Estratto dell'articolo di Articolo di Cade Metz per il “New York Times”, pubblicato da “Internazionale”
SAM ALTMAN - CEO OPEN AI
La prima volta che ho incontrato Sam Altman era l’estate del 2019, pochi giorni dopo che la Microsoft aveva accettato d’investire un miliardo di dollari nella OpenAi, la startup da lui fondata quattro anni prima. […]
Più tardi, mentre sorseggiava un vino dolce al posto del dessert, Altman ha pragonato la sua azienda al progetto Manhattan, il programma di ricerca militare che portò alla realizzazione delle prime bombe atomiche. Come se stessimo chiacchierando del meteo, mi ha detto che l’impegno statunitense per costruire la bomba atomica era “paragonabile al progetto dell’OpenAi, era ambizioso come il nostro”.
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Secondo lui, l’intelligenza artificiale generale porterà al mondo un benessere e una ricchezza mai visti prima. Ma era anche preoccupato perché le tecnologie che la sua azienda stava sviluppando avrebbero potuto provocare gravi danni, per esempio diffondendo disinformazione o cancellando posti di lavoro. O addirittura distruggendo il mondo per come lo conosciamo. […]
Nel 2023 le persone cominciano a chiedersi se Sam Altman non sia stato più lungimirante di quanto lui stesso immaginava. Oggi l’OpenAi ha lanciato online il programma ChatGpt, che mette a disposizione di chiunque abbia una connessione a internet una tecnologia in grado di rispondere a complessi quesiti di chimica organica, scrivere una tesina su Marcel Proust o generare un software capace di far nevicare sullo schermo di un portatile, il tutto in modo simile a un essere umano.
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E quando molti si sono resi conto che questa tecnologia può essere anche uno strumento per diffondere disinformazione o per convincere le persone a fare cose che non dovrebbero fare, qualcuno ha accusato Altman di essere un incosciente. […]
Ma Altman non è d’accordo. “Se anche in futuro questi programmi dovessero realizzare tutte le nostre speranze, per ora il clamore che hanno suscitato è davvero esagerato”, mi ha detto pochi giorni fa. […]
NIRVANA E APOCALISSE
Molti ricercatori ed esperti nel campo dell’intelligenza artificiale considerano ChatGpt uno strumento fondamentale come la creazione dei motori di ricerca o dell’iPhone. Pochi però concordano sul futuro di questa tecnologia. Secondo alcuni darà vita a un’utopia in cui ognuno avrà a disposizione tutto il denaro e il tempo di cui ha bisogno. Secondo altri potrebbe distruggere l’umanità. Altri ancora sostengono che non è potente come sembra e ribadiscono che né il nirvana né l’apocalisse sono vicini.
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Altman, 37 anni, originario dei sobborghi di St. Louis, […] incarna in un certo senso tutte queste opinioni apparentemente contraddittorie, sperando di tenere in equilibrio la miriade delle possibilità mentre guida nel futuro questa tecnologia strana, potente e imperfetta. Per questo è spesso criticato da più parti. […]
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Durante la cena del 2019 Altman aveva parafrasato Robert Oppenheimer, direttore del progetto Manhattan, convinto che la bomba atomica fosse un passaggio inevitabile del progresso scientifico. “La tecnologia succede perché è possibile”, aveva detto, facendomi notare che lui e Oppenheimer sono nati lo stesso giorno. Secondo Altman l’intelligenza artificiale arriverà in un modo o nell’altro, farà cose meravigliose che neanche lui riesce a immaginare e troveremo dei modi per limitare eventuali danni.
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Questo atteggiamento riflette la sua vita, che è stata una scalata ininterrotta verso la ricchezza, alimentata dal talento personale, ma anche da un po’ di fortuna. Ha senso che una persona così sia ottimista. In ogni caso, ha preparato un’uscita di sicurezza: nei contratti con gli investitori come la Microsoft, il consiglio d’amministrazione dell’OpenAi si riserva il diritto di fermare tutto in qualsiasi momento.
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[…] Altman passa i fine settimana nella sua tenuta a Napa, in California, dove i braccianti coltivano uva e allevano bestiame. Normalmente l’imprenditore e il suo compagno, Oliver Mulherin, un ingegnere informatico australiano, abitano sulla Russian hill, nel cuore di San Francisco. Il venerdì, però, si trasferiscono nella tenuta […] altman convive con le contraddizioni anche nel suo rifugio di campagna: è un vegetariano che alleva bovini. Al suo compagno piacciono, racconta.
