OMICIDIO DIABOLIK
Andrea Ossino Giuseppe Scarpa per “la Repubblica - Edizione Roma”
Il sicario accelera il passo quando si avvicina a Fabrizio Piscitelli, 53 anni. Diabolik, capo ultras degli Irriducibili, narcotrafficante in ascesa nella ricca piazza romana, è seduto in una panchina del parco degli Acquedotti. È il 7 agosto 2019.
Accanto c'è il suo bodyguard e autista cubano. La telecamera immortala la scena. Registra gli ultimi venti secondi di vita del boss.
Tanto impiega un killer a uccidere un uomo. Il sicario è vestito con una maglietta verde, un capellino nero, pantaloncini grigi e calzettoni bianchi, sui fianchi ha un marsupio nero da dove estrae e ripone la pistola. L'uomo inquadrato dal sistema di videosorveglianza è, per i pm, Raul Esteban Calderon.
Ecco, la vittima non si accorge di nulla. Intorno le persone che si allenano all'aria aperta, altri sono seduti poco distanti. L'assassino corre quando mette a fuoco Diabolik. Aumenta il passo. Si pianta alle sue spalle. Si ferma, meno di un secondo. Poi si sente un rumore.
Uno sparo. Boom. Piscitelli crolla in avanti. Si affloscia. Si solleva una nuvola di terra, il proiettile dopo aver colpito il boss si conficca vicino a un pino. La reazione del suo autista è immediata. Istintiva. Si alza dalla panchina e scappa.
OMICIDIO DIABOLIK KILLER
Corre nella direzione opposta al killer. Nemmeno si volta. Poi si ferma, quando capisce che il sicario va nella direzione opposta. Il killer corre verso la telecamera piazzata in un balcone di un appartamento in via Lemonia. Rallenta prima di scavalcare la recinzione che porta verso la strada. Attraversa la via. Percorre il marciapiede, poi scompare. Esce dall'inquadratura. Le persone al parco rimangono di sasso. Dopo 24 secondi dall'esecuzione in tre si avvicinano al cadavere. Ma si tengono a distanza.
Sono spaventate. L'autista cubano è disorientato. Prima sembra avvicinarsi. Poi ci ripensa, guarda circospetto. Trascorrono altri due minuti da quando Piscitelli è stato ucciso. Il guardaspalle di Diabolik si infila in auto, una Jeep Compass e va via.
«Questo video - spiega Eleonora Moiraghi, penalista che difende Calderon - consegna solo dubbi sugli autori dell'omicidio e non offre nessun tipo di certezza. Infatti, sebbene sia stato acquisito all'indomani dell'omicidio, sono passati più di due anni prima di indicare Calderon come il presunto autore del fatto».
2 - LE ULTIME 48 ORE DEL NARCOS L'AUTISTA DI PISCITELLI: "PARLAVA DI UN DEBITO DA 300 MILA EURO"
Andrea Ossino Giuseppe Scarpa per “la Repubblica - Edizione Roma”
OMICIDIO DIABOLIK KILLER 3
Gli appuntamenti, le visite nella sede degli ultrà e i colloqui in altolocati uffici. Le ultime 48 ore di Fabrizio "Diabolik" Piscitelli sono frenetiche.
Parla «dei problemi della Lazio», cerca di farsi un tatuaggio, gestisce un debito sospetto da 300mila euro e attende con impazienza di incontrare una persona al parco degli Acquedotti, in quella panchina dove il 7 agosto del 2019 un sicario travestito da runner lo ha ucciso con un colpo in testa.
A raccontare gli ultimi due giorni del leader degli Irriducibili della Lazio, al vertice della «batteria di Ponte Milvio » insieme all'amico Fabrizio Fabietti, è il suo autista, un cubano di 32 anni. Non sono trascorse neanche due ore dall'omicidio quando il ragazzo si trova faccia a faccia con la polizia.
Il suo racconto parte dal 5 agosto, dai pranzi con il socio Fabietti e «l'amico di quest' ultimo chiamato il Freddo » , fino all'incontro con un commerciante in via Valerio Publicola, dove Piscitelli osserva un orologio: « Non va bene - dice - quelli vogliono i soldi» . Poi esce e chiama. È categorico: « Se deve dare 300.000 euro, deve dare 300.000 euro».
diabolik
Il giorno seguente è convulso. Alle undici «sono andato a prenderlo a casa e siamo andati a prendere Fabrizio Fabietti nei pressi del bar Manhattan di via Tiburtina » , inizia la narrazione. Poi il pranzo « Da Cesare », in piazza Cavour. Breve sosta al posto di blocco dei carabinieri e via verso il «Gus caffè di via dei Cosmati dove Piscitelli aveva un appuntamento per un tattoo » . Il tatuaggio salta e va a vuoto anche la visita dal barbiere.
C'è un'azienda criminale da mandare avanti. Quindi alle 18 Piscitelli è in quel parco che vive come un ufficio, «in via Lemonia, nello stesso posto dove è stato ucciso ma in una panchina diversa» , spiega l'autista. Diabolik attende qualcuno, è impaziente: « Come mai non è arrivato? Mi sembra strano che questo non sia arrivato», riflette. Squilla il telefono, si allontana e ritorna: « Ha sbagliato giorno dell'appuntamento », spiega. C'è tempo per un'altra puntata dal barbiere. E anche per una visita «alla sezione degli Irri-ducibili di via Amulio». La serata termina all'Eur, con gli amici.
DIABOLIK AGGUATO
L'ultimo giorno di Diabolik inizia a bordo di « una Jeep Compass di colore bianco» . Ristorante di pesce e appuntamento « negli uffici in prossimità dell'Unicredit» . Poi arriva Fabietti, impegnato « al telefono con un suo conoscente il cui figlio doveva fare un provino calcistico con il Pescara » . Il colloquio finisce improvvisamente quando arriva una chiamata.
« Stava andando là » , dice Diabolik.
L'appuntamento saltato il giorno precedente può essere recuperato.
E Piscitelli arriva al Parco degli Acquedotti con un'ora di anticipo. Attende, passa Fabietti, in macchina.
E assiste alla scena narrata dall'autista: « Ho visto un uomo arrivare alle nostre spalle e senza dire nulla ha sparato in testa a Fabrizio » . Il video pubblicato su Repubblica. it è eloquente.
DIABOLIK AGGUATO
Anche l'identikit che il testimone fornisce è pieno di particolari che tuttavia negli altri cinque colloqui con gli investigatori si affievoliscono e scompaiono: «Non sono in grado di riconoscere la persona che si è resa responsabile dell'omicidio di Piscitelli » . Per i pm si tratta di Raul Esteban Calderon. Per l'avvocato Eleonora Moiraghi non è così. Il testimone non è attendibile, il video non avrebbe valenza probatoria e soprattutto non sono stati considerati altri elementi: dagli attriti con la criminalità albanese fino a quel debito di 300.000 euro. « Esistono altre piste investigative che andrebbero approfondite », ribadisce la penalista.
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