CHERIE DEVILLE - VIDEO:
Barbara Costa per Dagospia
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Abbasso Kamala Harris! Signori, il "Daily Beast" ha una nuova editorialista, si chiama Cherie DeVille ed è una pornostar! E il primo bersaglio della nuova penna giornalistica è la neo vice presidente degli Stati Uniti, sì donna, sì liberal, sì dalla parte dei non etero, ma pure una arci-nemica della prostituzione! Non è una novità, che la signora Kamala avversi il sesso mercenario, è così da quando ha iniziato la sua carriera in campo giudiziario.
La vicepresidente (scusa ma secondo te: perché molti insistono a definirla “di colore” come se pure la pelle rosa non fosse colorata, ma soprattutto perché insistono a chiamarla “afro”, quando afro non lo è affatto essendo figlia di un’indiana e di un giamaicano?!) Kamala Harris ha un curriculum fitto, è una tutta d’un pezzo, tutta law & order, e proprio non sopporta che ci siano donne che offrono sesso per soldi. Soltanto le donne?!? Kamala, quanto sei indietro! Metti sotto accusa solo le vagine mercenarie quando il mondo dalla notte dei tempi è pieno di prostituti che danno pene e c*lo, e davvero non riesci a concepire che ci siano persone che liberamente si prostituiscono?
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Queste persone (e una bella parte dell’opinione pubblica) considerano ciò che fanno una autonoma professione, e ci vorrebbero anche pagare le tasse! Ma per te Kamala no, non se ne parla, non è possibile, e da procuratrice distrettuale di San Francisco fermamente ti sei opposta a una iniziativa popolare che chiedeva di legalizzare la prostituzione per togliere i/le squillo dalle strade, dai magnaccia e da una vita infernale. Non sia mai! Per te, Kamala, “le prostitute sono donne vulnerabili” (aridaje, ci stanno pure i piselli!!!) e regolarizzarle “è ridicolo: la prostituzione fa proliferare droga, caos, le malattie sessualmente trasmissibili, e compromette la qualità di vita di una comunità”.
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È qui che entra a gamba tesa (e a coscia tornita, e a tettone agguerrite) Cherie DeVille, pornostar e fisioterapista laureata, attiva e con licenza in regola, perché Cherie porna a Los Angeles e segue i suoi pazienti in studio a Nashville: Cherie vota democratico, e le fa rabbia che una persona preparata come Kamala Harris sia così bigotta in tema di prostituzione. Il fatto è che la realtà è tutto il contrario di quanto dice Harris: è proprio la non legalizzazione del sesso mercenario che non toglie i/le prostitute dalle strade e dalla tirannia dei magnaccia; è proprio la vita non libera che fanno – e che molte non vogliono fare e sono costrette dai magnaccia a fare – che le porta a una vita di caos.
È proprio tale sudiciume che dequalifica i quartieri dove una prostituzione illegale espone corpi e violenza e squallore allo sguardo altrui. Cherie DeVille se la prende con Harris anche per la sua lotta ai siti web che permettono a chi vuole prostituirsi di reclamizzarsi. Infatti, da procuratore federale della California, Kamala Harris ha fatto chiudere dei siti accusati di traffico di minori. Erano siti che sì ospitavano tale monnezza, ma pure la réclame di gente onesta. Il web è un toccasana per chi vuole in libertà prostituirsi, perché ti mette a diretto contatto coi clienti: sei libera, decidi tu, senza magnaccia-intermediari.
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L’accusa di Cherie DeVille si collega alla guerra in corso contro Pornhub: è sacrosanto togliere i video di minori e di violenze e postati senza il permesso di chi in quei video appare, ma il boicottaggio fatto a Pornhub da 2 grandi nomi di carte di credito ha portato Pornhub a buttare nel secchio video in cui di illegale nulla c’è. Video pure di Cherie DeVille, entrata nel porno a 34 anni, cioè da Milf: alcuni suoi porno legali titolati "mommy", "stepmom" e simili, sono finiti nel cestino di pulizia generale di Pornhub, togliendo a Cherie fonti di reddito.
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Vice-presidente Harris, sveglia! Ma non come nel 2019, quando parevi rinsavita, e proclamavi di averci ripensato, sulla prostituzione: quella volta dicesti che “forse non dovremmo criminalizzare condotte sessuali che non danneggiano chi le fa”, e per questo… niente più galera per le donne, siano puniti i clienti, che li si identifichi col numero di targa delle auto, anche attraverso la delazione!
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Niente da fare, mi sa che Harris non cambia idea, da senatrice ha pure votato sì al FOSTA-SESTA Act, la legge che rende responsabili i siti porno per ciò che gli utenti fanno e dicono sulle loro piattaforme (un pasticcio: pensata per combattere il traffico di minori, colpisce chiunque online offra servizi legali legati al sesso, quindi anche prostitute e pornostar, le quali dovrebbero chiedere a ogni utente-cliente età e consenso, e poi inserirne i dati in un database gestito non si sa bene da chi).
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Cherie DeVille ha ragione quando scrive che non è giusto che le società di carte di credito decidano di togliere a un lavoratore la capacità di fatturare in legalità: le carte di credito sono l’unico strumento legale che pornostar e chiunque via web lavori col e nel sesso ha per ricevere soldi.
Ancor di più sotto pandemia: come le sue colleghe, Cherie DeVille ha trasferito il suo lavoro porno online, e chiede ai neoeletti alla Casa Bianca che intervengano decisi anche sulle arbitrarie censure che Mark Zuckerberg fa sui social contro chi vuole esporre il suo corpo per pubblicizzarlo. Giustissimo combattere la pornografia minorile e chi ne fa social-abuso, ma perché immettere in questo calderone censorio le pornostar, le spogliarelliste, ma pure chi fa massaggi? Nel 2021, dove altro sponsorizzi la tua attività se non via social?
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Non è finita qui: c’è chi difende lo zelo di Kamala Harris dicendo che Cherie DeVille in realtà la attacca perché rosica! Vorrebbe esser lei al posto della Harris, e invero Cherie ci ha provato, si è candidata alle scorse primarie, in ticket col rapper Coolio.
Hanno presentato il loro programma copiato pari pari a quello di Bernie Sanders, con già pronta parte della loro squadra di governo: la modella Kennedy Summers alla Salute, la modella Khloe Terae agli Esteri, la pornostar Alix Linx alle pubbliche relazioni. Poco dopo si sono ritirati per “sostegno insufficiente” (tradotto: non se li è filati nessuno!), sebbene il porno presidential-ticked girato da Cherie abbia fatto buone views. Meglio le è andata su un altro "versante" politico: sua la porno-parodia di una Hillary Clinton oralmente in fiamme per Donald Trump, nel porno "Making porn great again". Altri tempi!
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