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    È FINITA A TARALLUCCI E ASSAD - CHI VOLEVA LA TESTA DELL’HITLER DI DAMASCO HA CAPITO CHE È MEGLIO LUI DEI RIBELLI TALEBANI


     
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    Livio Caputo per "Il Giornale"

    Che fine hanno fatto le perentorie richieste di quasi tutti i leader occidentali per la ri­mozione di Bashar El Assad dalla presidenza della Siria? Come mai i vari Obama, Hollande, Cameron, che fino a poco tempo fa apparivano decisi a contribuire all'abbattimento del dittatore e volevano bombardare le sue basi militari per punirlo dell'uso di armi chimiche contro la popolazione sono oggi pronti a trattare con lui per una soluzione politica della guerra civile, che, come ha detto il Segretario di Stato Kerry, «preservi le istituzioni dello Stato»?

    monica maggioni intervista bashar al assadmonica maggioni intervista bashar al assad

    La risposta è semplice: nelle ultime settimane la situazione in Siria è cambiata e le parti si sono, in un certo senso, invertite: accettando la distruzione del suo arsenale di armi chimiche e mantenendo poi puntualmente gli impegni assunti - al punto di meritarsi un pubblico elogio da parte dello stesso Kerry - Assad è diventato un partner affidabile.

    I ribelli, invece, hanno compiuto il percorso inverso: l'ala moderata, su cui l'Occidente puntava, ha perso costantemente terreno rispetto alle due organizzazioni jihadiste legate ad Al Qaeda che vogliono instaurare un regime basato sulla Sharia e continuano a macchiarsi di crimini che non hanno nulla da invidiare a quelli commessi dal regime.

    hollande smorfiahollande smorfia

    Questi estremisti islamici sono meglio organizzati, meglio armati e meglio finanziati (dai Paesi arabi sunniti del Golfo) dei «laici », possono contare su almeno 5.000 fanatici volontari stranieri accorsi da mezzo mondo e sono ormai i veri padroni delle province sottratte alle truppe di Assad. La prospettiva di un loro successo, che comporterebbe anche la sistematica persecuzione delle minoranze cristiane, curde e druse schierate col regime, spaventa le Cancellerie quasi più di un ritorno dei Talebani in Afghanistan.

    Perfino il premier turco Erdogan, che era stato tra i primi a chiedere la testa di Assad e a fornire pieno appoggio ai ribelli, sembra ora avere dei ripensamenti, al punto da ordinare il bombardamento di una loro base a ridosso della frontiera.
É mutato anche l'atteggiamento della stampa.

    ohn Kerry con il presidente Barack Obamaohn Kerry con il presidente Barack Obama

    Mentre, fino a poco tempo fa, gli inviati dei giornali occidentali preferivano lavorare nelle zone controllate dai rivoltosi e raccontare la loro versione dei fatti, dopo una serie di rapimenti (tra cui quello del nostro Domenico Quirico) e la scomparsa di ben sedici giornalisti sono tornati in massa a operare da Damasco, dove il regime ha allentato i controlli.

    Lo stesso Assad ha dato una serie di interviste a televisioni e giornali europei ed americani, cercando di presentare un volto moderato e dipingere i ribelli come pericolosi terroristi.
Questa svolta, iniziata quando la Russia ha convinto Obama a rinunciare al bombardamento punitivo del regime in cambio della distruzione delle sue armi chimiche, influenzerà in modo decisivo anche la conferenza di pace che dovrebbe svolgersi - sotto l'egida congiunta di Washington e Mosca - a Ginevra il 23 e 24 novembre.

    siria scontrisiria scontri JOHN KERRY OBAMAJOHN KERRY OBAMA

    Da un lato ci sarà un Assad praticamente inamovibile fino a quando non avrà mantenuto fino in fondo i suoi impegni, dall'altra potrebbe esserci soltanto Ahmad al Jarba, presidente della coalizione moderata che è appena stata abbandonata da dodici delle quindici organ izzazioni che ne facevano parte, passate armi e bagagli con i jihadisti e che perciò non rappresenta virtualmente nessuno.

    SCONTRI IN SIRIASCONTRI IN SIRIA

    La presenza di Al Nusrah e di Al Qaeda in Siria ed Iraq (che punta a costituire, a cavallo tra i due Paesi, il califfato che sognava Bin Laden) è esclusa in partenza. Nonostante i crimini commessi e i centomila morti della guerra civile, Assad, in controllo ancora di almeno la metà del Paese, ha così buone probabilità di diventare l'unico dittatore a sopravvivere alla «primavera araba».

     

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