chris gard connie yates charlie
Ancora un no per il piccolo Charlie Gard. Il bimbo di 10 mesi affetto da una rara e incurabile malattie genetica non potrà venire in Italia. Dopo il blocco al trasferimento dato dai medici inglesi, a chiudere definitivamente la questione è ora il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson che, in una telefonata con l'omologo italiano Angelino Alfano, si è detto "grato per la proposta dell'ospedale Bambino Gesù di Roma, ma ragioni legali non consentono lo spostamento del piccolo".
Già ieri i medici del Great Ormond Street di Londra, dove è ricoverato Charlie, avevano fatto sapere che hanno "le mani legate dalle sentenze giudiziarie". Una situazione che hanno voluto far sapere anche all'ambasciatore italiano a Londra, Pasquale Terracciano, che martedì, su espressa richiesta di Alfano, aveva telefonato alla struttura per sollecitare il ricovero a Roma. La premier britannica Theresa May si è detta "fiduciosa che l'ospedale Great Ormond Street abbia preso e prenderà sempre in considerazione le offerte o le nuove informazioni che sono state avanzate".
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In un'intervista al tabloid Sun, i genitori del neonato hanno fatto sapere che il sostegno arrivato da Papa Francesco e Donald Trump sta dando loro l'energia necessaria ad affrontare queste ore che potrebbero essere decisive. "Il sostegno del Papa e del Presidente ci ha dato speranza - ha detto Connie Yates, mamma di Charlie - Sono uomini tradizionali che credono nella famiglia. Credono nella nostra battaglia e capiscono perchè riteniamo sia giusto continuare a batterci con tale forza per salvare Charlie".
Per chiedere il trasferimento al Bambino Gesù la mamma di Charlie aveva telefonato direttamente a Mariella Enoc, la presidente dell'ospedale pediatrico di Roma: "È una signora molto determinata. Difficile dire se c'è accanimento terapeutico o no - ha detto Enoc - mi astengo da ogni giudizio: dico solo che noi possiamo accogliere qui il bambino e accompagnarlo come ci ha chiesto la mamma. Ma il board dell'ospedale di Londra dice che non si può".
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Con il placet dei giudici e contro la volontà dei genitori, i medici britannici vogliono staccare la spina ai macchinari che tengono in vita Charlie, anche se non è chiaro quando. Per questo ora è scattata una corsa contro il tempo per tentare ogni strada possibile. A Roma si sono messi a disposizione anche il Gemelli, l'ospedale del Papa, e la Santa Sede, che ha fatto sapere che "farà il possibile per superare gli ostacoli legali che non consentono il trasferimento".
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"È importante - ha spiegato il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin - offrire tutta l'accoglienza a Charlie e ai suoi genitori perchè proseguano le cure". Intanto cresce il sostegno internazionale affinché il piccolo sia mantenuto in vita, seppure artificialmente. L'ultimo in ordine di tempo a schierarsi è stata la cantante Cher con un tweet: "Mandatelo da noi. Le istituzioni non hanno il diritto di spegnere la vita di un bambino amato. Se gli Usa possono salvare il prezioso Charlie Gard, mandatecelo".
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