Alessia Marani Camilla Mozzetti per “il Messaggero” - Estratti
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«Ma lo sai che lo conosco?», «E come?», «Perché viene spesso al locale di Grottaferrata». Sono i primi giorni di luglio 2019 e al parco degli Acquedotti, dove un mese più tardi verrà ucciso, Fabrizio Piscitelli grazie al passaggio in auto del futuro genero incontra Alessandro Capriotti, il "fornaro" o il "furfante". L'uomo che, insieme a Leandro Bennato e Giuseppe Molisso, è nuovamente finito sul registro degli indagati per l'inchiesta sui mandanti dell'omicidio Diabolik dopo una prima archiviazione.
Ad accompagnarcelo è Daniele Gatta che il 14 luglio di quell'anno sposerà una delle due figlie di Piscitelli. I due sono da poco usciti dal sarto che sta realizzando ad entrambi i vestiti per la cerimonia e prima di tornare a casa, si fermano al parco. La ricostruzione di quel giorno - insieme ad altri dettagli tutt'altro che marginali come lo "sgarro" al cognato di Michele Senese ad esempio e l'ira di Molisso perché il duo Piscitelli-Fabietti avrebbe voluto espandersi sulle sue piazze abbassando il prezzo della droga - emerge nelle udienze del processo a carico di Raul Esteban Calderon, l'uomo accusato dell'omicidio del capo ultrà laziale.
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In un'altra delle ultime udienze Capriotti torna al centro e viene ribadito in aula il debito che lo stesso avrebbe maturato con Diabolik - del valore di 300 mila euro per della droga non pagata - e che avrebbe voluto saldare in parte con un orologio usando nella trattativa un intermediario. Ma quell'orologio verrà considerato da Piscitelli quasi come un affronto e il capo ultrà continuerà a pretendere il dovuto.
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Ancora: sempre dalle udienze del processo Calderon emerge, seppur indirettamente, come Piscitelli nello scacchiere dei molteplici interessi criminali operasse incautamente, ad esempio interessandosi, con il famoso "summit" di Grottaferrata seduto a tavola con Salvatore Casamonica, alla "pax" di Ostia.
I SENESE Sempre il genero intercettato il 30 novembre 2019 parla con un uomo non identificato del luogo in cui è avvenuto il delitto. «Se è successo nel territorio del Senese è perché pure Senese è d'accordo perché se non fosse stato d'accordo succedeva il patatrac subito cioè pure loro si schieravano». Il suo interlocutore replica: «Non c'è più» e Gatta: «Ho capito e mica puoi fa come c.... te pare? Che fai ammazzi uno dei miei quello che sta con me?». E l'uomo incalza: «E non faccio la rivolta?».
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Sempre Gatta: «Eh, come se non fosse successo niente quello invece è stato un segnale, dentro il territorio suo è successo quello che è successo... se lo so levato di mezzo perché dicono che comunque lui gli portava al mese a sto Senese due/tre mila euro e invece quegli altri gli portavano una ventina di mila euro e comunque andava a comandà su tutti, hai capito?». Interrogato dal pubblico ministero Gatta si giustificherà dicendo che commentava gli articoli usciti sulla stampa. Ma sempre dalle udienze esce un'altra intercettazione ambientale fra l'albanese soprannominato "Titti" e un uomo. Si parla di Antonio, presumibilmente cognato di Michele Senese, che avrebbe avuto più di un motivo per vedere morto Piscitelli: «Antonio è il più bastardo di tutti, perché a Fabrizio tutti e due non li poteva vedè, perché era successo...».
il boss michele senese, detto o pazzo
Oggi è attesa nell'aula bunker di Rebibbia una nuova udienza e non si esclude che possano emergere altri dettagli, a ricomporre un puzzle che va ben oltre il delitto.
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