Alberto Mattioli per “La Stampa”
mario draghi all accademia dei lincei
Chi si somiglia si piglia. E così il premier mette la Rai nelle mani di Carlo Fuortes, nel suo campo un altro Draghi: competenza, serietà, poche parole, molti risultati. Forse gestire e magari riformare la Rai è un'impresa superiore alle umane possibilità; ma può farcela chi è riuscito nella missione altrettanto impossibile di trasformare l'Opera di Roma in un teatro di livello europeo. Oggi in Italia, di certo, il migliore. In comune, i due hanno anche essere romani, benché atipici: niente terrazze, poco piacionismo, sorrisi q.b. Fuortes a Roma è nato nel '59, da famiglia di origini salentine, e si è laureato in Statistica.
carlo fuortes foto di bacco
Poi la carriera da manager della cultura: consigliere d'amministrazione del Teatro di Roma, direttore generale del Palazzo delle Esposizioni. Ma Fuortes diventa Fuortes dal 2003 al 2015, trasformando l'Auditorium Parco della musica nel polo culturale più polivalente e stimolante della capitale. Già allora, di tutto e di più: l'Orchestra di Santa Cecilia e il jazz, il Festival della Scienza e quello della Matematica, il balletto e gli spettacoli a Villa Adriana, eccetera. E ovviamente la Festa del Cinema, che assegna a Fuortes una patente di veltronismo su cui si può discutere: che sia ben visto dal Pd, non c'è dubbio, ma nemmeno che abbia potuto lavorare, e bene, sia con Alemanno che con Raggi. Il primo approccio al magico mondo delle fondazioni liriche italiane avviene al Petruzzelli, dove Fuortes è commissario straordinario fra il '12 e il '13.
mario draghi
Poi la sfida dell'Opera, il teatro più ciabattone e polveroso e inutile, con una programmazione aggiornata al 1960, un pubblico mummificato per il quale Ronconi è un pericoloso eversore e una conflittualità permanente. Fuortes diventa sovrintendente in pieno marasma sindacale, finché nell'autunno del '14 esplode Riccardo Muti, che di fronte agli scioperi a ripetizione si dimette dall'Aida inaugurale. E qui succede l'impensabile: invece di cedere ai ricatti o di mediare a oltranza, Fuortes, sostenuto dal sindaco Marino, licenzia 182 fra orchestrali e coristi.
carlo fuortes foto di bacco (1)
Roba mai vista, mentre i sindacati strillano, la destra soffia sul fuoco e i giornali scrivono che, se l'Opera dev' essere una perenne replica di Prova d'orchestra di Fellini, tanto vale farci quel parcheggio di cui la città sente certamente più il bisogno. La trattativa che segue è una partita a poker; le lettere di licenziamento, il bluff vincente. Alla fine, Fuortes firma un accordo che salva i conti, permette un aumento di produttività e dice addio alle assurdità più fantasiose e costose, tipo l'indennità gommapiuma per i coristi che si erano dovuto imbottire per un allestimento firmato Botero.
CARLO FUORTES AI WEIWEI
La via è aperta. Il teatro rinnova repertorio, messinscene e pubblico. Ci si vedono finalmente dei giovani, non solo il generone in doppiopetto. Il sovrintendente taglia drasticamente i biglietti omaggio, in una città dove entrare "a gratis" era considerato un diritto feudale. Arrivano i registi internazionali, l'opera contemporanea, un grande direttore musicale come Daniele Gatti e prossimamente Michele Mariotti, un progetto per giovani artisti che dà belle soddisfazioni, l'opera camion che porta la musica nelle periferie più devastate.
carlo fuortes foto di bacco
Con il Covid, è di Fuortes il progetto più innovativo: il Barbiere di Siviglia dove Mario Martone e Gatti inventano un teleRossini spiazzante, ironico, geniale. Il tutto senza proclami, gradualmente ma con decisione, metodo Draghi prima di Draghi. E con qualche sana ruffianata (paraculata, si direbbe in loco), come chiamare Sofia Coppola a fare una Traviata inutile che però riempie il teatro e fa parlare. Infatti che l'Opera di Roma funzioni se ne accorge perfino la stampa, anche quella estera.
carlo fuortes
«Ha fiuto per le persone e per i progetti. Capisce subito quali valgono davvero», racconta chi lavora con lui e che ieri sembrava assai dispiaciuto di non poterlo più fare. Beh, qualche difetto l'avrà pure... «Come tutte le persone molto veloci, talvolta è impaziente con i lenti», il che per un pachiderma stanco come la tivù di Stato non sembra il viatico migliore. Certo, la Rai è perfino più complicata di un teatro d'opera. Ma vale la pena provarci.
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