1- LA FICTION LEGHISTA NON DECOLLA «BARBAROSSA» DELUDE ANCHE IN TV
Renato Franco per il "Corriere della Sera"
«Mi auguro che il film faccia un'audience sufficiente a non farci attaccare un'altra volta». Desiderio malriposto, quello di Renzo Martinelli, regista di «Barbarossa» il kolossal made in Padania che racconta la storia dell'imperatore simbolo - secondo lo storico Umberto Bossi - del «centralismo da combattere», vinto alla fine da Alberto da Giussano, quello a cui non è stato chiesto se avesse piacere o meno di essere su tutti i poster della Lega. Un progetto molto sponsorizzato dal Carroccio e caldeggiato in un'intercettazione telefonica tra Berlusconi (allora premier) e Agostino Saccà (allora direttore di Rai Fiction).
Al cinema era stato spacciato come film, domenica si è riciclato in tv come fiction su Rai1 (ieri la seconda puntata) ma il risultato in termini di spettatori è stato modesto in entrambi i casi. Nelle sale «Barbarossa» incassò poco meno di un milione di euro, eppure l'impegno della Rai non fu marginale: Rai Cinema sborsò un milione e duecentomila euro più quasi un altro milione per promozione e distribuzione.
UMBERTO BOSSI FA LA COMPARSA IN BARBAROSSAAncora più cospicuo il carico di Rai Fiction, che finanziò con 4,5 milioni di euro l'opera che sa di leghismo. Ma anche in tv «Barbarossa» è stato un mezzo flop: 3 milioni 559 mila spettatori e uno share del 13,54% (battuto dalla «comunista» Gabanelli al 14,21%), una cifra molto al di sotto di quella in cui viaggia la prima rete in questo periodo di garanzia (19,3% scorporando Sanremo). A tradire il «Barba-verde» proprio le roccaforti della Lega: appena l'8,6% di share in Lombardia e l'8,4% in Veneto.
Martinelli dunque? «Un ascolto senza infamia e senza lode in una serata bassa, dove "Il Grande Fratello" ha fatto il 18%. Poteva fare di più certo: forse con una promozione più massiccia ce l'avrebbe fatta. Penso anche che non sia una fiction facile per un pubblico come quello di Rai1 che predilige altre formule narrative, un po' più semplici e meno complesse». Un po' di colpa agli altri non guasta, però tiene a sottolineare un risultato il regista: «È il film della Rai che ha incassato di più nel mondo, lo abbiamo venduto ovunque perché è un buon prodotto, un epic movie come si dice in gergo, ben girato, ben confezionato che infatti all'estero è stato preso per quello che è, un film di grande epicità con battaglie ed emozioni».
BARBAROSSA KASIA SMUTNIAKRaiTrade conferma che all'estero è stato un successone, i diritti per l'homevideo e la tv sono stati venduti ai quattro angoli dell'orbe terracqueo grazie al tema guerresco, al fatto di essere in inglese, di avere un attore di richiamo a livello internazionale come Rutger Hauer. Aggiunge Martinelli: «Vogliamo dire cosa incassano i film della Rai oltre Chiasso? Tra i 100 e i 200 mila euro. Ecco, Barbarossa ha fatto sei/sette volte tanto».
Il bis è già pronto, a dicembre arriva, sempre made by Martinelli, la fiction «Marco d'Aviano», già accusata di essere anti-islamica.
2- DOPPIO PARADOSSO COSTATO SEI MILIONI
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"
Flop al botteghino, flop all'Auditel, flop di pubblico e di critica, flop su tutti i fronti: questi sono i singolari record battuti da Barbarossa, il film leghista di Renzo Martinelli fortemente voluto da Umberto Bossi con i soldi del Servizio pubblico (è coprodotto da Rai Fiction e Rai Cinema): insomma, Roma ladrona ha molti complici. L'unica scena degna di essere conservata a futura memoria è quella in cui appare Umberto Bossi, vestito da nobile milanese. La pellicola è basata su un paradosso, anzi su due. Il primo: è un film su Alberto da Giussano (quello del Carroccio), anche se l'ur-padano è vestito come un terrorista arabo (uno di quelli che l'On. Calderoli saprebbe come sistemare) e il film è intitolato al nome del suo più acerrimo nemico, il Barbarossa.
Barbarossa RAZ DEGAN E KASIA SMUTNIAKLa Lega voleva creare qualcosa di simile a «Ivan Il Terribile» e Martinelli diventare l'Ejzenštejn delle camicie verdi. Ci ritroviamo in mano un film pieno di nitriti di cavalli, di effetti speciali e di «zingarume rumeno» (parole di Martinelli). Il secondo: che Raz Degan sappia recitare. Pare che la fiction sia costata alla Rai sei milioni di euro. Può qualche parlamentare interessato ancora alla salvaguardia di Viale Mazzini procedere a una interrogazione in merito? Grazie.
Barbarossa Raz Degan