRUGIATELLI CON I DUE AMERICANI

    La pistola di ordinanza Perché i carabinieri aggrediti non sparano? Dopo giorni di ipotesi, il 30 luglio, nella conferenza stampa di carabinieri e procura, il generale comandante provinciale Gargaro spiega che Cerciello non aveva l' arma con sé.

    i due americani fermati per la morte di mario cerciello rega i due americani fermati per la morte di mario cerciello rega

     

    «Una dimenticanza» sottolinea.

    «Ciò non toglie che non aveva alcuna possibilità di reagire». Chi, invece, era armato era il suo collega, Andrea Varriale ma « non poteva sparare ad un soggetto in fuga, altrimenti sarebbe stato indagato per un reato grave».

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