Claudio Antonelli per “la Verità”
giovanni tria a porta a porta 3
Ieri, come al solito in differita rispetto al resto del governo, ha parlato il ministro dell' Economia, Giovanni Tria. Ha fatto sapere che «lo spread a 320 punti rispetto al bund non potrà essere sopportato troppo a lungo». Facendo eco a quanto dichiarato l' altra sera il numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti: «con lo spread a 400 molte banche dovranno ricapitalizzarsi».
Il tallone d' Achille della manovra è tutto qui. Non solo perché domani è atteso il responso di Standard & Poor' s, la seconda agenzia di rating dopo il parere negativo (ma con outlook stabile) di Moody' s, ma anche per via del fatto che la settimana prossima si pronuncerà la Bce.
«Ci saranno gli stress test nel prossimo mese: le banche dovranno registrare il livello di capitale, lì si vedrà la situazione e lì vedremo come intervenire», ha aggiunto Tria, rispondendo a una domanda nel corso di Porta a Porta, su quanto a lungo il sistema possa sostenere lo spread ai livelli attuali. «Il problema», ha sottolineato, «è l' incertezza politica, cioè dove l' attuale governo vuole andare a finire, incertezza che porta a ribadire che nessuno mette in discussione l' euro».
MONTE DEI PASCHI
Secondo il ministro «bisognerebbe cominciare a capire quale è una politica corretta in questo momento, invece che domandarsi se dobbiamo o no ridurre il deficit che abbiamo programmato». Rispondendo alle domande di Vespa, Tria ha riconosciuto che la bocciatura della manovra italiana è la prima «da quando esiste l' accordo intergovernativo denominato fiscal compact», ma prima le regole «molto spesso sono state violate», prima da Germania e Francia poi ci sono state le procedure di infrazione a Italia e Francia.
L'ANDAMENTO DEL TITOLO MPS IN 12 MESI
«Credo che la Commissione dovrebbe anche spiegare meglio perché boccia una manovra». È chiaro che metà del governo si aspetta una nuova bufera sulle banche. Basti immaginare che cosa potrà succedere a Mps in caso di spread che veleggiasse sui 400 punti base.
La possibilità che debba avviare un aumento di capitale da 500 milioni non è per nulla campata in aria. Toccherebbe in gran parte al Tesoro che è azionista quasi al 70% mettere mano al portafoglio, ma ciò che probabilmente sta inquietando i vertici dell' istituto è la difficoltà di remunerarsi sul mercato del debito. Una indiscrezione del Sole 24 Ore non smentita racconta che l' istituto senese sarebbe pronto a emettere un bond subordinato da 200 milioni. Il tasso d' interesse sarebbe a doppia cifra. Tantissimo se si immagina che sono valori più vicini al Venezuela. In Italia solo Manutencoop prima della riorganizzazione pagava così tanto.
MONTE DEI PASCHI
Nemmeno Astaldi, il cui bond da 700 milioni, oggi a grave rischio, pagava più del 7,3%. Insomma, il Tesoro in piena battaglia con l' Europa avrà enormi difficoltà a sostenere interventi straordinari per sé (Mps) o su un' altra banca come Carige, anch' essa in difficoltà e in attesa di un importante parere della Bce. Quest' ultima ha in cantiere un ulteriore appuntamento che inevitabilmente rifletterà sfumature politiche.
«C' è un rischio Italia che incombe sul ricalcolo del capital key da parte della Bce», scriveva ieri il Financial Times. La Bce procederà infatti a novembre al ricalcolo del criterio adottato dall' istituto di Francoforte per acquistare attraverso il Qe i debiti sovrani dei Paesi membri in proporzione alla quota che ogni Paese detiene nell' azionariato della Bce stessa.
MARIO DRAGHI
Il presidente Mario Draghi ha più volte assicurato che la Bce procede agli acquisti dei titoli del debito pubblico con «una flessibilità» sufficiente, intervenendo sul mercato secondario in modo selettivo. In tal modo l' istituto di Francoforte ha potuto effettuare massicci acquisti di titoli del debito italiano, evitando pericolosi surriscaldamenti dello spread. Tuttavia, come nota il Financial Times nella sua analisi, «il mese prossimo la Bce aggiornerà tale calcolo per la prima volta in cinque anni», il che rappresenta per la Banca centrale «una decisione difficile in un momento in cui i rapporti tra Roma e Bruxelles sono tesi», ha concluso il quotidiano della City.
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Si comincerà a capire l' aria che tira già da domani. Ieri sera si è svolta la consueta riunione dei governatori delle banche centrali. La prova di forza irrompe in un' agenda già molto densa. E l' irruzione di una nuova potenziale crisi arriva nel momento peggiore, con una congiuntura europea che peggiora, i mercati che vacillano e la Bce deve fare i conti con l' impatto di Brexit e guerra dei dazi.
Draghi mai avrebbe voluto che questa fine di 2018 vedesse un simile ingorgo di problematiche. Doveva essere il momento del completamento dell' Unione bancaria, ora a rischio, e dell' uscita dalle misure di emergenza monetaria, dal quantitative easing ai maxiprestiti alle banche. Lo spread ieri sopra 320 costringerà i governatori, che già ieri si sono confrontati a cena, a fare il punto. Draghi, nella conferenza stampa di giovedì prossimo, sarà chiamato a confermare, o meno, la sua recente valutazione secondo cui dall' Italia non c' è contagio.
GIUSEPPE CONTE PAOLO SAVONA
Tanto più ora che persino il ministro degli Affari europei Paolo Savona evoca un contagio chiedendo la protezione della Bce. Mentre Tria si è limitato a smentire una eventuale patrimoniale «perché deprime il mercato», senza aggiungere una strategia in caso di ricapitalizzazioni bancarie. Soprattutto di Mps.
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