Valeria D'Autilia per “la Stampa”
L ASSASSINO DI DANIELE DE SANTIS E ELEONORA MANTA RIPRESO DALLE TELECAMERE DI VIDEOSORVEGLIANZA
Alto, zaino in spalla, incappucciato. Abiti scuri e un coltello da sub con cui ha sferrato sessanta fendenti mortali. Ha usato una sola arma. Con tutta probabilità conosceva le sue vittime e ha agito con premeditazione, come dimostrerebbe quel bigliettino insanguinato con il disegno della mappa per sfuggire alle telecamere di sorveglianza. Una, però, lo avrebbe registrato. E poi c'è quel nome: Andrea. Forse l'ultima parola pronunciata da una delle vittime. Fin qui, quello che gli inquirenti hanno in mano o, almeno, che è trapelato, visto il totale riserbo che la procura ha imposto sulle indagini per il duplice omicidio di Lecce.
Per trovare quella mano assassina che lunedì scorso ha spezzato la vita di Eleonora Manta e del suo compagno Daniele De Santis - di cui ieri si sono tenuti i funerali - ora scendono in campo anche i carabinieri del Ris di Roma, che dovrebbero analizzare alcuni frammenti di guanti in lattice trovati sulla scena del crimine. Un giallo che lascia aperti troppi interrogativi.
DE SANTIS COMPAGNA IDENTIKIT ASSASSINO 1
Chi voleva così male a quei giovani che- per amici e familiari- vivevano una vita senza ombre? E quel massacro nel giorno dell'inizio della loro convivenza ha un movente passionale? Non sembra una coincidenza. La ragazza aveva iniziato il trasloco dall'abitazione materna - nel comune di Seclì - a quella di Lecce, dove l'aspettava Daniele. L'appartamento appena imbiancato, il frigorifero consegnato quella mattina. Le piccole cose che fanno la felicità. Una manciata di minuti prima di essere uccisa, su Instagram aveva condiviso una foto della nuova casa.
de santis
È possibile che la coppia conoscesse il killer, per questo che si stanno interrogando tutti i contatti di nome «Andrea», scorrendo le rubriche nei loro cellulari, ma anche i follower sui loro profili. Sarebbe stato ascoltato anche un 37enne di Aradeo (Lecce), ma la procura ha smentito. Si analizzano pc e celle telefoniche. Eleonora da qualche mese lavorava all'Inps di Brindisi. Daniele, arbitro di calcio, sino a poco prima gestiva un b&b. Non si esclude neppure un movente economico o in ambito professionale.
«Vivevano del loro lavoro» dice l'avvocato della famiglia De Santis, Mario Fazzini, ricordandoli come «ragazzi perbene». Ma quella «inaudita ferocia» con cui l'assassino si è accanito fa immaginare una vendetta. Sui corpi i segni dei disperati tentativi di difendersi: lesioni sulle braccia e sulle mani per bloccare la raffica di coltellate. Gli inquilini del palazzo hanno sentito dei rumori. Una lite e l'estremo appello: «Andrea, no».
DE SANTIS E LA COMPAGNA
Il nome urlato dalla ragazza. Se fosse quello dell'assassino sarebbe la conferma di un legame. Oppure potrebbe essere la richiesta di aiuto al vicino, che si chiama così. Proprio lui ha raccontato di una persona incappucciata e con uno zaino. L'identikit coincide con la figura inquadrata dalla videosorveglianza. Pochi i minuti per uccidere, molti di più per pianificare la strage. Potrebbe aver usato un'auto e poi, a piedi, raggiunto via Montello 2 entrando nella palazzina alle 20.53.
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Poi si sarebbe dileguato, imboccando via Martiri d'Otranto e il sottopasso di via Diaz, dove è stato filmato. Un frame prezioso. Potrebbe aver fatto quel percorso altre volte, per valutare tempi e vie di fuga. Almeno stando al biglietto perso in quei momenti concitati. Forse su quel pezzo di carta il suo dna. Si analizzeranno anche le tracce biologiche repertate durante l'autopsia. Qualcosa potrebbe essergli sfuggito. Potrebbe essere stato ripreso a volto scoperto prima di entrare nel condominio. Ad aprire la porta, forse, le vittime. Si conoscevano? Quasi sicuramente. Si erano dati appuntamento?
DE SANTIS E LA COMPAGNA
Non si sa ancora. Tra le poche certezze, l'azione rapida e i guanti per non lasciare tracce. A conferma che non può essersi trattato di un raptus. Ecco perché si scava nella vita della coppia. Trent' anni lei, tre in più lui. Insieme da quattro. Intanto ieri l'ultimo saluto. Funerali separati, un appello comune: «Con la vita non si gioca come con il pallone» dice il vescovo Michele Seccia, mentre il triplice fischio degli arbitri fuori dalla chiesa segna la fine del viaggio terreno di Daniele. A distanza di qualche ora, amici e familiari raggiungono Eleonora. Nella bara, vestita di bianco. Don Antonio si rivolge all'assassino: «Consegnati. Non ci sarà un posto per nasconderti, i fantasmi di Daniele ed Eleonora ti perseguiteranno per sempre».