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    CHI HA SCATTATO LA FOTO DEL RAGAZZO BENDATO? POTREBBE ESSERE STATA FATTA DA QUALCUNO CHE SI TROVAVA SUL TERRAZZINO – QUALE E’ STATO L'OBIETTIVO DELL'AUTORE DELLO SCATTO? DANNEGGIARE QUALCUNO DEI COMANDANTI O MOSTRARE A QUALCHE COLLEGA COSA STESSE SUCCEDENDO IN QUEL MOMENTO? - LA FOTO DEL RAGAZZO  È STATA INVIATA IN UNA CHAT INTERNA AI CARABINIERI… - INDIVIDUATO IL SOTTUFFICIALE CHE HA DECISO DI BENDARE IL 19ENNE ACCUSATO DI CONCORSO IN OMICIDIO - VIDEO


     
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    Gabriel Christian Natale Hjorthè Gabriel Christian Natale Hjorthè

    Fiorenza Sarzanini per corriere.it

     

    La foto lo ritrae davanti all’indagato, in borghese. Ma mostra soltanto un lembo della maglietta e una parte del braccio. Dettagli minimi che hanno però consentito ai suoi superiori di individuarlo. Il sottufficiale che ha deciso di bendare Gabriel Christian Natale Hjorthè l’uomo con la t-shirt nera che si vede sulla destra dell’immagine. Tutti i carabinieri che erano con lui nella stanza sono stati identificati e saranno denunciati.

     

     

    gabe natale gabe natale

    All’appello manca soltanto chi ha scattato la foto, ma già oggi il suo nome potrebbe essere nell’informativa che dovrà essere consegnata ai magistrati per accertare le responsabilità penali e disciplinari. Verificando se ci siano state altre violazioni nella procedura. Un’eventualità che al comando provinciale diretto dal generale Francesco Gargaro escludono, avendo ricostruito ogni passaggio dal momento in cui i due accusati dell’omicidio del

     

    La telefonata ai genitori

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    Sono quasi le 11 di venerdì quando i due sospettati entrano in caserma. Vengono invitati a contattare i genitori, ma nessuno dei due ottiene risposta. E mentre si attende che vengano svolte le procedure si decide di separarli.Natale Hjorth viene portato in un ufficio al piano rialzato della caserma di via in Selci. Lo fanno sedere e viene bendato. Qualcuno decide di fissare il momento con il telefonino. Secondo i primi accertamenti la foto, scattata mettendo il cellulare dal basso verso l’alto, potrebbe essere stata fatta da qualcuno che si trova nella parte esterna, forse sul terrazzino. Ma non è escluso che fosse invece accanto alla scrivania e volutamente non abbia ripreso i volti dei suoi colleghi.

     

     

    Le testimonianze avvalorano l’ipotesi che in quei momenti nella stanza ci fossero tre militari, quello in borghese e due colleghi, però su questo sono ancora in corso accertamenti. Anche perché il sottufficiale trasferito assicura di averlo fatto «per non fargli vedere quello che c’era sui monitor» e giura che tutto è durato al massimo cinque minuti «e poi lo abbiamo portato in un’altra stanza per avviare le procedure di identificazione».

     

    La chat interna

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    Nella relazione per i magistrati sarà sottolineato che gli avvocati nominati d’ufficio sono stati contattati subito e che «in caserma ci sono sempre stati due traduttori, agenti della polizia locale». Ma le indagini dovranno anche accertare il «percorso» della foto. Si sa che è stata inviata in una chat interna ai carabinieri pochi minuti dopo essere stata scattata. E poi ha cominciato a circolare, tanto che almeno in un caso era allegata alle immagini dei quattro stranieri che venerdì sono state diffuse come se fossero sospettati del delitto.

     

    Soltanto quando sarà individuato l’autore dello scatto si capirà se la decisione di fotografare l’indagato in stato di costrizione servisse a documentare l’abuso o a esporre il trofeo, visto che la vittima era un carabiniere. Sembra comunque accertato che chi ha ripreso l’indagato non è la stessa persona che ha diffuso l’immagine e questo rende più complicata la ricerca, proprio perché non si può escludere che la scelta di veicolarla all’esterno sia stata compiuta da un carabiniere che non lavora in quella caserma.

