Simone Canettieri per il Messaggero
C' è «l' accordo quadro» M5S-Lega sulle posizioni da dividersi in viale Mazzini, ma manca però ancora il presidente della Rai. E oggi - salvo sorprese e franchi tiratori nel segreto dell' urna - Marcello Foa dovrebbe riuscire nell' impresa fallita lo scorso 1° agosto. «Ormai è una faccenda psicologicamente archiviata», dicono da Forza Italia, pronti questa volta al sì. Alle 13 è in programma l' audizione in commissione di Vigilanza.
MARCELLO FOA
Sulla strada del giornalista le domande al veleno dell' opposizione (Pd e Leu), ma, ed è il caso degli azzurri, anche puntualizzazioni su come intenderà concepire la pubblicità nella televisione pubblica. La sinistra pungolerà Foa su fake news, Russia e su certi tweet lanciati contro il Quirinale lo scorso maggio. Alle 19 il voto della commissione che non dovrebbe riservare appunto sorprese, come d' accordo tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi dieci giorni fa ad Arcore.
I RICORSI
Se non si metteranno in mezzo i numeri, potrebbero pensarci però i cavilli e i ricorsi. Il Pd resta sulle barricate contro una «nomina illegittima»: la consigliera Rita Borioni, unica a votare no in cda, ha già preannunciato ricorso. Ma fino a ieri sera ancora non c' era: con la richiesta di sospensiva al Tar potrebbe davvero fermare tutto. I capigruppo Delrio e Marcucci hanno chiesto ai presidenti di Camera e Senato di sconvocare la Vigilanza.
marcello foa disgustato da mattarella
Al pressing su Fico e Casellati si aggiunge l' Usigrai: «Occorre evitare che la Rai finisca in un pantano di contenziosi legali che ne metterebbero a rischio l' operatività», è l' altolà del sindacato, che allega il parere legale dello studio Principato - con le «ragioni di illegittimità della riproposizione» di Foa - e il precedente del 2005, quando la Vigilanza «considerò all' unanimità decaduto dal cda il candidato a presidente che era stato bocciato dai commissari».
E Michele Anzaldi: «L' abuso che viene commesso con Foa rischia di gettare il servizio pubblico in un girone dantesco di ricorsi e controricorsi». Insomma, il clima è questo. Ma dalla maggioranza pentaleghista sono più che fiduciosi. E già pensano a chi andrà dove. Matteo Salvini con discrezione sta iniziando lo scouting per le posizioni apicali: è dell' altra sera il contatto con Giovanni Alibrandi, già vicedirettore del Tg2.
I NOMI
Ma sono due le nomine più importanti da chiudere subito: si tratta del tgr, la più urgente, e, in seconda battuta, il giornale radio. Per la direzione del primo si fa largo il nome di Alessandro Casarin in quota Lega, per la radio ecco Giuseppe Carboni, in odore del M5S. In terza battuta, l' altra nomina che il cda dovrà fare entro lunedì riguarda RaiSport: Bruno Gentili, nominato ad interim, è in odor di pensione.
Alessandro Casarin
Per la successione, oltre al nome di Jacopo Volpi si fa largo quello di Maurizio Losa. Se queste le priorità, il resto può attendere ancora per un po'. Per questo, sulla rampa di lancio per la direzione del tg1 figurano Alberto Matano e Franco Di Mare, in quota M5S, con l' ex conduttore di Uno Mattina, spinto dall' ala grillina più vicina al presidente della Camera Fico. Per il Tg2, invece, Gennaro Sangiuliano, Luciano Ghelfi. Discorso diverso al Tg3: potrebbe essere confermato Luca Mazzà, anche se non manca il sostegno alla candidatura di Simona Sala, quirinalista del Tg1.
Anche se l' ad Salini potrebbe pescare da La7 Gianluca Foschi. Per Rai Uno la Lega sarebbe orientata a confermare un nome che gira ormai da mesi, quello di Marcello Ciannamea, mentre per la seconda Rete resta in pole Maria Pia Ammirati, ex vicedirettrice di Rai1, dal 2014 a capo di Rai teche e molto gradita ai grillini. Mentre a Rai3 potrebbe restare Stefano Coletta. Della stima dell' ad - che ha lavorato anche a Discovery e a Sky - godono anche Laura Carafoli e Antonella D' Errico, nonché un dirigente Rai di lungo corso come Carlo Freccero, per il quale si continua a parlare di un possibile ruolo di peso. Ma prima del toto-nomi ci sarà l' urna.
GENNARO SANGIULIANO CON SALVINI E Giuseppe Malara