Estratti da fanpage.it
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Domenica 4 ottobre 2020, ore 15.41: Denis Godeas entra nella storia del calcio italiano e diventa uno dei tre calciatori, assieme a Antonio Martorella e Marcello Diomedi, ad aver giocato e segnato almeno un goal in ogni categoria del settore calcistico nazionale, dalla Serie A alla Terza Categoria. L’Ariete di Medea, però, rispetto agli altri due è riuscito a fare gol anche nelle coppe europee: precisamente in Coppa UEFA col Palermo.
Centravanti e uomo simbolo della Triestina, con 105 reti in campionato (più due negli spareggi di play-off e play-out) tra gli Alabardati, Messina, Bari e Mantova, è al 17° posto della classifica dei migliori marcatori di sempre della Serie B.
A Fanpage.it Godeas ha parlato di questo suo primato incredibile record e del suo futuro, del calcio di oggi e di ieri: un viaggio tra aneddoti e un’analisi sulla qualità e sul talento dei calciatori di oggi rispetto al passato.
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Cosa fa oggi Denis Godeas?
“Fino a due mesi fa allenavo e a fine anno vado a Coverciano per il patentino UEFA A. Sto continuando a studiare e sto imparando l’inglese. Mi piacerebbe fare qualcosa di diverso dal dilettante e sono alla ricerca di un progetto serio e interessante. Non vorrei fare le cose giusto per farle ma avere tra le mani una cosa fatta bene e da portare avanti al meglio”.
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Cosa vuol dire essere uno dei tre giocatori ad aver giocato e segnato almeno un goal in ogni categoria del settore calcistico nazionale, dalla Serie A alla Terza Categoria?
"È stato un caso. Io da calciatore pensavo di non poter arrivar nemmeno nei dilettanti. Non ho fatto nemmeno un anno in un club di D perché sono passato dalla squadra del mio paese al settore giovanile della Triestina. Ho fatto il mio ultimo campionato tra i pro a Venezia e ne avevo 38, poi sono andato alla Triestina in Serie D e poi ho fatto i dilettanti nella mia zona. Poi con Mauro Milanese, che aveva acquisito la Triestina, si è creata questa società della Triestina Victory in Terza Categoria e mi ha chiesto di farmi una squadra con amici e parenti. Abbiamo formato la squadra in un paio di settimane.
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Eravamo una sorta di costola della società principale e mi sono trovato a fare la scalata Terza, Seconda, Prima Categoria e poi sono andato in prestito in Promozione, che era l’unica categoria che mi mancava. Alcuni amici che seguivano sta cosa qua dei gol mi avevano segnalato questa statistica e così l’ho fatta. Al Trieste Calcio ci ho giocato 10 partite e ho fatto qualche gol: se non me l’avessero detto io non ci avevo neanche fatto caso.
Ovvio che l’ultimo gol è stato fatto di proposito ma prima non ci avevo mai pensato. Mi sono molto divertito negli ultimi anni della mia carriera, forse anche più di prima. È stata un’esperienza molto più divertente rispetto a quella della settimana tipo dei professionisti con pressioni, nervosismo e tutto il resto".
Esistono ancora i ‘bomber di provincia’?
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“Per me no. Io seguo tanto la Serie B perché è quello che ho bazzicato io e dove, di norma, c’erano sempre profili di attaccanti e calciatori interessanti in quasi ogni squadra, tra calciatori più esperti e quelli in ascesa. Questa tipologia di calciatore a cui fai riferimento per me non esiste più. Spesso mi vengono in mente le slide dove in Serie B c’erano Protti-Lucarelli a Livorno o Suazo-Zola a Cagliari: ecco, quella cosa lì non c’è più.
Tutte le squadre avevano un bomber di riferimento, che portava in dote una buona cifra di gol. Io ho giocato contro Paci, Schwoch, ma posso fare tanti altri nomi… adesso di alcune squadre non si sa chi può essere quel tipo di calciatore lì. Mi ricordo Hubner, per dire; oppure io a Vicenza ho giocato con Luca Toni, che si capiva fosse lì di passaggio; mentre a Treviso ero in coppia con Beghetto, calciatore navigato. Ma molto dipende anche dalle scelte che si fanno nelle costruzioni delle squadre, però, secondo me”.
Si spieghi meglio…
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“Io credo che ci siano molti calciatori stranieri che, però, non aggiungono nulla al livello e non fanno fare esperienza ai nostri giocatori: non capisco perché andare a prendere fuori questi calciatori e non far giocare ragazzi delle categorie minori. Io sono certo che in Serie D ce ne sono tanti che potrebbero fare meglio di alcuni presi da fuori che non danno nulla. Io so come funzionano certi meccanismi con gli agenti etc etc ma se il livello è quello, provo a buttare dentro un ragazzo cresciuto da me o che prendo da qualche categoria minore. Per me di giocatori bravi ce ne sono in tutte le categorie ma forse hanno bisogno di un’opportunità".
Quindi crede sia una questione di scelta e qualità dei calciatori?
"Sì, secondo me sì. C’è meno qualità offensiva è evidente, in Serie A come in Serie B, se poi andiamo ad analizzare il talento in sé, per me ce n’è sempre di meno. Se dovessi farti una batteria di attaccanti della Serie B farei molta fatica. Poi, in realtà, molte squadre ultimamente stanno più prendendo, passami il termine, ‘giocatori da sistema’ che puntando sui singoli. È una strada giusta, un ragionamento che ci può stare, ma dal punto di vista del talento per me non ce n’è tantissimo”.
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Lo striscione dei tifosi del Palermo ‘Chi si accontenta… Godeas' se lo ricorda?
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"Bello, l’avevo dimenticato. In realtà io quando giocavo ero troppo ignorante e concentrato che no guardavo nulla intorno, probabilmente è stata la mia forza ma forse qualcosa mi ha tolto perché non mi sono goduto questi aspetti. Ma io ero fatto così. Credo che mi abbia comunque aiutato nel corso della mia carriera questo modo di fare. Sono cose che fanno piacere perché, alla fine, si gioca per la gente".