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[…] Altman è un tipico prodotto della Silicon valley della metà degli anni dieci, un periodo di crescita rapida ed entusiasta. Tra il 2014 e il 2019, nel ruolo di presidente della Y Combinator, un’azienda che aiuta le startup ad avviare la loro attività, ha affiancato molte imprese ed è stato abbastanza accorto da investire personalmente in alcune di quelle che poi sarebbero diventate famose, come Airbnb, Reddit e Stripe. Si vanta di saper riconoscere il momento in cui una tecnologia sta per raggiungere un punto di crescita esponenziale e di saperne approfittare.
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[…] Non è spinto solo dai soldi. […] mi ha detto che non possiede azioni dell’OpenAi. Dall’azienda riceve solo un compenso di circa 65mila dollari all’anno – “il minimo per l’assicurazione sanitaria”, commenta – e mantiene una piccola fetta di un vecchio investimento fatto dalla Y Combinator.
Il suo vecchio mentore Paul Graham, fondatore della Y Combinator, spiega così le motivazioni di Altman: “Perché sta lavorando a qualcosa che non lo farà diventare più ricco? Tanto per cominciare, molte persone lo fanno quando hanno accumulato ricchezza a sufficienza, e questo probabilmente è il caso di Sam. E poi gli piace il potere”.
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SPAZIO SICURO
Alla fine degli anni novanta la John Burroughs school, una scuola privata intitolata al naturalista e filosofo statunitense dell’ottocento, invitò un consulente indipendente perché osservasse la vita quotidiana nel campus di St. Louis. Dal rapporto del consulente emergeva una critica significativa: gli studenti trasudavano omofobia.
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All’inizio degli anni duemila Altman, studente di 17 anni della John Burroughs, si mise in testa di cambiare la cultura della scuola, convincendo gli insegnanti ad attaccare sulle porte delle aule dei cartelli con scritto “Spazio sicuro”, per prendere posizione a sostegno degli studenti gay come lui. Fece coming out nel suo ultimo anno di scuola e ha raccontato che quando era adolescente St. Louis non era un posto facile per chi era gay.
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Agli occhi di Georgeann Kepcher, che insegnava informatica, Altman era uno degli studenti più brillanti del suo corso: “Aveva creatività e capacità di guardare lontano, che si combinavano con l’ambizione e la capacità di convincere gli altri ad aiutarlo a realizzare le sue idee”. […]
Anche Graham, che ha lavorato per dieci anni con Altman, ha notato quella capacità di persuasione: “Ha un’abilità naturale a convincere le persone a fare le cose. Forse non era una dote innata, ma di certo l’aveva già sviluppata pienamente prima dei vent’anni. Ho incontrato Sam per la prima volta quando aveva 19 anni e ricordo che pensai: ‘Probabilmente anche Bill Gates doveva essere così’”.
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I due si sono conosciuti nel 2005, quando Altman fece domanda per entrare alla Y Combinator. Ottenne il posto e anche un finanziamento iniziale di diecimila dollari. Dopo il suo secondo anno all’università di Stanford lasciò gli studi per costruire la sua nuova azienda, la Loopt, una startup nel campo dei social network che consentiva alle persone di condividere la loro posizione con gli amici e la famiglia.
Oggi racconta che durante il breve periodo passato a Stanford ha imparato più cose nelle notti passate a giocare a poker che durante i corsi universitari. Dopo il primo anno aveva lavorato nel laboratorio d’intelligenza artificiale e robotica sotto la supervisione del professor Andrew Ng, che in seguito avrebbe fondato il laboratorio d’intelligenza artificiale di Google. Il poker però gli ha insegnato come capire le persone e soppesare i rischi. “È un gioco fantastico”, mi ha detto mentre passeggiavamo nella tenuta di Napa.
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Dopo aver venduto la Loopt per una cifra abbastanza modesta, entrò alla Y Combinator. Tre anni dopo Graham lasciò la presidenza dell’azienda e indicò come suo successore Altman, che allora aveva 28 anni, con grande sorpresa di molte persone nel settore tecnologico. Altman non è un programmatore informatico né un ingegnere o un ricercatore nel campo dell’intelligenza artificiale.
