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    CHE “MESTIZIA” PER IL PD! – LA DEPUTATA DEM LIA QUARTAPELLE SALE SULLE BARRICATE CONTRO L'IPOTESI (ORMAI REMOTA) CHE IL PD APPOGGI LETIZIA MORATTI NELLA CORSA AL PIRELLONE: “IL NOME MORATTI NON È UNA PROPOSTA INNOVATIVA. LA SUA È UNA SCELTA DI SOPRAVVIVENZA” - E, COME “SOTTI-LETTA”, SPINGE PER LE PRIMARIE: “SONO UNA SCELTA DI PARTECIPAZIONE E TRASPARENZA. PURTROPPO TEMO CHE NON SIANO UGUALMENTE SENTITE DAI VERTICI REGIONALI DEL PARTITO…”


     
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    Francesco Moscatelli per www.lastampa.it

     

    lia quartapelle lia quartapelle

    «La strada migliore è coinvolgere i cittadini in una scelta che altrimenti diventa molto complicata. E, cosa peggiore, fredda». Lia Quartapelle, deputata e responsabile Esteri della segreteria nazionale del Pd, milanese, già fondatrice con Pierfrancesco Maran e il consigliere regionale Pietro Bussolati del Circolo 02 Pd, quelli che una decina d’anni fa si definivano orgogliosamente «nativi democratici», continua a pensare che l’unico modo per uscire dal vicolo cieco in cui si è infilato il Pd lombardo sia quello di aprire il dibattito a militanti e simpatizzanti. E questo nonostante i no alle primarie degli alleati, in primis +Europa e SI.

     

    LETIZIA MORATTI LETIZIA MORATTI

    Onorevole Quartapelle, mancano novanta giorni, forse meno, alle Regionali. Il centrodestra è compatto su Fontana. Per le primarie non siete fuori tempo massimo?

    «Il problema non è il tempo. Il percorso delle primarie fa già parte della campagna elettorale: i candidati si confrontano sulle loro idee per la Lombardia, si mobilitano i sostenitori e si lancia un messaggio forte. La candidatura di Fontana è un’operazione di conservazione, quella di Moratti di sopravvivenza, le primarie di partecipazione e trasparenza. Purtroppo temo che non siano ugualmente sentite da tutti i vertici regionali del partito».

     

    LIA QUARTAPELLE LIA QUARTAPELLE

    A Milano il Pd è il primo partito. Come si conquistano i voti in provincia o in periferia?

    «Se la Lombardia fosse una nazione sarebbe il sesto o il settimo Paese europeo per Pil. Eppure in Lombardia in alcune zone montane e della bassa il reddito pro capite è pari a quello di alcune aree della Sicilia. Una proposta di governo della Regione dovrebbe avere come primo punto la pianificazione di una crescita diffusa e sostenibile».

     

    Lei sostiene Pierfrancesco Maran. Qual è il vostro obiettivo?

    «La candidatura di Maran pone due punti politici. Il primo riguarda la Regione Lombardia: sono 30 anni che la destra governa arroccandosi su posizioni di potere, erogando servizi non all’altezza degli sforzi e del lavoro dei cittadini lombardi. Il secondo è come recuperare voti. Noi pensiamo che i primi voti da recuperare siano quelli di chi alle politiche ha votato Terzo Polo. Il nome Moratti non è una proposta innovativa, è una proposta collaudata nel campo della destra».

     

    CARLO CALENDA LETIZIA MORATTI CARLO CALENDA LETIZIA MORATTI

    L’altro nome in campo è quello di Majorino. Con un profilo come il suo il Pd potrebbe dialogare più facilmente coi 5S. Cosa ne pensa?

    «La storia di Maran e Majorino è la storia di due persone che conquistano il consenso. Sarebbe bello vedere un confronto fra due anime del Pd, fra due linee politiche. Le primarie sono una competizione, è vero, ma sono anche lo strumento che permette di tenere insieme un partito».

     

    Qualcuno in questi giorni è arrivato a evocare una rottura del Pd. È un’ipotesi concreta?

    «Notizie esagerate. Di certo noi dobbiamo tornare a discutere di politica, cosa che non facciamo da troppo tempo. Anche questo avvio di congresso è stato troppo silenzioso...».

     

    Qualche candidatura in realtà è già emersa: De Micheli, Bonaccini, Schlein…

    letizia moratti manifestazione pace milano letizia moratti manifestazione pace milano

    «Noi dovremmo ragionare soprattutto di come rappresentare il ceto medio che va impoverendosi. Oggi una famiglia media formata da due dipendenti statali che vivono in una grande città fa fatica ad arrivare a fine mese. Il Pd fa parte dei Socialisti Europei e questa questione dovrebbe impegnarci più di ogni altra. Poi dovremmo parlare della nostra organizzazione: da un modello di partito aperto, contendibile e partecipativo, siamo passati a un’emorragia di partecipazione».

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