Michela Allegri per “il Messaggero”
NELSON PABLO YESTER GARRIDO
Un cartello della droga colombiano, un agente segreto cubano diventato un boss del narcotraffico, in grado di affittare un sottomarino militare per trasportare centinaia di chili di cocaina. Una spy story che s'intreccia con la Capitale: Nelson Pablo Yester Garrido, inseguito dagli Usa da 18 anni e sul quale pende dal 2017 un ordine d' arresto internazionale, è finito in manette all' aeroporto di Fiumicino.
Era arrivato in Italia come turista. Fino a quel momento aveva girato il mondo presentando al gate una decina di passaporti e sfoggiando in ogni Paese un' identità diversa. A Fiumicino è stato fermato allo sbarco poco più di un anno fa: una segnalazione dell' Interpol lo schedava come ricercato dalle autorità federali americane. Ora Garrido, 61 anni, è a Regina Coeli e il 14 febbraio la Corte d'appello di Roma dovrà decidere se trasferirlo oltreoceano, accogliendo da richiesta di estradizione presentata dagli Stati Uniti, dove è accusato di aver organizzato e diretto un traffico di migliaia di chili di droga in Florida.
cocaina 5
All' udienza di ieri, accogliendo un' istanza dei suoi difensori, gli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri, è stato disposto un rinvio perché la documentazione inviata dagli Usa a corredo della domanda non è completa. Garrido dice di essere innocente, racconta di essere un «businessman», ma i giornali di mezzo mondo lo descrivono come «un agente dell' Intelligence cubana», al servizio del regime castrista.
IL FILM
Una vita che sembra la sceneggiatura di un film, tanto che è stata raccontata nel documentario Operation Odessa, presentato al Festival di Miami e che ora è in pole position nelle ultime proposte Netflix. Anno 1989, nel sud della Florida narcotrafficanti, gangster e mafiosi si ritrovano nei nightclub della contea di Miami Dade. Garrido si fa chiamare Tony Yester, è già stato arrestato varie volte. Uscito di prigione, inizia a lavorare con un mafioso russo e con un playboy di Miami.
IL DOCUMENTARIO NETFLIX SU NELSON PABLO YESTER GARRIDO
Verso la fine degli anni Novanta, volano in Russia per comprare un sottomarino per il traffico di cocaina: un acquisto commissionato dai cartelli della droga colombiani. Tony Yester è l' intermediario dell' affare. «Ordine ricevuto. Solo una domanda: il sottomarino lo vuole con o senza missili?»: è la frase cult del docufilm. Nella memoria difensiva depositata dagli avvocati Gentiloni, la sua storia è ripercorsa citando gli articoli di giornali di tutto il mondo.
«Nel 1992 aveva negoziato l'acquisto di 6 elicotteri da artiglieria sovietica per il cartello di Medellin in Colombia». E ancora: «Nel 1997 il New York Times ha riferito che il ruolo di Garrido era supervisionare l' esportazione di cocaina dal Sud America agli Stati Uniti e all' ex Unione Sovietica». Poi, un nuovo alias, Jimmy Gonzalez, e l' accusa di associazione a delinquere e cospirazione per il traffico di stupefacenti.
IL DOCUMENTARIO NETFLIX SU NELSON PABLO YESTER GARRIDO
Nel 1997 Garrido riesce a fuggire dalla prigione. Viene arrestato l' anno dopo in Venezuela. Subito rilasciato, sparisce nel nulla. In realtà, ha raggiunto il Sudafrica. Sul suo passaporto, questa volta, c'è il nome Antonio Lamas. Dice di essere messicano, lavora come commerciante di pezzi di ricambio per aerei. Per alcuni storici - si legge nella memoria - «Garrido si inserisce nel profilo degli agenti di Castro che operavano in Angola: uomini con le abilità per collegarsi con le mafie africane legate al traffico di droga, diamanti, armi».
E infatti, a Johannesburg, Garrido guadagna la fiducia di Glenn Agliotti, sospettato di essere un boss della mafia. A incastrarlo, la partecipazione a un programma tv: un telespettatore lo riconosce. Nel 2002, l' arresto in Sudafrica e la richiesta di estradizione degli Usa: rigettata. Poi, la scomparsa, fino all' arresto a Fiumicino, avvenuto nel 2017. E la nuova richiesta di estradizione.
LA DIFESA
Secondo i difensori di Garrido, le accuse non sono credibili: «Vive pacificamente in Sudafrica da 20 anni, non mette piede negli Stati Uniti da quasi 30. Inoltre, il presunto narcotraffico in grande stile ha fruttato ai suoi complici americani pene basse, senza che il nome del cubano apparisse nelle loro contestazioni come capo della cupola».