Giordano Tedoldi per “Libero Quotidiano”
la misteriosa spazzina volontaria di pesaro 2
Siamo a Pesaro, la città di Gioacchino Rossini detto appunto "il cigno di Pesaro". Tutti amano Rossini perché «Rossini è la musica», diceva il grande storico della musica Massimo Mila. Peccato non sia anche la pulizia stradale, perché anche Pesaro, come molte città italiane (anche se molto meno di altre, come ben sa chi vive a Roma), ha il problema dell' immondizia, dell' inciviltà di alcuni abitanti che gettano con noncuranza cartacce, mozziconi, e le altre lordure che possiamo vedere semplicemente uscendo a fare una passeggiata.
matteo ricci sindaco pesaro
Ma, come nei film con i supereroi, un giorno è apparso un vendicatore delle strade, anzi una vendicatrice, un' anonima cittadina che, armata di scopa di saggina e paletta, calzati i guanti, si è messa a ripulire una piazza e alcune vie del centro storico motu proprio, e giustamente è stata ribattezzata subito la "spazzina volontaria", che ci sta benissimo a Pesaro, città di Rossini, perché ricorda il titolo di un' opera buffa come la Serva Padrona (che però è di Pergolesi, non facciamo confusione).
la misteriosa spazzina volontaria di pesaro 3
SCOPA E PALETTA
Sabato il sindaco di Pesaro, il volitivo Matteo Ricci, viste le foto, scattate da un suo amico, che immortalano la benemerita cittadina all' opera, ha lanciato su Facebook un appello per rintracciarla: «Aiutatemi a trovarla, merita un riconoscimento per il suo senso civico. Sta dando una lezione a tutti noi».
Giustissimo. E, «non essendo Pesaro grande quanto New York», come ironizzava nel suo appello lo stesso sindaco, alla fine l' identità della spazzina volontaria è trapelata. Chi è questa magnifica pesarese che insegna ai suoi concittadini a tenere ancora più bella la già bella Pesaro? Chi è questa singolare cittadina italiana che, invece di sbuffare e ripetere «io pago le tasse, ci pensi il Comune a pulire», provvede personalmente a liberare le strade che volentieri ci piace scambiare per dei posacenere?
la misteriosa spazzina volontaria di pesaro 1
Si chiama Natsuko Takase, e come può evincere chiunque anche senza particolari sforzi di riflessione, non è italiana, ma giapponese. Ora, lo sappiamo che il Giappone avrà pure tanti problemi, gli adolescenti che si recludono nelle camerette e non vengono più fuori, i boschi dei suicidi, però non certo quello della pulizia urbana. Quindi non siamo sorpresi che sia una giapponese, la spazzina volontaria, e non siamo nemmeno sorpresi che stia a Pesaro a causa di Rossini, infatti è una cantante lirica, ama l' opera, è venuta nel Paese del melodramma e ovviamente si è stabilita.
natsuko takase
Con un pedigree simile, è naturale che una persona abbia la delicatezza, la sensibilità, l' amore per il bello di spingersi a pulire le piazze e le strade da sola. E lo fa come fanno qualunque cosa i giapponesi, cioè con discrezione, senza tweet eroici o post di denuncia. Semplicemente è scesa in strada con scopa e paletta e si è data da fare.
NESSUNA RETORICA
Una cosa letteralmente impensabile per noi italiani, dobbiamo ammetterlo. Come dobbiamo ammettere che è, però, uno smacco. Quando si era diffusa la notizia della spazzina volontaria, ci eravamo detti: vedi? Ce la possiamo fare, c' è ancora qualche italiano dotato di senso civico, di amore per le cose comuni. Non sono tutti individualisti e menefreghisti.
matteo ricci sindaco pesaro 1
Non tutti lasciano che le cose vadano a rotoli e sia quel che sia. E invece no: la "lezione" di cui parla il sindaco (che ora ha i suoi problemi a premiare Natsuko Takase, donandole una ceramica che ritrae proprio l' ineffabile Rossini, proprio perché la signora è estremamente schiva e ritrosa, e anzi ci scusiamo con lei per averla nominata) ci viene dal Giappone. Da una cittadina straniera che vive a Pesaro da vent' anni e la ama forse più dei pesaresi.
E allora, forse, due devono essere le lezioni per noi: non solo quella, importantissima, in materia di nettezza urbana, ma anche quella di tornare a scoprire il nostro Paese, tutto, con gli occhi incantati e ammirati di quegli stranieri raffinati e sensibili che lo amano. Forse noi, da soli, non ce la facciamo ad amare l' Italia. E quando lo facciamo, c' è sempre un sospetto di retorica e di strumentalizzazione, ci gonfiamo un po' troppo il petto. Invece l' esempio della "giapponese in Italia" (che ricorda "Il turco in Italia", e questa sì è di Rossini), umile e riservata, ci colpisce come il modo più genuino di volere bene alla nostra nazione e alle sue infinite ricchezze.