Luca Fazzo per “il Giornale”
DATI SULLE INTERCETTAZIONI IN ITALIA - IL MESSAGGERO
Intercettano? Certo che intercettano. Anche illegalmente? Certo, anche illegalmente. Per scoperchiare il vaso sulle attività occulte dei nostri servizi segreti, rendendo noto al grande pubblico quello che da tempo si raccontava nel mondo dell’intelligence e della sicurezza, è servito il libro di due giornalisti che di «barbe finte» se ne intendono, Gigi Bisignani e Paolo Madron, platealmente rilanciato da una intervista di Matteo Renzi a Repubblica. Tema, quella che il leader di Italia Viva definisce una «emergenza democratica»: le intercettazioni preventive dei servizi segreti a carico di parlamentari e giornalisti.
«Se è vero sono state minate le basi della democrazia», dice Renzi. Tutto nasce, scrivono Bisignani e Madron nel loro libro I potenti al tempo di Giorgia, da un avviso giunto a Giorgia Meloni poco prima dell’arrivo a Palazzo Chigi: la vincitrice delle elezioni era stata informata di «forme di controllo telematico di vari personaggi che ruotavano attorno al suo mondo. Si parlava di oltre 400 utente captate».
MATTEO RENZI AL TELEFONO
Roba da saltare sulla sedia. Vero o falso? «Abbiamo fonte plurime - dice Madron - ed esiste anche una indagine della Procura di Roma, generata da una denuncia contro ignoti presentata dal ministro Guido Crosetto per accessi abusivi a caselle whatsapp. In questa inchiesta sono stati già sentiti diversi testimoni. Ed è emerso che ci sono giornalisti vittime del sistema ma anche giornalisti complici, che ricevono dai servizi segreti soldi o altra utilità».
Il problema è che per legge le intercettazioni preventive degli 007, che non possono essere usate nei processi, devono passare per una «doppia chiave»: prima il via libera da Palazzo Chigi, attraverso l’Autorità delegata alla sicurezza, poi dalla Procura generale di Roma. Attualmente l’Autorità è Alfredo Mantovano, che ieri si precipita a garantire di «non avere mai autorizzato alcuna intercettazione a carico di politici o di giornalisti». Renzi dichiara di apprezzare l’«attesa smentita».
intercettazioni
……………………….
Perché il problema non sono le intercettazioni ufficiali condotte dai servizi segreti, soggette al rigido controllo del sistema a doppia chiave. Il vero buco nero sono le intercettazioni abusive e illegali condotte dalla nostra intelligence, spesso col sistema «a strascico», in cui si parte alla ricerca di qualcosa ma poi si raccoglie tutto ciò che resta impigliato nella rete. Un sistema avviato all’epoca del terrorismo, ma che oggi viene utilizzato anche su altri versanti.Finendo a lambire anche politica e informazione.
alfredo mantovano giorgia meloni
È a questa realtà illegale che si riferiscono sia Renzi quando parla di emergenza democratica, sia Mantovano quando parla di «scenario gravissimo» sul quale «l’autorità giudiziaria valuterà ogni accertamento»: il che, stando a Madron, sta già avvenendo. Al centro ci sarebbero soprattutto le attività dell’Aisi, l’agenzia interna.
Renzi indica un periodo preciso in cui il sistema sarebbe degenerato: «Non so cosa sia successo ai tempi di Conte premier e Vecchione capo dell’intelligence». La stessa epoca in cui lo «strascico» è iniziato a sfuggire di mano.
LUIGI BISIGNANI - PAOLO MADRON - I POTENTI AL TEMPO DI GIORGIA
2. 300 UTENZE NEL MIRINO DEI SERVIZI: COSÌ L’INTELLIGENCE INTERCETTA DI PIÙ
Marco Lillo per “il Fatto quotidiano” - ESTRATTO
……………………..
Il punto è che le intercettazioni preventive dei servizi sono aumentate nell’ultimo decennio e parallelamente è aumentato il potere informativo del Governo. Questo è il tema.
Se i servizi fanno molte più intercettazioni oggi non è colpa di Meloni o Conte ma è ‘merito’ della legge 133 del 2012 (epoca Monti) che ha ampliato moltissimo i poteri in materia.
Prima si poteva intercettare solo per prevenzione contro il terrorismo e la criminalità organizzata. Ora su tutta la materia della sicurezza nazionale.
INTERCETTAZIONI FINANZA 1
Più che Bisignani o Renzi bisognerebbe leggere il saggio appena uscito sull'Enciclopedia del Diritto dal titolo “Intelligence e Potere”, firmato da Giovanni Salvi, ex procuratore generale della Corte di Appello che autorizzava, come unico magistrato competente per tutta l’Italia, le intercettazioni dal 2015 al 2019.
RIFORMA INTERCETTAZIONI
Scrive Salvi: “La svolta più significativa si ha nel 2012, quando le finalità legittimanti le operazioni di captazione vengono estese all’intero perimetro di attività delle Agenzie (...) Questa trasformazione dello strumento di acquisizione informativa determina la rottura del rapporto tra le attività dell’Intelligence e il contesto penale, fino a quel momento suo unico reale riferimento”. Il sospetto del reato non è più un argine. Si possono intercettare anche i fatti leciti ma pericolosi per la sicurezza nazionale.
INTERCETTAZIONI
Concetto vago che ogni premier, direttore AISI o procuratore generale può declinare a suo modo. Per fortuna chi ha occupato le poltrone decisive all’AISI, al Governo e in Procura ha mostrato sensibilità istituzionale. Per primo Salvi si pose il problema della norma troppo ‘lasca’.
“Per tale ragione la Procura generale di Roma”, scrive Salvi, “all’epoca diretta da chi scrive, emise nell’aprile del 2016 una determinazione interna, riservata, comunicata ai diversi interlocutori istituzionali, con la quale indicò presupposti e parametri cui essa si sarebbe attenuta nell’autorizzare le captazioni”. Salvi indica il faro per orientarsi: “Il criterio della stretta necessità e quello, da questo discendente, di proporzionalità”.
mario parente
Mantovano sarà sentito al Copasir nei prossimi giorni. Sarà l’occasione per affrontare un tema delicato: quello della concentrazione dei poteri sia dal lato di chi autorizza sia dal lato di chi chiede le intercettazioni.
SPIARE SMARTPHONE INTERCETTAZIONI
Prima i servizi dovevano chiedere l’autorizzazione al procuratore generale competente per territorio. Dal 2012 l’unico soggetto legittimato è il procuratore generale della Corte di Roma. Anche dall’altro lato c’è stata una concentrazione. Negli anni scorsi l’AISE ha cercato di entrare nella partita più importante, quella della minaccia estera sul fronte economico. La legge del 2007 sembrava lasciare spazio a questa tesi. Poi però una direttiva riservata del 2021 di Mario Draghi ha di fatto legittimato il monopolio dell’Aisi. Ora si parla addirittura di introdurre un servizio segreto unico per recidere il nodo all’origine.