Marco Imarisio e Simona Ravizza per il “Corriere della Sera”
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«Qui è il delirio, e nessuno sa bene cosa fare». A mezzogiorno di domenica 23 febbraio la notizia dei primi casi sospetti di Covid-19 all’ospedale di Alzano lombardo piomba sulla riunione cominciata due ore prima all’unità di crisi dell’Azienda sociosanitaria territoriale Bergamo Est, a Seriate. Sono presenti almeno 20 persone, primari, dirigenti amministrativi, membri del Collegio di direzione che comprende anche le altre cinque strutture dell’Asst locale. Il direttore sanitario, Roberto Cosentina, riconosce che la situazione è di una gravità mai affrontata prima. Nessuno ha idea di nulla, si accettano proposte.
roberto cosentina 1
Chiudere il Pronto soccorso
I medici ne hanno una sola, all’unanimità. La permanenza di tanti degenti con polmoniti sospette mai sottoposti a tampone fino alla sera di sabato, impongono un’unica scelta. Bisogna chiudere il Pronto soccorso, e impedire l’ingresso negli altri reparti. «Trasformiamo il Pesenti-Fenaroli in un lazzaretto», è la frase che viene utilizzata. Un presidio interamente Covid-19. Per evitare che l’ospedale faccia da cassa di risonanza al contagio che da lì a poco travolgerà la provincia di Bergamo.
I mancati controlli
giuseppe marzulli
Anche per questo, quando alle 15 diventeranno ufficiali gli esiti del tampone, i nomi dei due pazienti positivi vengono subito inseriti «in modalità immediata», nel Mainf, un programma «gestionale regionale». È la banca dati lombarda delle malattie infettive. Dopo la segnalazione, il Mainf dovrebbe subito attivare l’ufficio di prevenzione e sorveglianza malattie infettive dell’Azienda di tutela della Salute della provincia di Bergamo, diretta da Massimo Giupponi, che sulla carta dispone di una guardia medica sempre attiva e in grado di avviare l’indagine epidemiologica. Ma dal 23 al 27 febbraio sono molte le segnalazioni dei familiari di persone ricoverate ad Alzano, alcune anche da due settimane, e risultate positive, che ancora oggi affermano di non essere mai state contattate, tantomeno sottoposte a tampone o messe in quarantena.
Lo scontro
massimo giupponi alzano lombardo
Cosentina si dice d’accordo con i suoi medici. Chiudiamo, e cerchiamo di capire cosa sta succedendo. Anche perché ad Alzano Lombardo non esiste il reparto di Malattie infettive. Il suo superiore, il direttore generale della Asst Francesco Locati, avvisa Luigi Cajazzo, direttore dell’assessorato alla Sanità, che a sua volta riferisce subito dello scarso entusiasmo della Regione per questo provvedimento. Alle 14 intanto il cambio turno degli infermieri viene bloccato.
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Restano in servizio quelli che sono dentro. I medici chiedono anche l’isolamento dei malati di polmonite, ospitati fino a quel momento nei reparti di medicina insieme a pazienti con patologie diverse. Ma il Pesenti Fenaroli non è attrezzato per farlo. Alle 18 il direttore sanitario viene chiamato dal suo superiore Locati, che ha appena sentito Cajazzo. L’ordine è di riaprire, subito. La Regione non vuole lasciare sguarnito un presidio sul territorio, questa la spiegazione ufficiale. L’ospedale di Codogno è stato chiuso subito dopo un solo caso di contagio, e dista 24 chilometri da quello di Lodi.
francesco locati 1
Tra il Pesenti-Fenaroli e l’ospedale Bolognini di Seriate ci sono appena 7 chilometri di distanza. Perché questa decisione? Perché questa differenza di trattamento? Il Corriere ha chiesto di porre questi e altri interrogativi al dottor Locati. La Regione ha concesso l'autorizzazione, ma solo a patto che fossero domande e risposte scritte. «Premesso che una emergenza di questa portata non è data a conoscersi nei nostri sistemi sanitari, nello specifico si è ragionato con i Capi Dipartimento e ci si è confrontati con la Direzione generale Welfare di Regione Lombardia. Non si poteva togliere una possibile risposta ai cittadini. Per noi, la saturazione dei posti letto non avrebbe consentito la chiusura di nessun punto assistenziale. Non esistono solo pazienti Covid».
luigi cajazzo
La sanificazione
ospedale pesenti fenaroli alzano lombardo
Gli infermieri chiedono di essere almeno sottoposti al test prima di rientrare in ospedale. «Non è possibile». Ci sono solo 76 tamponi per tutta la Asst. È stata fatta istanza alla Regione, che ha già risposto di non riuscire a trovarli sul mercato. Due giorni dopo, Giuseppe Marzulli, primario del Pronto soccorso di Alzano, scrive alla direzione sanitaria e generale. Nel suo reparto «stazionano» tre pazienti giunti in mattinata. Nella lettera, pubblicata ieri dal Corriere di Bergamo, il medico sostiene che «in queste condizioni» il Pronto soccorso non può rimanere aperto, perché, data l’indicazione di non accettare i pazienti fino all’esito del tampone, con tempi di referto intorno alle 48 ore, significa un’attesa «contraria a qualunque protocollo e anche al buon senso». Fonti interne alla Regione affermano che la richiesta di Marzulli venne giudicata tardiva, in quanto ormai c’erano presunti casi Covid anche nei Ps di Seriate, Piario e Lovere.
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«L’abbiamo fatta passando asciugamani e stracci»
Ma per Alzano lombardo c’era un problema in più. E non piccolo. La sanificazione, che dovrebbe essere avvenuta quel 23 febbraio in sole due ore. Nel carteggio interno all’Asst si legge che venne effettuata «in accordo con documenti pubblici che attengono alle regole generali», oppure «secondo le procedure standard». La Regione non ne ha mai chiesto conto alla direzione sanitaria e generale, che ha fornito le indicazioni abituali. «L’abbiamo fatta passando asciugamani e stracci», sostengono alcuni infermieri dell’ospedale che chiedono di restare anonimi.
francesco locati
A Codogno è stata invece affidata a una ditta esterna, che ha utilizzato un robot. Possibile che l’attenzione e le risorse di tutti fossero concentrate sul lodigiano? A domanda, Locati risponde. «La normale procedura standard è quella a tutt’oggi prevista dai protocolli operativi. La ditta esterna specializzata ha le stesse competenze del nostro personale e tutt’al più strumenti differenti. Stiamo tutti imparando da un avvenimento epocale e il metodo di crescita delle conoscenze scientifiche è la raccolta dei dati e l'analisi dei medesimi. Ora è troppo presto per trarre conclusioni».
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