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    CHI HA UCCISO PASOLINI? GIUSEPPE POLLICELLI, AUTORE DI UN'INCHIESTA SUL DELITTO CHE DIVENTERÀ UNA SERIE TV, CONTRADDICE LE AFFERMAZIONI DI DACIA MARAINI: IGNORA CHE IL CASO PASOLINI È STATO GIÀ RIAPERTO 3 VOLTE, IL PADRE DI PELOSI NON ERA PLURIPREGIUDICATO (FACEVA IL COMMESSO IN UN NEGOZIO DI LAMPADARI E NON RISULTA AVESSE PRECEDENTI PENALI). INOLTRE SU PETROLIO NON E’ CORRETTO DIRE CHE… - DULCIS IN FONDO DACIA CONFONDE LE TRAME DEI FILM DELLO SCRITTORE..


     
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    Giuseppe Pollicelli per "la Verità"

     

    pasolini idroscalo pasolini idroscalo

    «Escludo, conoscendolo, che Pasolini lo abbia minacciato o abbia voluto penetrarlo con un bastone. È probabile invece che abbia riso su quel falso pudore del ragazzo per provocare in lui una reazione e suscitare quella lotta giocosa che era la sua preferita. Proprio per farsi picchiare, come scrive con molta sincerità nel suo ultimo romanzo, Petrolio. Non certo per farsi ammazzare.

     

    Ma Pelosi non sa scherzare, Pelosi ha una idea melodrammatica della sua mascolinità (su cui evidentemente aveva dei dubbi infantili) e poi soffre di rabbie che lo stravolgono e lo lasciano spossato e incredulo. Perciò ha agito con ferocia».

    MARAINI PASOLINI MARAINI PASOLINI

     

    «Noi amici non abbiamo mai creduto alla versione di Pelosi, lo abbiamo detto e manifestato da subito».

     

    Si fa fatica a crederlo, ma le due citazioni sopra riportate appartengono alle medesima persona: Dacia Maraini, amica personale di Pier Paolo Pasolini ed ex compagna del romanziere Alberto Moravia, che di Pasolini fu intimo.

     

    Le riflessioni iniziali provengono da una nota introduttiva che la Maraini firmò nel 1995 per il libro Io, Angelo Nero, un' autobiografia-confessione che Pino Pelosi iniziò a scrivere nel 1978 (quando era in carcere poiché condannato, quale unico e volontario esecutore, per l' omicidio di Pasolini avvenuto il 2 novembre 1975 all' Idroscalo di Ostia, sentenza resa definitiva dalla Cassazione nel 1979) e che fu pubblicata da una piccola editrice romana curiosamente specializzata in titoli per ragazzi, la Sinnos.

    Pasolini nelle periferie di Roma Pasolini nelle periferie di Roma

     

    La seconda, lapidaria affermazione è invece tratta da un' intervista che la scrittrice siciliana ha concesso l' altroieri alla giornalista Maria Berlinguer del quotidiano La Stampa.

     

    Chi conosca un po' le tortuose pieghe del caso Pasolini, in realtà, sa perfettamente che Dacia Maraini fu inizialmente sicurissima, come del resto lo stesso Moravia, come Elsa Morante, come Dario Bellezza e altri intellettuali della cerchia pasoliniana, della colpevolezza di Pelosi.

     

    foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 9 foto di pasolini dal libro massacro di un poeta di simona zecchi 9

    Di certo lo è stata almeno fino al 2005, quando Pelosi, ospite (pagato: 6.500 euro netti) di una trasmissione della Rai condotta da Franca Leosini, ritrattò la versione dei fatti che aveva sostenuto per trent' anni, ossia di avere ecceduto nella legittima difesa per respingere una violenza sessuale che Pasolini avrebbe provato a infliggergli, per proporne una nuova, peraltro arricchitasi col tempo (anche grazie al contributo di vari «pasolinologi») di dettagli sempre meno verosimili; versione che lo vede vittima a sua volta di non meglio precisati picchiatori i quali, dopo aver massacrato di botte il poeta, lo avrebbero assassinato investendolo e costringendo poi Pelosi ad accollarsi la responsabilità del delitto dietro la minaccia di rivalersi su di lui e sui suoi genitori.

