Gianluca Paolucci per “la Verità”
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Sekunjalo Development Foundation, la fondazione sudafricana che nei documenti della Commissione Ue risulta il principale finanziatore della Fight Impunity di Pier Antonio Panzeri, ha donato nel 2020 un totale di 4,5 milioni di Rand (circa 250.000 euro al cambio attuale) alla Ong a centro dello scandalo di corruzione che sta scuotendo le istituzioni europee. A dichiararlo è Iqbal Survé, discusso imprenditore sudafricano a capo del gruppo Sekunjalo. Il rapporto tra Survé e la Ong di Panzeri sarebbe nato durante il World Economic Forum di Davos, in Svizzera.
Il nome della Sekunjalo Development Foundation compare nel parere rilasciato dal Comitato etico indipendente nel dicembre del 2020, che dà il via libera all'ex commissario Dimitris Avramoupolos per collaborare con Fight Impunity e ricevere dalla Ong un compenso per la sua attività. Il documento del Comitato etico non indica però le cifre, limitandosi a indicare la fondazione sudafricana come «principale finanziatore» della Ong di Panzeri. Survé, imprenditore molto discusso in patria, spiega di essere di essere stato avvicinato da «un referente» della Ong a margine di un incontro del World Economic Forum di Davos.
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«Le successive conversazioni hanno portato alla richiesta formale di Fight Impunity di una donazione da parte della Sekunjalo Development Foundation (Sdf) nel corso del 2020. Un totale di 4,5 milioni di rand è stato donato a Fight Impunity tra giugno e settembre del 2020», ha dichiarato l'imprenditore in una risposta scritta alle richieste della testata sudafricana Daily Maverick.
Nella nota Survé aggiunge di «non poter commentare» il fatto di essere stato il principale finanziatore di Fight Impunity ma che questi «sono gli unici fondi forniti» alla Ong di Panzeri, quella che «Sdf riteneva essere una credibile e legittima organizzazione coinvolta nella lotta al traffico di esseri umani e agli abusi su detenuti, nonché il ripristino di pace e giustizia».
Sdf è una fondazione attiva prevalentemente in Africa ma «non è inusuale per le fondazioni (che fanno capo Survé, ndr) fare donazioni a organizzazioni al di fuori dell'Africa, dato che le fondazioni sono delle entità globali e effettuano donazioni per molte cause diverse in varie parti del mondo». In effetti, il Sekunjalo Group compare anche nell'elenco dei finanziatori della campagna elettorale di Hillary Clinton per le presidenziali americane del 2016.
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Eppure, nel sito del gruppo Sekunjalo le attività filantropiche sono elencate in una pagina dedicata e a proposito della Sdf si riporta che l'attività della fondazione è focalizzata sui «bisogni socio-economici delle comunità nelle quali (il gruppo Sekunjalo, ndr) porta avanti le sue attività». Ovvero, prevalentemente il Sudafrica e gli altri paesi della regione, altri paesi africani e alcuni paesi del Golfo come Qatar, Arabia Saudita ed Emirati.
Il legame tra il gruppo Sekunjalo e il Qatar è stato paventato anche da un commento apparso sul Jerusalem Post nei giorni scorsi e scritto dal presidente di Ngo Monitor, Gerald M. Steinberg. Nell'articolo, lo studioso prende spunto dallo scandalo di Fight Impunity per sottolineare come l'Unione europea abbia la necessità di un meccanismo di supervisione delle Ong e porre fine a un sistema che ha consentito ad alcune organizzazioni di esercitare una influenza anche a livello politico senza dover rendere conto del proprio operato.
MEME QATARGATE BY MACONDO
Nella sua replica, Survé sottolinea che «a oggi, le fondazioni (che fanno capo allo stesso Survé, ndr) hanno avuto un impatto positivo su oltre 100 milioni di persone in Europa, Usa, Asia e Africa con donazioni per oltre 100 milioni di dollari». Malgrado siano basate in Sudafrica, «hanno finanziato anche organizzazioni svedesi come la World Children Prize for the Rights of the Child».
L'uomo d'affari sudafricano, che si presenta come «imprenditore e filantropo», è da anni oggetto di forti critiche per l'uso disinvolto di fondi pubblici in iniziative del suo gruppo e per i legami con la politica, in particolare con l'elite dell'Anc, il partito che fu di Nelson Mandela e che è rimasto ininterrottamente al potere in Sudafrica dalla fine dell'Apartheid a oggi malgrado i numerosi scandali che hanno coinvolto i suoi esponenti di punta. Il salto di qualità il gruppo Sekunjalo lo effettua nel 2013, quando acquista uno dei principali gruppi dei media del Paese, l'Independent Media Group (Img) per circa 200 milioni di dollari.
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All'epoca, si disse che parte dei fondi necessari per l'operazione sarebbero arrivati proprio dal Qatar, anche se Survé ha smentito. Nel consorzio c'erano invece i fondi pensione di due importati sindacati sudafricani e un investitore cinese, oltre a una quota del fondo statale di sviluppo Pic. Recentemente, il gruppo Sekunjalo ha portato di fronte all'autorità per la concorrenza sudafricana nove tra le principali banche del Paese che avevano chiuso i conti del gruppo oppure messo delle limitazioni alle movimentazioni di fondi per ragioni reputazionali legate alle varie vicende anche giudiziarie nelle quali è stato coinvolto. Il tribunale nel settembre scorso ha imposto alle banche la ripresa della regolare attività con Sekunjalo, ma ha escluso dalla sua decisione un conto personale di Survé presso Nedbank.
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