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    CHI HA AIUTATO MESSINA DENARO? IL PROPRIETARIO DEL BUNKER A CAMPOBELLO DI MAZARO RISULTA ESSERE ERRICO RISALVATO CHE VENT’ANNI FA VENNE ACCUSATO E POI ASSOLTO PER ASSOCIAZIONE MAFIOSA. IL FRATELLO GIOVANNI, IMPRENDITORE DEL SETTORE DEI CALCESTRUZZI, HA RICEVUTO INVECE UNA CONDANNA A 14 ANNI. E MANIFESTA UNA DEVOZIONE PER MESSINA DENARO: "CHISSÀ COSA PAGHEREI PER FUMARMI UN PACCHETTO DI SIGARETTE CON LUI. MINCHIA, UNA VOLTA CE NE SIAMO FUMATI UNA STECCA!" – “GLIEL’HO DETTO UN MARE DI VOLTE, ME NE VADO CON LUI!"


     
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    Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per corriere.it

     

    Le intercettazioni

    MESSINA DENARO MESSINA DENARO

    Se Errico Risalvato è stato solo in odore di mafia, suo fratello Giovanni — di tre anni più giovane, ex consigliere comunale — è stato invece condannato a 14 anni di prigione per favoreggiamento dell’ultimo stragista, e scarcerato pochi mesi fa per fine pena. In un’intercettazione era stato ascoltato dagli investigatori mentre diceva, ricordando il tempo trascorso in compagnia del boss: «Chissà cosa pagherei per fumarmi un pacchetto di sigarette con lui. Minchia, una volta ce ne siamo fumati una stecca!».

     

    E in un’altra conversazione registrata dalle microspie si entusiasmava all’idea di affiancare il latitante: «Gliel’ho detto un mare di volte, me ne vado con lui! Tanto a mio figlio non manca niente, mia moglie lo stipendio ce l’ha... meglio un giorno da leone che cent’anni da pecora».

     

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    L’indagine sulle complicità più recenti dell’ex imprendibile, insomma, si allarga inevitabilmente alla famiglia Risalvato, ma prosegue anche su Andrea Bonafede, l’uomo che gli ha prestato l’identità, nipote del capomafia di Campobello.

     

    La carta d’identità

    Nelle dichiarazioni rese agli investigatori ha raccontato che Messina Denaro gli ha chiesto la carta d’identità e la tessera sanitaria a maggio dello scorso anno, quando doveva operarsi nella clinica palermitana La Maddalena e gli consegnò i soldi per fargli acquistare l’appartamento divenuto poi la sua abitazione. Poco dopo gli ha restituito solo il primo documento, che nel frattempo aveva fatto clonare , non il secondo. Da allora il ricercato numero 1 è diventato Andrea Bonafede, ma c’è il sospetto che quello vero menta almeno rispetto al periodo in cui ha prestato nome e cognome al capomafia. Perché a novembre 2020 Messina Denaro è stato operato all’ospedale di Mazara del Vallo con l’identità di Bonafede.

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    Inoltre negli archivi delle forze dell’ordine risulterebbero nel recente passato un paio di controlli di routine su una persona che ha esibito quella carta d’identità. Chi era? Il vero Bonafede o il latitante? Difficile rispondere oggi a questa domanda, come alle tante altre che si stanno materializzando nell’inchiesta guidata dal procuratore Maurizio De Lucia sulle protezioni di cui ha goduto il capomafia, almeno nell’ultimo tratto della sua latitanza. Ad esempio quelle relative alla consapevolezza di chi gli ha garantito le cure mediche di cui ha avuto bisogno.

    MATTEO MESSINA DENARO ENTRA NELLA CLINICA LA MADDALENA MATTEO MESSINA DENARO ENTRA NELLA CLINICA LA MADDALENA

     

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