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    CERVELLI GRAFFIATI – MENTRE GLI AMERICANI SI GODONO BANKSY NOI CI BECCHIAMO I BIMBIMIKIA CHE SI FILMANO MENTRE BLOCCANO UN TRENO DELLA METROPOLITANA DI MILANO PER IMBRATTARE E FARE VIOLENZA


     
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    Gianni Santucci e Armando Stella per il "Corriere della Sera"

    «Apri questo». Play . Gli investigatori hanno sequestrato il computer di un writer , 24 anni. Hanno recuperato l'archivio. Lo stanno studiando. Pomeriggio dello scorso gennaio, partono le immagini. In primo piano, un ragazzo con una maglietta bianca avvolta intorno alla testa. Sta acquattato nel buio, in fondo alla banchina. Il treno della metropolitana si avvicina. Frena.

    GRAFFITARI ALL ATTACCO DELLA METRO DI MILANOGRAFFITARI ALL ATTACCO DELLA METRO DI MILANO

    Si ferma. Scattano in nove. Tutti incappucciati. Corrono. Si infilano nei vagoni e tirano i freni d'emergenza: convoglio bloccato. Uno grida: «Attentato!». Gli altri richiudono le porte con le mani e tirano fuori le bombolette dagli zaini. I passeggeri restano «sequestrati» dentro il metrò. Facce incredule. Facce spaventate.

    Guardano l'azione da dietro i finestrini, che vengono ricoperti dalla vernice spray. Ci sono anche bambini. L'attacco viene ripreso nei dettagli perché uno dei writer porta una micro-telecamera fissata sul cappello. Passa meno di un minuto e nell'obiettivo compare il macchinista. Gli urlano addosso: «Coglione». Un ragazzo lo colpisce. Un altro gli spruzza un fiotto di vernice sugli occhi. Il filmato si interrompe sulla fuga del commando. Stop.

    GRAFFITARI ALL ATTACCO DELLA METRO DI MILANOGRAFFITARI ALL ATTACCO DELLA METRO DI MILANO

    La Polizia locale di Milano ha una squadra specializzata nelle indagini sui graffitari (Unità tutela decoro urbano). Sono investigatori e studiosi, guidati dal comandante Tullio Mastrangelo. Dieci anni d'esperienza. In Italia non esiste un altro nucleo del genere. Quel giorno, dopo aver visto il filmato sequestrato, i vigili rimangono qualche secondo in silenzio.

    GRAFFITARI ALL ATTACCO DELLA METRO DI MILANOGRAFFITARI ALL ATTACCO DELLA METRO DI MILANO

    Un'azione così non s'era mai vista. Risalgono a data e luogo dell'attacco: 20 aprile 2013, tarda serata, stazione Villa Fiorita, fermata periferica sulla linea 2 del metrò milanese. Quelle immagini raccontano di un emergency brake : è graffitismo vandalico estremo. Molti possono intrufolarsi di notte in un deposito deserto per farsi un treno incustodito; assaltare un mezzo in servizio è l'impresa straordinaria di questa epica deviata.

    Più pericolo, molta più adrenalina. E, come conseguenza, anche reati notevolmente più gravi. Associazione a delinquere finalizzata all'imbrattamento, violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio. Con questa ipotesi d'accusa ieri sono scattate 17 perquisizioni a carico dei (per ora presunti) writers identificati tra Milano, Torino, Genova, Monza, Roma, Lecce. Ragazzi italiani e stranieri; due minorenni; la crew (gruppo) chiamata Otv è associata con altre.

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    L'indagine riguarda tre azioni nel metrò e altri imbrattamenti, per un totale di circa 40 indagati. È il risultato di un nuovo impulso in questo tipo di inchieste da parte della Procura di Milano. Sono i magistrati a spiegarlo. Il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati: «Siamo di fronte a una situazione di particolare pericolosità». Il pm Riccardo Targetti: «C'è un'escalation di teppismo e violenza».

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    Il procuratore Elio Ramondini: «La collaborazione con il Comune è fondamentale, perché la strategia non può essere solo repressiva», un punto sul quale insiste anche Anna Maria Fiorillo, della Procura per i minori: «Non hanno coscienza dell'antisocialità di queste condotte. Per i minorenni dev'esserci un obiettivo educativo».

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    L'equilibrio è fragile. Dice Fabiola Minoletti dell'Associazione nazionale antigraffiti: «Attenzione, il graffitismo sta evolvendo verso una forma di squadrismo organizzato». Indica la strategia l'assessore alla Sicurezza Marco Granelli: «Chi abbellisce Milano va incentivato; ma chi deturpa e fa violenza alla città va punito. La distinzione dev'essere molto netta».

     

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