Gianni Giacomino per www.lastampa.it
FATMIR ARA
Il cadavere era in un prato ai margini del bosco ad una cinquantina di metri dalla piccola strada di asfalto che arriva alla borgata di Ronchi Ceretti, nella campagna che separa San Carlo da Vauda Canavese. Ma per gli investigatori Fatmir Ara, un imprenditore 43enne di origini albanesi, residente a Mathi, potrebbe anche essere stato giustiziato da un’altra parte con diversi colpi di pistola e poi gettato nella boscaglia. E, prima, probabilmente pure picchiato a sangue. Forse per punire uno sgarro.
OMICIDIO DI FATMIR ARA
«Per ora possiamo dire che sul corpo dell’uomo sono stati ritrovati “diversi segni” ma, solo ulteriori accertamenti, ci consentiranno di essere più precisi» puntualizza la dottoressa Gabriella Viglione, procuratore capo di Ivrea. Ad indirizzare i carabinieri della Compagnia di Venaria a San Carlo Canavese sarebbero state alcune chiamate che segnalavano la presenza di un’auto station wagon di colore blu parcheggiata da due giorni a pochi metri da dove è poi stato rinvenuto il corpo di Ara.
FATMIR ARA
Quello che, in zona, da molti era conosciuto come «Miri» e che, da giorni, non rispondeva più al telefonino cellulare. Ai militari, a parte le segnalazioni è stato sufficiente effettuare un controllo di localizzazione del telefonino per scoprire quello che era successo. Anche perché gli inquirenti stavano cercando l’imprenditore già da diverse ore. Da quando, venerdì scorso, dopo essere uscito di casa alle 7,30 per raggiungere gli operai in un cantiere del basso Piemonte, aveva fatto perdere le sue tracce. Non era mai arrivato sul lavoro.
FATMIR ARA
In un primo tempo gli inquirenti hanno anche pensato ad un’evasione perché il 43enne – in seguito ad una condanna a tre anni per spaccio di sostanze stupefacenti rimediata lo scorso luglio in tribunale ad Ivrea – ora stava espiando la pena ai domiciliari. Insomma poteva lavorare, ma poi doveva tornare a casa, dove lo attendevano la sua seconda compagna e due bimbi piccoli. Altri due figli Ara li aveva avuti da un matrimonio precedente.
E adesso, con la nuova famiglia, sembrava aver trovato un equilibrio. Ma, sicuramente, non si era allontanato del tutto dal mondo della malavita che lo aveva già portato in carcere altre volte. Nel 2019 perché, durante una perquisizione nella casa di Mathi, venne trovate in possesso di trapani, martelli pneumatici e due Rolex che erano stati rubati. E poi nel maggio di due anno fa i carabinieri smantellarono un’organizzazione di italiani e albanesi che rifornivano di cocaina tutta la piazza del Ciriacese, delle Valli di Lanzo e del Basso Canavese.
OMICIDIO DI FATMIR ARA
Gli investigatori riuscirono ad appurare che il sodalizio era in grado di rifornire 250 clienti «fissi» per un giro d'affari di circa 600 mila euro l'anno reinvestiti anche per l'acquisto di immobili all'estero. E «Miri» - che all’epoca aveva ottenuto in gestione una pizzeria a Ciriè - sarebbe stato il capo. Quello che adesso cercheranno di chiarire le indagini sono come ha trascorso gli ultimi giorni Ara e, soprattutto, chi ha incontrato. Una mano agli investigatori potrebbe arrivare dall’analisi del telefonino cellulare, recuperato in una tasca dei pantaloni indossati dalla vittima.