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    CHI HA UCCISO RKIA HANNAOUI? MISTERO A ARIANO NEL POLESINE, IN PROVINCIA DI ROVIGO, DOVE UNA MAMMA MAROCCHINA DI 31 ANNI È STATA TROVATA CON UN PROIETTILE IN TESTA: A DARE L’ALLARME I DUE FIGLI DI 8 E 11 ANNI - LA DONNA È STATA TRASPORTATA D’URGENZA IN OSPEDALE DOVE È MORTA POCO DOPO - IL MARITO ERA AL LAVORO, MENTRE GLI INVESTIGATORI HANNO SEQUESTRATO ALCUNE ARMI AL VICINO DI CASA CHE…


     
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    Estratto dell’articolo di Enrico Ferro per “la Repubblica”

     

    rkia hannaoui rkia hannaoui

    Una donna di 31 anni con un proiettile conficcato in testa. I suoi due figli, di 8 e 11 anni, che, disperati, chiamano aiuto. Il vicino di casa che la soccorre per primo. Il marito al lavoro. E l’arma del delitto che non si trova.

     

    Sono gli elementi chiave del giallo di Ariano nel Polesine, campi, nebbia e campanili nel punto in cui la provincia di Rovigo sfiora quella di Ferrara.

    Lì martedì pomeriggio è stata trovata ancora agonizzante Rkia Hannaoui, casalinga di origini marocchine sopravvissuta per qualche ora dopo che qualcuno le ha sparato in testa. È morta in seguito all’ospedale, dopo una Tac cerebrale con un esito inequivocabile: presenza di un corpo estraneo metallico.

     

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    La donna viveva con la famiglia al piano terra di una villetta bifamiliare, in cui al piano superiore vive il proprietario, Giacomo Stella. […]

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    Il delitto di questa donna, però, sfugge alla comprensione collettiva.

    Il marito, Lebdaoui Asmaoui, si trovava al lavoro. […] È lui a testimoniare del buon rapporto che intercorre con il proprietario della casa. «È il padrone che mi dà la casa, abita sopra il nostro appartamento, e noi viviamo lì da circa sei anni. È una brava persona, gioca con i bambini e stiamo bene tutti».

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    I primi a dare l’allarme sono stati proprio i figli. Le loro grida hanno attirato l’attenzione di Giacomo Stella, che è sceso di corsa. «Sono andato a soccorrerla ma non c’era niente vicino al suo corpo. Ho pensato che avesse battuto la testa, poi quando l’ho girata mi sono accorto che c’era il sangue sulla nuca». Il sangue usciva da un piccolo foro, talmente piccolo che avevano pensato fosse provocato dalla caduta.

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    La Tac ha confermato invece la presenza di un oggetto metallico ma più che un proiettile gli investigatori del colonnello Emilio Mazza pensano possa trattarsi di un pallino da fucile. E infatti alcune armi sono state sequestrate proprio al vicino di casa che, biascicando poche parole, annuncia di essersi rivolto a un avvocato. Anche lui rischia di finire nell’elenco dei sospettati

     

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