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    QUESTA È LA FINE CHE SI FA A PARLARE MALE DEL DRAGONE - CHE FINE HA FATTO ZHANG ZHAN, LA BLOGGER CINESE CONDANNATA A 4 ANNI DI CARCERE CON L'ACCUSA DI AVER "PROVOCATO DISORDINI" PER AVER DOCUMENTATO LA PESSIMA GESTIONE DELLA PANDEMIA DI COVID-19 DA PARTE DI PECHINO? - LA SUA SCARCERAZIONE ERA PREVISTA IL 13 MAGGIO, MA LEI È SPARITA NEL NULLA E NON CI SONO NOTIZIE NÉ SU DOVE SI TROVI NÉ SUL SUO STATO DI SALUTE... 


     
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    Estratto dell'articolo di Guido Santevecchi per www.corriere.it

     

    la blogger zhang zhan la blogger zhang zhan

    Il Covid non è ancora finito per Zhang Zhan, la «citizen journalist» che raccontò con un blog i giorni tragici di Wuhan all’inizio del 2020. Arrestata a maggio 2020, condannata a quattro anni, ha scontato la pena. La scarcerazione era prevista il 13 maggio. Ma un giorno dopo non ci sono notizie né su dove si trovi né sul suo stato di salute. Silenzio dalla famiglia; non è riuscito a contattarla il suo avvocato, convinto che «la sua libertà personale subirà ancora restrizioni».

     

    i video della blogger zhang zhan i video della blogger zhang zhan

    In Cina, anche dopo la scarcerazione, chi è stato condannato per reati di dissenso e di opinione resta in un cono d’ombra, sotto sorveglianza in luoghi remoti perché non possa comunicare. «Siamo molto preoccupati», dicono da Reporters senza frontiere, organizzazione non governativa che si batte per la libertà di stampa e aveva assegnato a Zhang un premio per la libertà di stampa nel 2021.

     

    Zhang Zhan, che oggi ha 40 anni, a febbraio del 2020 aveva lasciato il suo lavoro di avvocato a Shanghai per trasformarsi in cittadina giornalista ed era andata a Wuhan. Con una telecamera aveva cominciato a filmare i malati ammassati nelle corsie degli ospedali, aveva denunciato i ritardi della risposta politica, aveva intervistato commercianti disperati nella città paralizzata dalla quarantena. […] Il 14 maggio del 2020 scomparve, si seppe che era stata arrestata.

     

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    Fu condannata per «aver diffuso notizie che turbano la stabilità sociale». In tribunale a dicembre del 2020 era arrivata in sedia a rotelle, indebolita dallo sciopero della fame attutato come unica forma di protesta possibile contro l’ingiustizia. I giudici non le contestarono di aver distorto i fatti, ma di averli mostrati senza filtro ai cinesi sui loro social network e anche (forse soprattutto) al resto del mondo su YouTube. La sentenza fu pronunciata dopo un’udienza a porte chiuse durata solo tre ore. L’ultimo post pubblicato a inizio maggio del 2020 diceva: «Il governo amministra le città della Cina con intimidazioni e minacce, è questa la vera tragedia del nostro Paese». […]

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