     

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    Questa «rivelazione», perfezionata (o meglio, ulteriormente pasticciata) da Pelosi in un successivo libro del 2011, Io so come hanno ucciso Pasolini, scritto dal regista Federico Bruno e dall' avvocato Alessandro Olivieri più che da Pino, ha evidentemente indotto Dacia Maraini a seguire le orme di Bellezza (che cambiò idea poco tempo prima di morire prematuramente nel 1996) e a rivedere le proprie convinzioni. Ma un conto è dire «Ci ho ripensato», un altro affermare, in barba a numerose dichiarazioni di segno opposto, tra cui quella da noi ripresa, di non avere «mai creduto alla versione di Pelosi». Questa stridente contraddizione, inoltre, non è l' unico problema dell' intervista pubblicata sulla Stampa, in cui Dacia ha purtroppo inanellato una discreta sfilza di sfondoni.

     

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    Intanto, nel chiedere l' apertura di una nuova inchiesta, sembra ignorare che il caso Pasolini è stato già riaperto tre volte, l' ultima delle quali nel 2010 per un' indagine che si è conclusa con l' archiviazione (al pari delle precedenti due) ben sei anni dopo, nel 2015, e nel corso della quale sono tra l' altro stati messi a confronto, senza esito, i Dna di ignoti estratti da alcuni reperti del delitto con quelli di un gran numero di individui a vario titolo sospettati di un coinvolgimento, da Giuseppe Mastini alias Johnny lo Zingaro ai due fratelli Borsellino.

     

    Poi la Maraini afferma che tra le ipotesi in ballo (e non è vero, non è mai stata avanzata da nessuno) vi è che l' uccisore di Pasolini possa essere stato il padre di Pelosi, da lei definito «pregiudicato che entrava e usciva di prigione» (falsissimo: faceva il commesso in un negozio di lampadari e non risulta avesse precedenti penali). Quindi, riferendosi all' incompiuto e postumo romanzo Petrolio, parla di «capitoli di un libro» a cui Pasolini stava lavorando che sarebbero «stati rubati».

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    Ma a parte il fatto che il capitolo sarebbe semmai uno soltanto, l' Appunto numero 21, la circostanza di questo furto non solo non ha trovato mai il benché minimo riscontro, ma è stata più volte smentita da Graziella Chiarcossi, cugina di Pasolini nonché sua erede e a lungo custode delle sue carte. Ancora, non è corretto dire, come fa la Maraini, che attraverso Petrolio Pasolini stesse svolgendo «un' indagine sullo stragismo e i possibili legami con la morte di Enrico Mattei».

     

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    Non era questa la finalità del romanzo, che pure si occupa della scomparsa di Mattei e della strategia della tensione, e le fonti dello scrittore, come ha inoppugnabilmente documentato la filologa Silvia De Laude nelle accurate note all' edizione tascabile di Petrolio pubblicata da Mondadori, erano tutte pubbliche e ben identificabili (essenzialmente numeri dell' Espresso del periodo 1974-1975). Come se non bastasse, a conclusione della chiacchierata, Dacia riesce anche a confondere la trama del primo film di Pasolini, Accattone, con quella del secondo, Mamma Roma.

     

    giuseppe pollicelli giuseppe pollicelli

    In una corrispondenza del settembre 1975 con il terrorista nero Giovanni Ventura, Pasolini scrisse che «la verità ha un suono speciale, e non ha bisogno di essere né intelligente né sovrabbondante». Ecco, se rispetto alla tragica fine di Pasolini si procedesse un po' più in sottrazione, evitando di contribuire a inquinare acque già di per sé abbastanza torbide, forse quel «suono speciale» avrebbe qualche possibilità in più di essere udito.

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