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Monica Serra per “la Stampa”
Alle 8 di domenica mattina, i video dello stupro circolavano a Piacenza. Due filmati che ritraggono vittima e aggressore in via Scalabrini, e rendono la donna riconoscibile anche attraverso la sua voce, le sue richieste di aiuto. Per questo le indagini della procura vogliono ricostruire la rete di persone che ha contribuito alla diffusione vietata di quei frame, pubblicati da alcuni giornali e rilanciati dai profili social di Giorgia Meloni, finendo al centro di una infuocata polemica politica.
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Il primo a diffondere quei video è stato proprio il testimone che ha lanciato l'allarme mentre riprendeva gli abusi. Lo avrebbe ammesso lui stesso davanti ai poliziotti della Squadra mobile di Piacenza. E, da quanto trapelato, tra i primi destinatari ci sarebbe anche un esponente politico. Ma la conferma si avrà solo dallo smartphone dell'uomo che è stato sequestrato dagli inquirenti.
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Il secondo fascicolo, che si aggiunge a quello per violenza sessuale e lesioni aggravate, è stato aperto dalla procuratrice Grazia Pradella e dal pm Antonio Colonna che ipotizzano il reato di divulgazione dell'immagine e delle generalità della vittima di violenza sessuale, resa riconoscibile anche da chi ha oscurato i volti senza cancellare la voce della donna. Con l'aiuto di un interprete la vittima, martedì mattina, è stata risentita dagli investigatori. Ha ammesso di aver visto il video «palesando grande turbamento e il suo dissenso alla diffusione» come si legge negli atti dell'inchiesta. Così, rivolgendosi agli inquirenti, ha chiesto la «rimozione» dei filmati e la «punizione» di chi li ha fatti circolare.
GIORGIA MELONI PUBBLICA IL VIDEO DELLO STUPRO A PIACENZA
Nel frattempo il segretario del Pd, Enrico Letta è tornato a puntare il dito contro Giorgia Meloni: «Non si può esser candidato leader del Paese nel momento in cui si usa uno strumento così abietto che mette alla gogna le persone e non rispetta i loro diritti». A difenderla, invece, il fedelissimo Guido Crosetto che, a In Onda, ha definito «un golpe» l'eventualità che la leader di FdI finisca coinvolta nell'inchiesta.
Resta in carcere il 26enne della Guinea, Sekou Souware, accusato della violenza sessuale. Quando è stata fermata per strada, la vittima ha pensato a un tentativo di rapina. «Spaventata cercavo di allontanarmi - è il suo drammatico racconto - ma quell'uomo continuava a seguirmi facendo gesti volgari con le mani. Poi con violenza cercava di bloccarmi afferrandomi per le braccia. Sempre più spaventata cominciavo a urlare chiedendo aiuto e nel frattempo cercavo di respingerlo. L'uomo mi ha spinta a terra provocandomi graffi al braccio e alla schiena».
tweet di matteo salvini sullo stupro di piacenza
Dopo alcuni interminabili istanti, la vittima è riuscita a fuggire. Souware ancora la inseguiva quando è arrivata la polizia. Tra commenti social e mail, c'è anche chi ha preso di mira l'avvocato del 26enne, Nadia Fiorani: «In tanti mi stanno augurando di essere stuprata. Ho il terrore di trovarmeli sotto lo studio», denuncia il legale. «Queste persone non hanno idea di come si eserciti il ruolo di difensore».