Estratto dell’articolo di Giacomo Galanti e Giuseppe Scarpa per https://roma.repubblica.it/
simonetta cesaroni
Via Poma, ultima fermata? Chissà. Ma intanto i misteri sull’omicidio di Simonetta Cesaroni sono ancora troppi. Dopo quasi 35 anni, oggi martedì 19 novembre, il giudice per le indagini preliminari si è riservato di decidere sull’archiviazione dell’ultima indagine come chiesto dalla procura di Roma.
Nel frattempo la famiglia della vittima ha portato all’attenzione dei pm documenti inediti che aprono a nuovi interrogativi sui colleghi di Simonetta Cesaroni. Tanto che i magistrati hanno aperto un nuovo fascicolo da sottoporre al gip. Insomma, i colpi di scena sul cold case della ventenne segretaria uccisa con 29 coltellate il 7 agosto 1990 nell’ufficio degli Ostelli di via Poma a Roma non finiscono mai.
I documenti inediti e le ombre sui colleghi di Simonetta Cesaroni
IL PALAZZO DI VIA POMA 2 DOVE E MORTA SIMONETTA CESARONI
Il ritrovamento, quasi 35 anni dopo il delitto, dei documenti sulle presenze dei colleghi di Simonetta Cesaroni nei mesi in cui la vittima ha frequentato l’ufficio degli Ostelli di via Poma, è un fattore di non poco conto all’interno del giallo.
Si tratta dei fogli che attestano le ore fatte dai dipendenti nei giorni di giugno, luglio e agosto 1990 e che erano spariti per tutto questo tempo. Sono riemersi solo oggi, ritrovati dalla famiglia Cesaroni tra le carte del padre della vittima che forse non aveva compreso il peso di quei documenti.
A consegnarglieli all’epoca una segretaria degli ostelli, Luigina Berrettini. In questi fogli emerge che una collega, Giusy Faustini, avrebbe mentito sui propri rientri pomeridiani. Infatti la donna ha sempre sostenuto di rientrare il mercoledì pomeriggio, mentre risulta tornasse in ufficio il martedì e il giovedì. Proprio i due pomeriggi in cui lavorava Simonetta Cesaroni.
L’ipotesi su Mario Vanacore
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Sul tavolo del gip ci sono poi varie ipotesi, tutte severamente bocciate dalla procura. Tra queste, una pista che porterebbe a Mario Vanacore, il figlio di Pietrino, portiere del palazzo dove fu ritrovata Simonetta senza vita. I carabinieri di piazzale Clodio hanno indagato senza sosta negli ultimi due anni, ma le loro scoperte non hanno convinto i magistrati. La procura ha definito la ricostruzione degli investigatori come “fondata su una serie di ipotesi e suggestioni” priva di elementi concreti.
Caracciolo di Sarno, l’avvocato dei misteri
Un'altra figura sotto esame è stata quella di Francesco Caracciolo di Sarno, all'epoca presidente del comitato regionale Lazio degli Ostelli in via Poma. Le sue dichiarazioni sono state messe in discussione da testimoni che hanno sollevato dubbi sul suo alibi. Ma anche in questa circostanza, la procura ha concluso che non vi siano elementi sufficienti a suo carico. Oltre a essere morto.
Le congetture sul notaio Guerritore
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Dopo ulteriori esposti della famiglia Cesaroni, l'attenzione si è spostata su Fabrizio Guerritore, notaio che aveva uno studio nello stesso palazzo, accanto all’ufficio degli ostelli. Le dichiarazioni dell'epoca sono state esaminate, ma gli inquirenti hanno sottolineato che gli indizi contro di lui siano meramente congetturali.
Infine, c'è stata la tesi del criminologo Carmelo Lavorino, ma secondo i pm non ha fornito elementi concreti per orientare le indagini. Così, ogni nome emerso dall'inchiesta è uscito pulito, senza alcun sospetto. La decisione del gip del 19 novembre sarà cruciale per il futuro delle indagini e per il destino di un rebus che sembra senza soluzione. [...]
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