Giulio De Santis per www.corriere.it
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Un giorno Sofia, 38 anni, invia un curriculum per lavorare come traduttrice di russo e ucraino, nonché di inglese, in Procura. E, come in un film, realizza il sogno che aveva fin da bambina. S ofia (nome di fantasia) si ritrova infatti catapultata in un mondo parallelo popolato da agenti segreti, colonnelli dei carabinieri che sono anche sacerdoti, operazioni antiterrorismo top secret e sette sataniche. In questa realtà la 38enne indossa anche lei i panni di 007 dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna), membro del team «Argo», con il ruolo di «analista strategica itinerante» chiamata a sventare attacchi terroristici. Solo che tutto è finto.
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A costruirle la trama sono i due poliziotti che leggono il suo curriculum. Il primo è Luciano Serranò, 47 anni, assistente capo della polizia a Siracusa. Vede Sofia, se ne innamora, è ricambiato. La scintilla accende la fantasia del poliziotto: Serranò, sposato, si ritaglia il ruolo di agente dell’Aise, fa finta di arruolarvi Sofia, crea il fantomatico gruppo «Argo», falsifica documenti, le affida incarichi - per esempio studiare cellule terroristiche in realtà inesistenti - impersona personaggi da leggenda come don Giuseppe Barillà, colonnello ma pure sacerdote, 12 lingue parlate.
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L’altro componente di «Argo» è Carlo Parini, 60 anni, vice commissario, in passato noto alle cronache come «il cacciatore di scafisti». Ora entrambi rischiano il processo per stalking e falso, dopo la chiusura indagine del pm Roberto Rossi. Sofia, infatti, a un tratto vuole troncare i rapporti. I poliziotti si spaventano temendo che venga fuori la verità, ma lei, grazie all’aiuto della sorella carabiniere e della sua amica Bo Guerreschi, presidente dell’associazione «Bont’worry», li denuncia.
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La storia - ricostruita dalle Procure di Roma, Siracusa e Arezzo - inizia il 26 agosto del 2018, quando Sofia manda un curriculum a Siracusa per lavorare come traduttrice. A visionarlo Serranò e Parini, da anni a Siracusa come capo del Gicic (Gruppo interforze contrasto immigrazione clandestina). I due propongono alla 38enne di lavorare per loro, agenti dell’Aise. Lei accetta, con Serranò si innamorano. Per dare sostanza alla trama, le fanno conoscere due 007 veri, uno dei servizi britannici e l’altro dell’Europol. Poi un giorno Sofia riceve la telefonata di don Barillà (in realtà Serranò con la voce camuffata), che afferma di essere un sacerdote.
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Intanto, si trasferisce a Roma per seguire per un anno un master al Casd, il massimo organo di formazione per le forze armate. Nella Capitale l’amore scricchiola. Serranò, geloso, le racconta di averle installato nello smartphone il software dei servizi segreti Geronimo, che cancella attività sconvenienti sul web. Perché? Per proteggerla, dice, da un passato che ignora: non sa che la sua migliore amica e il suo ex fidanzato sono stati a capo di una setta satanica infiltrata dai russi. Menzogne inventate per tenerla sotto controllo. Il finto don Barillà la richiama, rivelando di essere anche un colonnello dei carabinieri. Dal nulla i due fondano «Argo» e affidano a Sofia l’operazione anti-terrorismo Kader (inventata). Arruolata con tanto di tesserino. Ma Serranò è morboso e lei lo lascia. I due poliziotti, spaventati, rivogliono i documenti. Contattano la sorella di Sofia. Che, però, li denuncia alla Procura di Roma.
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Ma non ci sono solo i problemi legati alla gelosia di Serranò a inquietare Sofia. La traduttrice, in un primo momento, non dice niente riguardo alla remunerazione. Poi, però, con il passare dei mesi pretende un compenso. Sbotta con i due poliziotti: «State voi senza stipendio». Protesta che impone a Serranò e Parini di intervenire per cercare di calmare la donna. Allora lavorano di fantasia. Come sempre. Preparano un documento (falso) della Presidenza del Consiglio, protocollato all’Aise, che inviano a Sofia, con su scritto che presto sarebbero arrivati i tanto attesi stipendi. Nel giro di qualche settimana le vengono accreditati circa sei mila euro. Da dove proviene il denaro? Dai conti di Parini. Che fa un bonifico dal suo conto corrente. Però per far sembrare che a pagare sia l’Aise, scrive nella causale: «Fondi intelligence». Sofia, questo denaro, non lo ha mai toccato.
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