     

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    L'INCHIESTA SULLA FOTO RUBATA

    Cristiana Mangani per "il Messaggero"

     

    Verrà consegnata oggi in Procura l'informativa sulla foto rubata. I carabinieri hanno effettuato le indagini e stanno cercando di risalire a chi ha diffuso lo scatto. Vogliono anche capire quale sia stato l'obiettivo dell'autore: se danneggiare qualcuno dei comandanti o se soltanto mostrare a qualche collega cosa stesse succedendo in quel momento.

     

    Le indagini di questi giorni hanno permesso di individuare chi ha preso la decisione di mettere la benda sugli occhi di Gabriel Christian Natale Hjorth, il giovane americano, accusato di concorso in omicidio con l'autore materiale del delitto, Finnegan Lee Elder.

     

    IL TRASFERIMENTO

    La documentazione che sarà a disposizione del procuratore aggiunto Michele Prestipino contiene i risultati dei primi accertamenti. Sulla base di questi la procura potrà decidere se indagare o meno chi ha deciso di utilizzare metodi considerati non opportuni. Mentre l'inchiesta interna al Comando generale ha già portato al trasferimento di questa persona, a un incarico non operativo.

     

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    Secondo la ricostruzione ufficiale, l'indagato è rimasto con le mani legate dietro la schiena e con gli occhi coperti dalla sciarpa di un militare, per non più di 4-5 minuti. Il tempo che ha preceduto il suo interrogatorio.

     

    Natale Hjorth è stato portato in una stanza che si trova al primo piano di via In Selci, la stanza degli ascolti, dove c'erano due carabinieri in divisa e uno in borghese. L'ambiente pare che sia facilmente visibile da un terrazzino di accesso che si trova nel cortile posteriore della Caserma. Ed è proprio da lì - secondo la ricostruzione - che qualcuno avrebbe scattato la foto incriminata. Trattandosi di un punto di passaggio non è facile accertare chi sia stato l'autore.

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    Nel frattempo, comunque, il procuratore generale Giovanni Salvi ha blindato l'inchiesta sull'omicidio del vicebrigadiere specificando che gli indagati hanno avuto tutte le tutele necessarie e previste dalla legge. Che l'interrogatorio davanti ai magistrati si è svolto con il supporto di due interpreti, con gli avvocati nominati d'ufficio dopo che i due giovani hanno detto di non averne uno personale. E che a ognuno di loro è stata data la possibilità di telefonare ai genitori, ma che dall'America nessuno ha risposto, forse per questioni di fuso orario.

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    LA POLEMICA

    La foto e la sua diffusione continuano però ad agitare la politica. «Ho visto molte polemiche sulla foto del ragazzo bendato - ha dichiarato il vicepremier Luigi Di Maio -, quella foto non è bella sicuramente ma parlare ogni giorno quasi più del ragazzo bendato che del nostro carabiniere ucciso significa buttarla in caciara». E il ministro della Giustizia Adriano Bonafede: «Mi fa piacere che l'Arma abbia gli anticorpi rispetto a comportamenti sbagliati. È stata già avviata la procedura per individuare i responsabili e i carabinieri hanno già fatto le loro valutazioni. Abbiamo un servitore dello Stato morto mentre faceva il suo dovere, bisogna concentrarsi su questo».

     

    GUANTANAMO

    C'è poi chi come il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri sostiene che «chi parla di confessione estorta alimenta una assurda difesa degli assassini. Sono alcuni organi di informazione, anche americani, che alimentano campagne vergognose. Gente che casomai ha taciuto di fronte alla severità americana di Guantanamo, altro che bende».

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    Mentre per l'eurodeputato Pd-Siamo Europei Carlo Calenda: «Quello che Matteo Salvini non capisce è che la foto diffusa rappresenta, prima di tutto, una lesione alla dignità dello Stato italiano e di chi lo serve. Un insulto al vicebrigadiere Cerciello Rega, all'Arma dei Carabinieri e un rischio concreto di fornire un argomento legale per l'estradizione di uno dei due accusati che, se giudicati colpevoli, meritano invece di passare il resto della vita in una prigione italiana».

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