1. PERICOLI CONCRETI E BENEFICI FANTASMA ECCO PERCHÉ IL SUPER MES È UN DANNO
Fabio Dragoni per “la Verità”
La toppa è peggiore del buco, recita un vecchio adagio. Il dibattito sulla modifica dello statuto del Fondo salvastati ha preso quota e le rassicurazioni di Giuseppe Conte in merito a una non scontata firma dell' Italia nel Consiglio europeo di dicembre non fanno altro che alimentare e confermare le paure e le ambiguità emerse in questi giorni di discussione.
giuseppe conte roberto gualtieri 8
Così come ancor più pericolose appaiono le rassicurazioni di chi afferma che l' ultima parola spetta al Parlamento. Far arrivare in Parlamento un documento così pericoloso già eventualmente approvato dall' esecutivo espone il legislatore a pressioni - anche internazionali - tali che potrebbero ripercuotersi sulla stabilità dei prezzi dei titoli di Stato.
Ma andiamo con ordine, sorvolando per ora sul non trascurabile dettaglio - sarcasticamente riportato dall' onorevole Alberto Bagnai - in relazione al quale le modifiche proposte prevedono per i funzionari del Mes ciò che è stato tolto all' Ilva: un particolare status giuridico assimilabile a uno scudo penale. Il Mes ha già sborsato 295 miliardi di finanziamenti «agevolati» di cui hanno usufruito soprattutto Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro e Irlanda.
Roberto Gualtieri, Pierre Moscovici, Udo Bullmann
Il fondo si finanzia attraverso la contribuzione diretta dei 19 Paesi investitori dell' Eurozona che hanno versato un capitale di 80 miliardi e anche emettendo obbligazioni, che nel 2019 sono state pari a circa 10 miliardi. E sembrano anche piacere questi titoli, dal momento che la domanda di fronte alla prima emissione del 2011 ha superato di oltre nove volte l' offerta. I Paesi finanziati hanno ottenuto risparmi sugli interessi grazie a queste operazioni pari a circa 17 miliardi di euro.
La durata dei tanti finanziamenti concessi può arrivare a oltre 40 anni, come nel caso della Grecia, per la quale il Mes copre oltre il 70% del totale dei finanziamenti esteri e oltre il 50% del debito. Il tasso medio pagato al Mes si aggira intorno allo 0,8%. Può sembrare un tasso di favore, ma se confrontato con le lacrime e il sangue dei piani di austerità imposti ai Paesi che hanno accesso a quelle linee di credito, l' entusiasmo muore.
Il Fondo è stato particolarmente attivo dal 2011 al 2015 quando, a detta dei suoi esponenti, le risorse sborsate hanno superato i prestiti concessi dal Fmi di ben 2,5 volte. Al Fondo rimane ancora a disposizione una capacità creditizia di circa 400 miliardi, pari al 4% circa dei quasi 10.000 miliardi dell' intero debito pubblico dell' Eurozona. Già questi numeri ci lasciano capire come questo tanto strombazzato strumento di stabilizzazione sembri utile come un mestolo con cui svuotare il lago.
ROBERTO GUALTIERI PIERRE MOSCOVICI
Per i lettori della Verità questa non è certo una sorpresa. E neppure per il ministro dell' Economia Roberto Gualtieri che ha pronunciato queste inequivocabili parole lo scorso 7 ottobre alla Camera: «Ciò che effettivamente ha salvaguardato l' integrità dell' Eurozona è stata la capacità di iniziativa della Bce sintetizzata nella famosa frase di Mario Draghi "whatever it takes", che peraltro - proprio perché potenzialmente illimitata - ha messo in campo una misura che non è neanche stata utilizzata, a dimostrazione del fatto che quando si dispone di una potenziale sovranità monetaria questa è più efficace del conferimento di risorse ai vari Fondi salvastati. Questi sono i fatti». Acclarato quindi che il Mes è sostanzialmente inutile, rimane da capire in quale misura possa essere dannosa la riforma del suo statuto, da cui ora anche Conte sembra prendere le distanze.
Di nuovo cadono a fagiolo le parole del governatore della Banca d' Italia Ignazio Visco che ha detto: «I piccoli e incerti benefici di un meccanismo per la ristrutturazione dei debiti sovrani devono essere soppesati considerando l' enorme rischio che il semplice annuncio della sua introduzione inneschi una reazione a catena di aspettative di default, che può diventare una profezia che si autoavvera».
Frasi chiarissime cui hanno fatto seguito le dichiarazioni del presidente dell' Abi Antonio Patuelli: «Smetteremo di acquistare titoli di Stato».
mario draghi christine lagarde
Il Fondo salvastati prevede infatti fin dalla sua costituzione il deleterio principio dell' eventuale coinvolgimento del settore privato nel salvataggio di uno Stato. Che tradotto significa più o meno che i detentori di titoli di Stato possono vedere decurtati in tutto o in parte capitale e interessi o procrastinati pagamenti e rimborsi. Prima di questo punto è stata ora inserita la previsione che il supporto del Fondo salvastati potrà essere concesso solo se il debito sarà ritenuto sostenibile dallo stesso Fondo.
