luigi di maio e virginia saba a palinuro 44
Ilario Lombardo per “la Stampa”
Luigi Di Maio e Gianni Letta hanno parlato anche di legge elettorale durante l'incontro segreto che «La Stampa» ha rivelato ieri. L'ex sottosegretario di Palazzo Chigi ai tempi di Berlusconi premier e il ministro degli Esteri non hanno affrontato, dunque, solo il nodo delle nomine all'AgCom, l'Autorità garante delle comunicazioni, e i futuribili scenari di crisi che implicano ipotesi di grandi coalizioni allargate a Forza Italia.
GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO ANGELA MERKEL BY OSHO
Durante il colloquio in un palazzo di Trastevere, a Roma, si è discusso di come blindare l'accordo sul proporzionale che M5S e Pd avevano siglato a gennaio, con somma gioia di Berlusconi.
Non è un caso che di mattina sia stato Matteo Salvini il primo a reagire alla notizia, a suo modo, mescolandola alla cronaca degli sbarchi e dei migranti contagiati dal Covid: «Più che parlare con Gianni Letta e Mario Draghi, Conte e i suoi ministri si facciano sentire in Europa e a Tunisi. Questo governo mette in pericolo l'Italia».
ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO
Nel combinato disposto con il referendum che sancirà il taglio dei parlamentari a settembre, il tutti contro tutti del proporzionale toglie a Salvini una delle sue armi di persuasione per ingrossare il proprio esercito e puntare alla fine anticipata della legislatura: offrire ricandidature e posti sicuri ai parlamentari grillini ancora incerti se trasferirsi o meno nel Carroccio.
Il leader della Lega, come Giorgia Meloni, non si schioda dal maggioritario e teme l'imboscata dell'alleato azzurro. Nella riproposizione in piccolo di quello che fu il patto del Nazareno sull'Italicum con Matteo Renzi, Gianni Letta per conto di Berlusconi ha cercato Di Maio nella convinzione che il proporzionale sia l'unica chance di sopravvivenza di Fi contro l'egemonia salviniana.
GIANNELLI - LA DANZA DEI 5 STELLE
Ma la legge elettorale è anche il compasso che traccia le coordinate per comprendere o ipotizzare convergenze un tempo inimmaginabili. Lo stupore e la sorpresa per l'incontro di Di Maio con il più fidato uomo di Berlusconi, nel M5S ha quasi subito lasciato spazio ai timori di un governissimo assieme a colui che per Alessandro Di Battista è «il male assoluto».
L'articolo de «La Stampa» rimbalza per le chat di parlamentari, sottosegretari e ministri del Movimento. Qualcuno scrive di temere un blitz sul turn over delle presidenze delle commissioni parlamentari che si decideranno nelle prossime ore. Meglio chiuderle subito - è il ragionamento - ed evitare di rinviarle all'autunno, quando, in caso di crisi, non è escluso che Berlusconi entrerà in maggioranza, pretendendo posti per i suoi eletti.
LUIGI DI MAIO CON MASCHERINA TRICOLORE
Per tutta la giornata, però, i grillini non rilasciano dichiarazioni. Anche chi viene contattato rifiuta di rilasciare commenti. Ignazio Corrao, tra i più vicini a Di Battista, è uno dei pochi a dire la sua: «Io sono contro qualsiasi ipotesi, anche remota, di ingresso di Fi in maggioranza».
Per la maggior parte dei 5 Stelle è impensabile, sarebbe la fine di una parabola che ha già bruciato di volta in volta ogni certezza. È troppo. Ma non per tutti. C'è chi è più realista come Emilio Carelli, ex direttore di SkyTg24, in ottimi rapporti con Letta. O Carlo Sibilia che ha preso ad ascoltare aneddoti e consigli politici di Gianfranco Rotondi.
Chi dei grillini ha più confidenza con Di Maio, lo ha ascoltato diverse volte sostenere la necessità di farsi trovare pronti di fronte allo scenario di un governo allargato, ovviamente qualora fosse giustificato dall'emergenza sociale.
gianni letta luigi di maio
L'incontro del ministro degli Esteri con l'ex presidente della Bce Mario Draghi, fatto opportunamente filtrare, ha messo tutti in allarme, nel M5S, tra gli alleati del Pd, a Palazzo Chigi. Quello con Letta è sembrato la conferma di un percorso individuale dell'ex capo politico grillino verso l'affrancamento da Giuseppe Conte e nella direzione di un governo di larghe intese, e non per forza con lo stesso presidente del Consiglio.
salvini meloni
Certamente il premier non sta gradendo troppo questo gioco di relazioni di Di Maio, soprattutto per quello che comporta e mentre si fanno insistenti le voci interne di insoddisfazione nei suoi confronti. In questo governo è sempre stato direttamente Conte a gestire i rapporti con Letta e il mondo berlusconiano, anche con triangolazioni in Vaticano e in comuni ambienti romani.
Era stato il premier a garantire sulla golden power, anche nell'interesse delle aziende del leader di Fi in lotta con i francesi di Vivendi. Era stato sempre lui a dare manforte alla richiesta delle tv private di abbassare i tetti di pubblicità in Rai. E così la notizia del faccia a faccia con Letta, come ha spiazzato il M5S, ha scosso Palazzo Chigi.
gianni letta silvio berlusconi
Ed è stata interpretata come l'ennesima prova della voglia di Di Maio di andare al di là del recinto ideologico grillino, curando in prima persona rapporti a vari livelli e su tanti temi. Il patto sull'AgCom, le aziende tv, la legge elettorale proporzionale: un corteggiamento che non sembra finire qui e che può portare a finali per nulla scontati.
gianni letta roberto d agostino foto di bacco