Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”
acchiappavirus
Gli acchiappa virus, così vengono chiamati. Ma questo lavoro è tutt'altro che un gioco. Non fosse altro che dal successo del loro operato dipende la salute di milioni di persone. Hanno un compito complicato: individuare chi è venuto a contatto con i malati di Coronavirus, con l'obiettivo di salire in cima alla catena dei contagi. Trovare il primo anello, il cosiddetto paziente 0. O più in generale rintracciare i positivi, isolarli ed evitare il diffondersi del Covid-19. Questa la loro missione. La regione Lombardia ha una squadra composta da 20 medici igienisti e 60 assistenti sanitari.
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DETECTIVE
«Un'eccellenza», spiega Giulio Gallera, assessore al welfare. Per gli 80 acchiappa virus sono giorni intensi. Non c'è tempo per fermarsi. Il loro è un lavoro da detective. Il paziente 0 è stato il primo a cui hanno dato la caccia. Si tratta dell'individuo da cui si sarebbe originato il contagio in Lombardia. Purtroppo non è stato ancora rintracciato. E più passa il tempo e meno importante diventa la sua individuazione.
All'inizio si pensava che, il primo untore, fosse il manager di Fiorenzuola d'Arda. Il professionista 42enne rientrato con un volo da Shangai, il 21 gennaio. L'uomo era andato a cena con il dipendente Unilever, primo caso positivo in Lombardia di Covid-19. D'altro canto il manager italiano adempiva, alla perfezione, a tutta una serie di requisiti. Indizi che, purtroppo, si sono rivelati una traccia sbagliata.
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Il tampone, infatti, ha dato sempre esito negativo, così come le analisi del sangue. Ed oggi, la persona che ha contagiato il dipendente dell'Uniliver, rimane un ignoto. «È passato troppo tempo, 20 giorni. L'individuazione del paziente 0 oggi diventa secondaria rispetto ad altri casi», spiega Gallera.
LA RETE
Per questo motivo il gruppo di medici e assistenti sanitari non si concentra più esclusivamente sul primo caso di Covid-19 in Lombardia. Le forze vengono distribuite sui vari positivi. «Con quante persone è venuta a contatto nelle ultime due settimane?». «Qualcuno che proviene dalla Cina?». Sono le prime domande che vengono rivolte a chi risulta essere positivo. Quesiti difficili da presentare quando si è di fronte a degli anziani ricoverati in terapia intensiva.
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Successivamente parte la caccia ai vari soggetti. In una ricerca il cui grande nemico è rappresentato dal tempo: la rete gettata dai detective ha le maglie larghe che si devono stringere rapidamente, escludere i negativi e acchiappare i positivi prima che possano contagiare altre persone.
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