E come hanno ricordato i turboeurpeisti Giampaolo Galli e Pier Carlo Padoan, è voce comune negli ambienti finanziari e governativi che il debito italiano sia ritenuto insostenibile.
In buona sostanza, il Mes è un fondo alimentato dagli Stati dell' Ue (che nel caso dell' Italia hanno determinato un aumento del debito pubblico dal 131% al 135%) che presta i soldi agli Stati Ue in cambio di riforme gradite all' Ue, ovvero cessioni di sovranità. Il tutto per poter ambire a vivere negli Stati Uniti d' Europa guidati dalla Germania, che questo fondo lo vuole per i motivi per cui lo ha messo in piedi nel 2011. Far sì che accollasse i crediti delle banche francesi e tedesche ai Paesi europei in difficoltà. In altre parole, dovremmo pagare pur di venderci.
merkel juncker
2 - ECCO I VANTAGGI CHE IL TRATTATO PUÒ DARE ALL'ITALIA
Lorenzo Bini Smaghi* per il “Corriere della sera”
Economista, già membro della BCE
A pochi giorni della firma del nuovo trattato relativo al Meccanismo europeo di stabilità (Mes), negoziato per 18 mesi da due successivi governi e discusso in vari consessi, tra cui il Parlamento italiano e quello europeo, alcuni in Italia si pongono il problema se firmarlo o meno. Il nuovo trattato prevede vari rafforzamenti del Mes, tra cui l' incremento delle risorse, anche per finanziare il Fondo di risoluzione unico europeo. Consente ai Paesi che rispettano il patto di Stabilità di ottenere un programma «precauzionale», per evitare il contagio in caso di crisi sistemica. Il sostegno del Mes consente peraltro di accedere all' intervento illimitato della Banca centrale europea (Omt), con forte effetto stabilizzatore sui mercati.
bini smaghi presidente SocGen
L' aspetto critico riguarda la ristrutturazione del debito di un Paese che fa ricorso al Mes. L' intenzione è quella di evitare, come è avvenuto nel caso della Grecia (unico caso di ristrutturazione finora), che un Paese il cui debito non è sostenibile utilizzi i fondi del Mes per rimborsare i creditori privati senza che questi abbiano contribuito, attraverso una riduzione del valore dei titoli di Stato nel loro portafoglio.
Si vuole anche evitare che un debito troppo elevato determini un aggiustamento fiscale eccessivo, con effetti fortemente recessivi.
Durante il negoziato alcuni Paesi hanno chiesto che la ristrutturazione del debito fosse automatica, da mettere in atto quando viene fatta la richiesta di sostegno al Mes.
Tale automatismo rischia tuttavia di far precipitare la crisi, perché l' aspettativa di un ricorso al Mes spingerebbe i mercati a vendere i titoli di Stato del Paese. L' Italia si è opposta da sempre all' automatismo. Il nuovo trattato, pur facendo riferimento esplicito alla possibilità di ristrutturazione del debito, esclude automatismi. La ristrutturazione avviene solo dopo una valutazione della sostenibilità del debito da parte della Commissione europea e del Mes.
Il punto importante, che si stenta a capire nel dibattito italiano, è che la decisione del Mes di concedere o meno il sostegno finanziario a un Paese, e a quali condizioni, dipende - nel nuovo come nel vecchio trattato - dalla volontà politica degli Stati membri creditori. Perché allora questa riforma? Essa nasce dall' intenzione di ridurre la tentazione che un governo potrebbe avere di non rispettare i vincoli europei di bilancio, nell' aspettativa che, in caso di crisi finanziaria, il Paese verrebbe comunque salvato. Questo è probabilmente il motivo per cui alcuni esponenti politici italiani, che hanno preconizzato questa strategia in passato, sono contrari alla firma.
CONTE MERKEL
Quali sono a questo punto le opzioni sul tavolo, oltre a quella di firmare il testo concordato? La prima è quella di non firmare, a meno di cambiamenti drastici del testo, che sarebbero tuttavia difficilmente ottenibili nel breve periodo. Questa soluzione isolerebbe politicamente l' Italia, non tanto nei confronti dei Paesi creditori, che comunque dispongono del diritto di veto anche nel regime attuale, ma di Paesi come la Spagna, il Portogallo e altri che intendono beneficiare della nuova linea precauzionale per ridurre ulteriormente il costo del loro debito.
Non si può peraltro escludere a questo punto che gli altri Paesi procedano alla firma anche senza l'Italia, trattandosi di un trattato intergovernativo. La seconda opzione è di rinviare, legando la firma alla conclusione di altri negoziati ancora aperti, come quello sull' Unione bancaria.
Questo legame rischia però di essere controproducente, poiché qualsiasi modifica a nostro favore nel trattato Mes verrebbe accettata solo in cambio di concessioni in senso opposto nel negoziato sull' unione bancaria. In realtà, il problema per l' Italia non è il nuovo trattato del Mes ma l' incapacità di improntare negli anni recenti una politica di costante riduzione del debito pubblico, come hanno fatto altri Paesi europei. Non firmare il trattato potrebbe dare il segnale che non si tratta di incapacità, ma di mancanza di volontà.