Alessandro Bocci per corriere.it
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Avanti a braccetto, il Giappone sorprendentemente primo e la Spagna delle meraviglie, ridimensionata, seconda. Una notte pazzesca dentro il fantascientifico Khalifa International Stadium in cui la Roja, sino adesso la più bella del reame, rischia persino l’eliminazione e per qualche minuto, nell’alternanza dei risultati con l’altra partita del girone, Costa Rica-Germania, scivola drammaticamente al terzo posto. Come può la squadra che ha sbranato proprio la Costa Rica all’esordio perdere con il Giappone, si chiederanno per chissà quanto i tedeschi, condannati da questo risultato («Che vergogna!», titola la Bild ). Si agita il sospetto del biscotto, che va sempre molto di moda durante i Mondiali.
Ma la Spagna rischia l’osso del collo. Troppo per volere fare un favore a qualcuno o un dispetto a qualche altro. La faccia spettrale di Luis Enrique, dopo l’uno-due giapponese, vale più di mille parole. Resta il fatto che la Roja da seconda troverà il Marocco negli ottavi di finale e non la Croazia e nei quarti eviterà il Brasile.
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Ma questa è soprattutto la notte dei samurai blu. Quella del Giappone è un’impresa. Come contro la Germania va sotto nel primo tempo, ma con due cambi azzeccati nell’intervallo l’allenatore Moriyasu trasforma la sua squadra. Dalla panchina entrano Doan, che aveva spaccato la partita anche contro i tedeschi, e Mitoma. L’iniziale e prudente 5-3-2 diventa uno spregiudicato 4-3-3. La ripresa è completamente diversa dal primo tempo. Doan segna il pareggio, Mitoma rimette al centro un pallone disperato che Tanaki trasforma nel sorpasso che fa piangere di gioia i tifosi del Sol Levante. Il gol viene benedetto dalla Var dopo una lunga e spasmodica attesa.
La Spagna non riesce più a raddrizzarla nonostante Luis Enrique mandi in campo quasi tutti i titolari, compreso Asensio al posto di Morata, nel tentativo di arraffare il 2-2 con il palleggio di qualità. Niente da fare. Il muro giapponese tiene. La Spagna ha una sola vera opportunità al novantesimo, ma Dani Olmo tira mollemente su Gonda in uscita. Quando la Germania segna il quarto gol, la Spagna si rilassa. L’ha scampata bella.
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Ma Luis Enrique si dovrà interrogare in vista dell’ottavo di finale contro il Marocco in programma martedì all’Education City. La bellezza non basta. Serve la concretezza. Anche stavolta la Roja stravince la gara del possesso palla, arrivando all’82 per cento, ma conduce male le danze. L’asturiano, pensando agli ottavi di finale, decide che quella con il Giappone, la terza gara in nove giorni, è l’occasione per cambiare pelle: cinque uomini nuovi dal primo minuto rispetto alla sfida dispendiosa con la Germania. Ma la filosofia è sempre la stessa: gioventù, possesso, bellezza. Nella nuova Spagna ci sono 4 under 21, Balde e Nico titolari per la prima volta qui al Mondiale, mentre Gavi e Pedri sono il manifesto programmatico di Luis.
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Il primo tempo è tutto nelle mani della Spagna che colpevolmente dopo la rete di Morata, la terza in tre partite, si accontenta di gestire il pallone senza però preoccuparsi di chiudere i conti. Così il Giappone rinasce con un secondo tempo strepitoso per volontà e intensità e vince un girone di ferro in cui partiva battuto. L’orgoglio di un popolo. La festa è tutta qui. La Spagna forse ci guadagna da questa sconfitta, ma la figuraccia è colossale.
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