Ma è la persona che di solito stabilisce le priorità, mette insieme i gruppi di lavoro e conclude gli accordi. […] Ha anche cominciato a lavorare a diversi progetti esterni, tra cui l’OpenAi, che ha fondato come organizzazione senza scopo di lucro nel 2015 insieme a un gruppo di cui faceva parte anche Elon Musk.
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[…] Secondo il suo fratello minore, Max, era convinto di essere una delle poche persone in grado di cambiare il mondo attraverso la ricerca sull’intelligenza artificiale. Nel 2019, mentre le attività nei laboratori dell’OpenAi stavano per decollare, Altman ha assunto la guida dell’azienda, dimettendosi dalla presidenza della Y Combinator per concentrarsi su un’impresa con meno di cento dipendenti che non sapeva come fare a pagare le bollette. […]
Secondo Greg Brockman, presidente dell’OpenAi, il vero talento di Altman è intuire cosa vuole la gente. […] “Quello è l’algoritmo che usa di continuo”. L’accordo con la Microsoft ha messo l’OpenAi al centro di un movimento destinato a cambiare tutto, dai motori di ricerca alle applicazioni per la posta elettronica. E sta succedendo a una velocità che sorprende perfino chi si occupa di questa tecnologia da decenni.
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Nel pieno della frenesia, Altman mantiene la solita calma, anche se dichiara di usare ChatGpt per poter sintetizzare velocemente la valanga di email e documenti che riceve ogni giorno. Kevin Scott è convinto che alla fine Altman sarà considerato al pari di Steve Jobs, Bill Gates e Mark Zuckerberg. “Sono persone che hanno lasciato un segno indelebile nella struttura stessa del settore tecnologico e forse in quella del mondo”, ha detto.
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Il problema è che, a differenza dei tempi in cui la Apple, la Microsoft e la Meta conquistavano il mercato, oggi le persone sanno molto bene in che modo la tecnologia può cambiare il mondo e quanto, però, può essere pericolosa. […]
Altman è convinto che gli altruisti efficaci abbiano giocato un ruolo importante nell’ascesa dell’intelligenza artificiale avvertendo il settore dei possibili rischi. Ma pensa che stiano esagerando nell’indicare i pericoli. Mentre l’OpenAi sviluppava ChatGpt, molte altre aziende, comprese Google e la Meta, stavano costruendo una tecnologia simile. Ma sono stati Altman e l’OpenAi a scegliere di condividerla con il resto del mondo.
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Molti hanno criticato questa decisione, sostenendo che avrebbe innescato una corsa a rendere disponibile una tecnologia ancora imperfetta e potenzialmente in grado molto presto di alimentare la disinformazione. Il 4 aprile in Italia il garante della privacy ha temporaneamente bloccato ChatGpt, citando rischi legati alla privacy e timori che i minori possano essere esposti a materiali sessualmente espliciti.
UN DECOLLO MOLTO LENTO
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Altman sostiene che, invece di sviluppare e collaudare la tecnologia a porte chiuse, è più sicuro condividerla un po’ alla volta in modo che tutti possano comprenderne meglio i rischi. Dovrebbe essere un “decollo molto lento”, mi ha detto. Quando gli ho chiesto se una macchina in grado di fare tutto quello che fa un cervello umano finirà per azzerare il prezzo della manodopera, ha detto che non riesce a immaginare un mondo in cui l’intelligenza delle persone sia inutile.
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Anche se dovesse sbagliarsi, è convinto che saprà farsi perdonare. Ha modellato l’OpenAi come un’azienda che mette un limite ai profitti. Così è riuscito a raccogliere finanziamenti per miliardi di dollari promettendo i profitti agli investitori come la Microsoft. Questi guadagni però hanno un limite, e qualsiasi ricavo extra sarà reinvestito nel ramo senza scopo di lucro dell’OpenAi, […]Altman è convinto che l’azienda intercetterà gran parte della ricchezza del mondo attraverso la creazione dell’intelligenza artificiale generale e che poi la ridistribuirà alle persone.
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[…] Anche se l’intelligenza artificiale generale dovesse creare tutta questa ricchezza, Altman non ha ancora ben chiaro in che modo l’azienda potrà ridistribuirla. I soldi potrebbero avere un significato completamente diverso in questo mondo nuovo. Ma, come mi ha detto una volta: “Ho la sensazione che l’intelligenza artificiale generale potrebbe aiutarci a capire come fare”.
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