Ottavia Giustetti, Sarah Martinenghi e Jacopo Ricca per “la Repubblica”
MARCO TRAVAGLIO E CHIARA APPENDINO
Una chat non basta. Per chiarire se la sindaca di Torino Chiara Appendino sapesse oppure no della consulenza al Salone del Libro al suo ex portavoce Luca Pasquaretta, saranno decisive le parole del diretto interessato e del vicepresidente della Fondazione per il Libro Mario Montalcini che aveva stipulato il contratto per arrotondargli lo stipendio.
Entrambi sono indagati per peculato, e la sindaca per ora non è stata archiviata. Ma ha prodotto una conversazione Whatsapp dove sostiene di non essere stata informata in anticipo di quel lavoro mai svolto. «Il problema è che chiedono se sono io che ho autorizzato. E io non ne sapevo niente» scrive la sindaca al portavoce alle 12.12 del 5 maggio 2018. Sono passate 24 ore da quando si è diffusa la notizia che Pasquaretta ha incassato 5mila euro senza lavorare davvero per il Salone del Libro 2017. «Tu non ne sapevi nulla» conferma Pasquaretta.
LUCA PASQUARETTA CHIARA APPENDINO
In tre, però, sostengono il contrario. L'ex capo di gabinetto di Appendino, Paolo Giordana, silurato per aver fatto togliere una multa a un suo amico: «Tutte le volte che ne ho parlato con la Appendino lei mi ha detto che era al corrente della consulenza» ha detto ai pm. Anche Giuseppe Ferrari, vicedirettore generale della Città di Torino, accusato di peculato per aver autorizzato il contratto al giornalista, ricorda di averne parlato con la sindaca. E Alessandro Dotta, direttore amministrativo della Fondazione per il Libro interrogato, racconta: «Posso con estrema serenità e certezza affermare che il sindaco Appendino sapeva che la consulenza era stata attribuita al suo collaboratore».
chiara appendino luigi di maio
Sinora Pasquaretta e Montalcini non sono mai comparsi davanti al pm Gianfranco Colace. Sono loro che potrebbero confermare la versione di Appendino o quella dei tre che la "inguaiano". E la prossima settimana potrebbe essere decisiva per il destino della sindaca. Venerdì Montalcini sarà interrogato, mentre Pasquaretta aspetterà ancora. Le parole del vicepresidente esecutivo del Salone potrebbero mutare le intenzioni degli inquirenti su Appendino.
LUCA PASQUARETTA
Una vicenda intricata quella della consulenza. I pm, iniziando a indagare sulla questione, hanno scoperchiato un covo di veleni, che contrappongono i collaboratori della prima cittadina 5stelle, ma anche di reati. Nell' atto di chiusura indagine Pasquaretta è accusato di peculato, corruzione, traffico di influenze e addirittura estorsione nei confronti di Appendino e della viceministra all' Economia, Laura Castelli, che lo ingaggerà come collaboratore per alcuni mesi e definirà l' inchiesta sulla consulenza «una ca..ta gigantesca». I consiglieri comunali pentastellati avevano pressato Appendino perché si liberasse di lui.
salone del libro di torino 2
«Era Appendino che doveva occuparsi di Pasquaretta perché lui non è un iscritto al M5s» precisa ai pm Pietro Dettori, il portavoce del capo politico Luigi Di Maio.
«Adesso vi sotterro tutti» diceva Pasquaretta che non aveva digerito l' allontamento. E così iniziava la questua tra i vertici nazionali del M5s. E in attesa di un nuovo incarico minacciava la sindaca di rivelare segreti compromettenti: «Mi sono preso due avvisi di garanzia per lei» si sfoga con l' assessore al Commercio, Alberto Sacco. È lui ad aiutarlo a prendere contatto con l' europarlamentare Tiziana Beghin. Mentre il contatto con il portavoce di Di Maio, se lo procura da solo.
CHIARA APPENDINO E SERGIO CHIAMPARINO
«Ci siamo incontrati sotto una colonna davanti a Palazzo Chigi racconta ai pm Dettori - Non c' erano posti negli staff naz ionali e non ci interessava come profilo. Mi sono stupito quando l' ho visto al fianco di Castelli ». Appendino era sotto ricatto e per questo continuò a cercare una sistemazione al suo ex collaboratore: «Si arrabbio molto per le minacce conferma Sacco agli investigatori Ma continuò ad aiutarlo». Scoprendo il perché forse si può trovare la risposta al dubbio che la chat non ha fugato.