Estratto dell’articolo di Marco Carta per www.repubblica.it
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La gavetta accanto al re del porno Riccardo Schicchi, il marito di Eva Henger. Poi la celebrità grazie a Massimo Marino, personaggio di culto delle tv locali capitoline. Era stato il suo programma ViviRoma a far conoscere Alessandro Di Stefano, che gli appassionati delle “notti porcine”, come le chiamava Marino, avevano imparato a chiamare Alexstanco. Dopo la fama, ora per Di Stefano ora sono arrivati i guai.
Il 56enne, infatti, è finito in carcere con l’accusa di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Avrebbe favorito e tollerato — così sostiene la procura — la prostituzione dentro il suo night club Elite 2 di via dell’Umiltà, il tempio capitolino della lap dance, a pochi passi da Fontana di Trevi, che ieri è stato posto sotto sequestro da polizia e finanza. Le stesse accuse sono state formulate al cassiere Santo Vita, per il quale il gip ha disposto il divieto di dimora a Roma.
Ballerine provocanti e i drink doppi. Poi gli spettacoli hot e il sesso a pagamento nel privé: “Se arrivano i controlli dite che i clienti non vi possono toccare, solo un minimo sulle gambe. Ufficialmente i privé esistono solo per fare le bottiglie di champagne”. Le indagini sull’Elite 2 iniziano nell’ottobre del 2023 quando la polizia locale effettua un blitz nello strip club. È in quell’occasione che gli agenti incontrano “Jessica”, nome d’arte di una delle ragazze che lavora nel night.
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La sua testimonianza è decisiva per ricostruire il sistema di sfruttamento messo in piedi da Alexstanco, che iniziò la sua esperienza nel mondo della notte nel 1995, gestendo l’Elite di via Sicilia insieme a Schicchi. "Formalmente — così si legge nelle carte — il night club offriva alla clientela spettacoli di lap dance accompagnati da consumazioni, ma le indagini hanno svelato che i suddetti locali, che accoglievano i clienti in modo riservato, in realtà erano destinati al compimento di atti sessuali”.
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Dentro i privé, denominati Giappone, Thailandia ed Egitto, i clienti potevano appartarsi con le ragazze, circa dieci quelle ascoltate dagli investigatori, che una volta assunte venivano ribattezzate con un nome esotico: Dea, Malizia, Chloe o Ilary. A loro spettavano tra i 30 e i 60 euro al giorno, oltre alle percentuali sullo spettacolo nei privé. La tariffa, per i clienti più esigenti, era fissa: 60 euro per 10 minuti, un quarto d’ora a 80 euro. Mentre per mezz’ora 180 euro.
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Alexstanco, già in passato accusato degli stessi reati, dava alle ragazze, quasi tutte straniere, precise direttive in caso di controlli: «(il cliente) deve essere completamente vestito, le parti intime no. Se ti trovano a fa privé che stai a fa? (Devi dire ndr) niente, sto a fa un’esibizione, non dire mai che dividi i soldi con il locale. Non dire mai privé».
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