Estratto dell’articolo di Alberto Mattioli per “La Stampa”
la rondine di puccini - la scala
Dopo il telefonino caduto da un palco su un signore della platea, dopo il neonato fatto entrare da due dementi, non bloccato dalle maschere e che si è messo a piangere disturbando la prima di Cav&Pag martedì scorso, nuovo incidente alla Scala.
Questa volta, più grave perché non riguarda le intemperanze del pubblico ma una défaillance del palcoscenico, tradizionalmente affidabile. Sabato sera, sesta e ultima recita della Rondine di Puccini, primo atto.
la rondine di puccini - la scala
La regia (orrenda) di Irina Brook fa del teatro nel teatro, sai che trovata: a un certo punto deve entrare una piattaforma mobile con un pianoforte per accompagnare «Chi il bel sogno di Doretta», la romanza più celebre dell’opera (e anche l’unica, per la verità).
La piattaforma è però piegata in due, tipo brandina, davanti alla tastiera: basta un tocco e si distende al suolo. Anzi basterebbe perché, prova e riprova, proprio non si riesce ad aprire. Quindi il pianista non può sedere allo strumento per suonare, e Prunier, il tenore Giovanni Sala, non può attaccare.
Morale: per un paio di interminabili minuti, lo spettacolo si ferma. Cantanti imbarazzati, Riccardo Chailly sul podio, si direbbe, contrariato, pubblico divertito perché straniero e non habitué: con i vecchi loggionisti qualche battuta sferzante sarebbe partita.[…]
la rondine di puccini - la scala
Finalmente è arrivato un macchinista armato di martello che ha assetato un paio di mazzate alla macchina recalcitrante che si è finalmente distesa permettendo al pianista di sedere, al tenore di attaccare (sarebbe stato carino se avesse intonato “Datemi un martello”) e, in generale, a Puccini di andare avanti.
Grande applauso del pubblico più incuriosito che seccato. Vabbè, succede. Ma, alla Scala?