Antonio Bravetti e Niccolò Carratelli per "La Stampa"
sergio mattarella mario draghi quirinale by macondo
Sarà anche inamovibile, come dicono in tanti, perché l'unico in grado di tenere in piedi questo governo e portare a termine la legislatura. Ma, a pochi giorni dalla prima votazione per il Quirinale, il nome di Mario Draghi resta il più forte nella corsa alla presidenza della Repubblica.
Con una condizione che tutti hanno chiara: prima di farlo trasferire da un palazzo all'altro, bisogna trovare un accordo sul suo sostituto. Individuare qualcuno in grado, innanzitutto, di allontanare il rischio di elezioni anticipate, condizione imprescindibile per convincere i parlamentari a eleggere il premier come capo dello Stato.
Poi, ovviamente, capace di garantire continuità nell'azione di governo sugli obiettivi fissati nel Pnrr. In quest'ottica, sembra più probabile che la scelta ricada su un'altra figura tecnica.
filippo patroni griffi
Gli outsider
L'ultima suggestione, anche solo per il fatto che ieri Draghi lo ha incontrato, ha la faccia di Filippo Patroni Griffi, presidente uscente del Consiglio di Stato e prossimo giudice della Corte costituzionale. In passato è stato anche ministro della Pubblica amministrazione nel governo di Mario Monti, nonché sottosegretario a palazzo Chigi con Enrico Letta premier. Quindi, ha buoni rapporti sia con l'attuale segretario del Pd, che con il capo del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte. E il suo profilo non incontrerebbe resistenze nemmeno nel centrodestra di governo.
luigi di maio elisabetta belloni
L'altra new entry, nel totopremier collegato alla partita del Quirinale, è Elisabetta Belloni, attuale capo del Dis, i nostri servizi di intelligence: scelta personalmente da Mario Draghi, che di lei si fida molto e ha grande stima.
Diplomatica di lungo corso, in passato segretario generale alla Farnesina, più volte accostata a incarichi di governo. Ipotesi suggestiva, che circola nei corridoi di Montecitorio, ma poco probabile, visto il delicato ruolo che ricopre da meno di un anno.
daniele franco in aula per il voto sulla manovra 2021
I ministri Poi ci sono i ministri in carica, che sperano, o temono, il grande salto. Il primo nome che viene in mente è quello del ministro dell'Economia Daniele Franco. Forse la figura più schiva dell'attuale governo: si vede pochissimo e parla in pubblico il minimo indispensabile.
Lui per primo non avrebbe alcuna voglia di trasferirsi a palazzo Chigi. Ma, del resto, non aveva la minima intenzione di fare il ministro, prima che Draghi lo chiamasse per affidargli il Tesoro. Il premier lo conosce dai tempi della Banca d'Italia e di lui si fida, ma non è il suo il nome più caldo.
marta cartabia atreju
Con maggiore insistenza, infatti, si fa quello di Vittorio Colao, ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale. A palazzo Chigi lo chiamano "mister Green pass", viene considerato una garanzia anche sul fronte del percorso di attuazione del Pnrr. Il suo passato da manager, alla guida di Vodafone, gli conferisce anche una certa statura internazionale.
Giuseppe Conte, quando era premier, lo aveva messo a coordinare la task force di esperti per la ripartenza dell'Italia post pandemia. Chissà che quell'esperienza non possa tornargli utile in questo 2022.
RENATO BRUNETTA MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO - PRIMA PAGINA IL FATTO QUOTIDIANO 8 DICEMBRE 2021
Per quanto vengano date in salita le quotazioni di Colao, tanto risultano in discesa quelle di Marta Cartabia, ministra della Giustizia, i cui rapporti con Draghi pare si siano raffreddati nell'ultimo periodo. Un segnale in questo senso sarebbe lo stop, senza apparente spiegazione, della sua riforma dell'ordinamento giudiziario, terzo pilastro tra quelle di sua competenza indicate nel Pnrr. Il testo è pronto da un mese, ma non è stato ancora approvato in consiglio dei ministri.
I politici
La strada che porta a un nuovo premier politico, d'altra parte, gira intorno al ruolo della Lega. Dentro o fuori dal governo? Nel secondo caso, potrebbero salire le quotazioni di Dario Franceschini. Il ministro della Cultura, che ha già sfiorato palazzo Chigi in passato, è il maggior avversario di un ticket tecnico: con Draghi al Quirinale, è il suo ragionamento, al governo servirebbe un politico.
mariagloria fontana e il ministro dario franceschini foto di bacco
Se l'elezione di Draghi portasse a una frattura con la Lega, a palazzo Chigi potrebbe nascere un esecutivo a maggioranza "Ursula", da Leu a Forza Italia. In Parlamento c'è già chi prova a fare i calcoli e il governo Franceschini, sulla carta, potrebbe contare su di un'ampia maggioranza: 440 voti a Montecitorio e 234 a palazzo Madama.
In alternativa, c'è l'ipotesi di far tornare Paolo Gentiloni. Traslocando da Bruxelles a Roma, libererebbe il posto di commissario europeo per gli Affari economici, innescando un valzer di poltrone che potrebbe tornare utile a riequilibrare i rapporti tra le forze politiche. Diverso il discorso per il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.
GENTILONI RENZI
Ex renziano, della corrente di Base riformista, quasi cinquanta tra deputati e senatori. Uomo vicino e ascoltato dall'attuale premier, uno dei maggiori sponsor dell'ascesa di Draghi al Quirinale. Il suo nome circola da tempo, anche se lui nei colloqui privati ci ride su.
MARIO DRAGHI LORENZO GUERINI
Uno scenario diverso, con la Lega ancora al governo, o proprio con l'obiettivo di tenercela, potrebbe vedere protagonista Franco Frattini, appena eletto presidente del Consiglio di Stato. Non dispiace ai 5 stelle, coltiva buoni rapporti con Letta, Di Maio e D'Alema. Vanta una fitta rete di relazioni internazionali, coltivate da ministro degli Esteri e da commissario europeo.
Sebbene si sia allontanato negli anni da Berlusconi, pare che l'ex Cavaliere lo vedrebbe di buon occhio a palazzo Chigi. C'è poi Giancarlo Giorgetti, il ministro dello Sviluppo economico, forte di un ottimo rapporto con Draghi e Di Maio. Ma, con lui a capo del governo, la Lega si troverebbe a vivere un terremoto interno dagli esiti più che incerti.