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    CHE BELLO, UNA GONDOLA, UNA PIPPATA DI COCA E UNO SPINELLO - ESPLODE LA POLEMICA SULLE CONDIZIONI PSICOFISICHE DEI GONDOLIERI


     
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    Nicola Pellicani per La Repubblica

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    «Urlavamo dalla gondola ma il pilota non ci sentiva. Il vaporetto è ripartito senza rendersi conto di quanto successo ». Gundula, moglie di Joachim Vogel, professore tedesco morto nell'incidente di una settimana fa in Canal Grande, ricostruisce la tragedia che ha vissuto a Rialto. «Non riesco a capire come si possano fare manovre simili senza un marinaio a poppa, una telecamera o un sistema di specchi che consenta di vedere cosa accade alle spalle di un vaporetto».

    Cacciari in Gondola - dal Corriere della SeraCacciari in Gondola - dal Corriere della Sera

    Non si dà pace la signora Vogel, rimasta vedova con tre figli. Ha provato a farsi spiegare i complicati meccanismi della navigazione in Canal Grande: «C'è troppa promiscuità di traffico in uno spazio così ristretto davanti al ponte di Rialto». Intanto lunedì la salma del professore 50enne sarà trasportata in Germania a Tubinga, dove venerdì si svolgeranno i funerali. Alla cerimonia è prevista anche la partecipazione di una delegazione di gondolieri.

    Ma è bufera sulla categoria dopo che è risultato che Stefano Pizzaggia, 25 anni, aveva assunto coca e hashish ed è ora iscritto nel registro degli indagati. Dopo il problema del traffico e del caos di mezzi in Canal Grande, dove transitano mediamente ogni giorno più di 3mila imbarcazioni, è esplosa la polemica sulle condizioni psicofisiche dei gondolieri.

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    Quella dei «pope» sempre in osteria con l'ombra di vino in mano è ormai solo una caricatura. L'allarme droga è stato lanciato da un pezzo e sta provocando grandi tensioni all'interno della categoria. Il capo dei «bancali», il sindacato dei gondolieri, Aldo Reato, si limita a dire che «spera che quello emerso dalle analisi sia un caso isolato».

    RIALTO CON L'ACQUA ALTARIALTO CON L'ACQUA ALTA

    Ma il suo vice, Luciano Pelliccioli, non ci sta a rimanere prigioniero nel tritacarne delle polemiche. «Io farò il test antidroga volontariamente, lo farò anche se la categoria si oppone al principio dei controlli». Pelliccioli non intende confonderai con chi sta screditando una categoria di tradizioni secolari. Chi spinge per estendere ai gondolieri i test antidroga, già previsti per chi effettua il trasporto pubblico, è Nicola Falconi, presidente dell'Ente gondola, la società strumentale del Comune, che rilascia le licenze e detta le regole per svolgere l'attività difendendo le tradizioni.

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    «Sono in attesa che l'avvocatura civica ci consegni un parere sulla possibilità di applicare i test anche ai gondolieri». Nel frattempo Pizzaggia dovrà sottoporsi al «tribunale » della commissione disciplinare dell'Ente che si riunirà solo a fine settembre. La linea pare però chiara: «Tolleranza zero», ribadisce Falconi, «il gondoliere rischia la revoca della licenza o comunque una sanzione pesantissima, come la sospensione di un anno dall'attività. Siamo di fronte a un'emergenza gravissima. Io mi auguro che si tratti di un caso isolato, ma è evidente che episodi come questo alimentano grandi tensioni all'interno dei gondolieri. Soprattutto i più anziani spingono per fare chiarezza e difendere l'onore e il prestigio della categoria. L'introduzione del test anti droga e alcol è l'unica soluzione».

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    Nel frattempo si cerca di correre ai ripari per limitare il caos- traffico in Canal Grande. «Chiediamo più controlli», insiste Falconi, «il sistema con telecamere, non sta dando i risultati sperati. È necessario che nei punti strategici siamo fisicamente presenti pattuglie dei vigili urbani armati di paletta e fischietto».

     

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