Maria Egizia Fiaschetti e Stefano Montefiori per roma.corriere.it - Estratti
ROBERTO GUALTIERI DOPO LA SCONFITTA DI ROMA NELLA CORSA A EXPO 2030
L’Europa dei Ventisette è mancata all’appello, se in tutto il mondo la candidatura di Roma ha raccolto solo 17 voti. Eppure l’Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Ue, Josep Borrell, nel marzo scorso aveva assicurato che l’Europa avrebbe parlato con una voce sola, come prevede il suo incarico, promettendo di «mobilitare le delegazioni europee» in sostegno a Roma.
Non è stato così, e la prima defezione largamente annunciata è stata quella della Francia, Paese influente non foss’altro perché il «Bureau International des Expositions» ha sede a Parigi, e qui sono venuti i capi di governo dei Paesi in lizza nella speranza di conquistare la designazione.
La preferenza di Emmanuel Macron per Riad era stata da tempo espressa alla luce del sole: «Il presidente della Repubblica ha espresso il sostegno della Francia alla candidatura di Riad per accogliere l’Esposizione universale nel 2030», si leggeva nel sorprendente comunicato ufficiale dell’Eliseo dopo una delle tante visite del principe saudita Mohammed bin Salman a Parigi, nel lontano 28 luglio 2022.
expo 2030 rappresentanti riad arabia saudita
Quella mossa in teoria ha garantito a Riad un solo voto, in pratica l’endorsement precoce di Macron ha assecondato e rafforzato il tentativo — riuscito — dell’Arabia Saudita di porsi da subito come il candidato favorito, il Paese più determinato a vincere e dotato dei mezzi per dare corpo a questa volontà.
Di fronte all’irritazione italiana e alle perplessità diffuse a Bruxelles, l’Eliseo ha detto allora che «abbiamo detto sì ai sauditi perché sono stati i primi e finora gli unici a chiedere il nostro voto», e nei mesi successivi Parigi ha provato a correggere parzialmente il tiro parlando di un voto per Riad al primo turno, senza impegni per un eventuale ballottaggio, che comunque Roma è stata ben lontana dal conquistare. L’appoggio ideale della sindaca Anne Hidalgo — avversaria politica di Macron — e della città di Parigi, gemellata con Roma, è servito a poco.
gualtieri
Sulla carta fino a ieri mattina Roma contava su più di 50 voti: non semplici dichiarazioni di intenti, ma impegni formali assunti per iscritto dai delegati dei Paesi che avevano deciso di sostenere l’Italia. Poi, a poche ore (forse minuti) dal voto qualcosa è cambiato: il bottino si è ridotto drasticamente a 17 consensi, spingendo la Capitale in coda alla classifica. Che la vittoria saudita fosse scontata si era intuito già dalle prime battute quando al Palais des Congrès d’Issy i sauditi ostentavano sicurezza e riempivano il foyer al grido di «Riad, Riad».
La politica tentacolare dei sauditi si è vista nella caratura dei testimonial: tra gli altri, in video hanno schierato una stella del calcio mondiale come Cristiano Ronaldo, seguito su Instagram da 613 milioni di follower, contro la terna femminile sulla quale ha puntato Roma (Trudie Styler, Sabrina Impacciatore e Bebe Vio). Nel frattempo, al quarto piano del palazzo dei congressi, mentre nella sala della delegazione italiana venivano offerti spuntini frugali a base di soft drink e snack, i rappresentanti di Riad servivano tè in caraffe dorate e tazze di porcellana, datteri su vassoi d’argento e cioccolatini. Una disparità simbolica delle forze in campo.
BEBE VIO - TRUDIE STYLER - SABRINA IMPACCIATORE - GIUSEPPE SCOGNAMIGLIO EXPO 2030 ROMA
Il governo saudita ha lanciato un’offensiva planetaria assicurandosi in particolare il voto compatto dei Paesi africani, oggetto di una enorme opera di seduzione che non riguarda certo solo il voto di ieri a Parigi. Il 10 novembre scorso, appena due settimane fa, il principe Mohammed bin Salman ha presieduto a Riad il primo summit della «Saudi-African Partnership», l’iniziativa di partenariato che assicurerà all’Africa programmi di aiuto allo sviluppo per un miliardo di dollari nell’arco di 10 anni, investimenti per 25 miliardi, e l’appoggio dell’Arabia Saudita all’Africa per entrare nel G20.
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