Antonio Riello per Dagospia
NOT VITAL
Not Vital, nasce a Sent, nel cantone dei Grigioni, nel 1948. Ha due gatti e una robusta predilezione per il numero 13. E' anche un generoso filantropo. Da giovane emigra (un po' per necessità e un po' per curiosità), come hanno fatto tante persone di queste valli. Soggiorna e studia a Roma e a Parigi. Poi (a lungo) è la volta di New York.
Attualmente divide il suo tempo tra Beijing, Rio de Janeiro e la sua amata Engadina. Una bella combinazione che bilancia la varietà del pianeta con la incrollabile certezza delle origini. Come disse una volta Bertolt Brecht: "se vuoi parlare (efficacemente) al Mondo comincia a raccontare le storie del tuo villaggio".
tuor per susch di not vital marmo di carrara
La sua formazione artistica è legata inizialmente alle vicende del Nouveau réalisme di Pierre Restany. La brutalità estetica della civiltà industriale e dei suoi materiali era, a quel tempo, piena di fascino. Per la cronaca, alla stessa cerchia apparteneva anche un altro svizzero di grande talento: Jean Tinguely.
chaste da tarasp not vital il mond es massa vast per viver
Ma l'esperienza decisiva è probabilmente quella della cosiddetta Arte Povera che ha la sua culla in Italia. Il dialogo concettuale con la Natura e i suoi elementi essenziali è particolarmente congeniale a Not Vital, lo si potrebbe forse avvicinare idealmente a Kounellis (basta provare a mutare i profumi e i colori mediterranei con quelli alpini).
Ferdinand Hodler e ancor meglio Giovanni Segantini sono stati per eccellenza i riconosciuti alfieri artistici del paesaggio engadinese. Oggi questa missione la porta avanti orgogliosamente Not Vital.
Il suo lavoro è, in effetti, una grande ode amorosa alle sue montagne. Fatta e pensata, s'intende, con tutti i crismi più ortodossi ed aggiornati dell'Arte Contemporanea. E con una ampia varietà di materiali e tecniche espressive, infatti ad una pittura piuttosto concettuale si affiancano spesso imponenti sculture ed installazioni, alcune delle quali sconfinano felicemente nella Land Art, come nel caso della alta torre tutta in marmo di Carrara ("TUOR PER SUSCH") che ha inaugurato al Susch Muzeum poche settimane fa.
NOT VITAL
La Storia e l'Antropologia sono comunque degli altri ingredienti essenziali per la sua ricerca. Non mancano le influenze e le contaminazioni africane (ha avuto a lungo uno studio in Niger). Il risultato? Un distillato elvetico di sapore intenso. ma anche decisamente multiculturale e per niente afflitto da banali cliché di stampo local.
I suoi noti lavori sulla neve (in particolare quelli delle palle di neve) sono una geniale quintessenza della civiltà della montagna. E così anche la sua celebrazione metamorfica degli escrementi bovini dei pascoli svizzeri (ma potrebbero essere in fondo benissimo di qualche regione tropicale....) eseguita attraverso preziose fusioni in bronzo.
chaste da tarasp not vital tongue
Lavora con gallerie di grande fama come Thaddaeus Ropac, Sperone e Hauser & Wirth (per la sede di campagna di quest'ultima galleria, a Bruton, in Inghilterra, ha appena inaugurato la mostra "SCARCH", curata da Olivier Renaud-Clément e Giorgia Von Albertini).
L'artista, che è anche un vorace collezionista di libri rari e di opere d'arte, ha dato vita nel 2006 alla FUNDAZIUN NOT VITAL, che come scopo iniziale aveva soprattutto quello di proteggere e conservare i testi antichi scritti in lingua Romancia (il Ladino che si parla in Svizzera). Nel corso del tempo la fondazione si è sviluppata in una sorta di vero e proprio "impero culturale" che si sviluppato su tre diverse entità della Bassa Engadina.
Il PARKIN di Sent si sviluppa in quella che era la vecchia proprietà Crastan, il bellissimo parco è stato restituito a nuovi fasti, anche grazie all'aiuto dell'architetto Duri Vital, fratello di Not. Da Giugno ad Ottobre, tutti i Venerdì è possibile visitarlo. In mezzo ad una rigogliosa natura si offrono alla vista architetture artistiche, costruzioni, invenzioni, apparizioni.
fondazione not vital chaste da tarasp the organ room
Nel paese di Ardez c'è la seconda struttura: CHASA PLANTA. Una storica dimora (risale al 1642), piena di tutte le atmosfere che sono care a chi predilige l'Engadina. Magnifica biblioteca. Ospita in queste settimane la mostra "SNOW" (assolutamente da vedere).
Ma lo "zoccolo duro" della fondazione è l'ampio CASTELLO DI TARASP VULPERA che risale, nelle origini, addirittura al 1040. Si dice che Vital lo abbia acquistato, nel 2016, per 7,9 milioni di Franchi Svizzeri.
Torreggia su un piccolo incantevole borgo, Tarasp, sui cui prati sono sistemate alcune suggestive installazioni dell'artista (una si trova nel bel mezzo di un laghetto e pare una gigantesca pallina da golf finita lì per sbaglio...). Il maniero, visto da fuori, ha un aspetto molto austero, anche po' sinistro forse, come riescono ad esserlo solo le fortezze teutoniche. Ai cinefili potrebbe ricordare sia il castello di Frankenstein (nella indimenticabile versione di Mel Brooks) che quello dove era tenuto prigioniero Sean Connery nell' "Indiana Jones e l'ultima crociata".
chaste da tarasp
L'interno ha invece una briosa vena gotico-barocca. E' un imprevedibile complesso labirinto di stanze, scalette, stanzine, scalette, passaggi, sottoscala, abissi, ballatoi. Vi sono contenuti, oltre all'appartamento dell'artista, le sue raccolte d'arte personali (si va dalla Meret Oppenheim a Francesco Clemente, da Daniel Spoerri a Joseph Beuys, da Richard Deacon a Kcho/Alexis Leiva Machado, non manca nemmeno Andy Wharol). Vi sono spazi per esposizioni temporanee.
Ed esiste anche una particolare installazione, la cosiddetta "Calming Room", un lungo corridoio in legno dove la luce penetra attraverso 108 buchi trapanati personalmente dal padrone di casa. Alla fine della visita, in un edificio molto accogliente esterno al castello, ci si può fermare per una sosta di ristoro e per ammirare (e, al bisogno, comperare) delle edizioni di vetri e di porcellane per la casa: "Vital Total Look".
not vital
Questa Fondazione è molto di più di un "impero culturale in quota" infatti richiama in qualche modo le officine rinascimentali italiane. Una ambiziosa Magnus opus che si sviluppa "al quadrato" (anzi "al cubo"....). In continua evoluzione temporale ingloba e ripensa manufatti di vario genere, lavori di numerosi artisti, spazi differenti, tradizioni e nuove idee. E non si ferma mai.