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Estratto dell'articolo di Viviana Mazza per il “Corriere della Sera”
«Gli scienziati non vedono le cose come noi» dice il regista Christopher Nolan al Corriere, al termine della proiezione in anteprima di «Oppenheimer» in una saletta del Whitby Hotel di Manhattan. […]
christopher nolan durante le riprese del film oppenheimer
Alla vigilia della prima newyorkese di oggi, da cui mancheranno gli attori in sciopero, il regista più volte candidato agli Oscar ha dimostrato il suo amore per la scienza presentando il suo nuovo film a un pubblico composto in buona parte da fisici — tra cui il Nobel Kip Thorne, già consulente scientifico di Nolan nel film Interstellar , e Carlo Rovelli, i cui libri il regista considera un’ispirazione — chiamati poi a discuterne sul palco.
Il film è la storia di J. Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica, uomo carismatico, donnaiolo, irrequieto, interpretato con straordinaria intensità da Cillian Murphy. […]Nella corsa per la creazione della bomba contro i nazisti, gli americani «sapevano che c’era una minuscola possibilità che premendo il bottone avrebbero letteralmente distrutto il mondo, eppure lo premono lo stesso», osserva Nolan[…]
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[…] Il regista vede nel metodo scientifico («la scienza cerca di confutare se stessa continuamente») qualcosa che la eleva al di sopra di ogni altra forma di pensiero, religione inclusa. Ma basandosi sulla biografia premio Pulitzer di Kai Bird e Martin J. Sherwin, il film esplora anche il rapporto con la politica: […]
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Nolan fu scioccato di apprendere dal libro che Oppenheimer seppe dalla radio che la bomba era stata effettivamente sganciata su Hiroshima. Per alcuni minuti, prima dello scrosciante applauso, c’è un momento di silenzio e di palpabile ansia. «Le questioni che questo film solleva non riguardano solo gli anni Quaranta e i problemi generali sull’etica della scienza, ma sono temi oggi brucianti — dice Rovelli —. L’orologio dell’Apocalisse che dovrebbe stimare il rischio della catastrofe nucleare non è mai stato più vicino alla mezzanotte.
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Le preoccupazioni di Oppenheimer sono le nostre. Lui diceva che la cooperazione internazionale era l’unica via d’uscita: un messaggio che dovremmo discutere di più oggi, mentre tanta parte della politica internazionale sembra guidata dal voler prevalere e vincere. E la scena in cui Oppenheimer vede i suoi amici bruciare vivi ci dovrebbe far riflettere». […]
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Il sogno degli scienziati era di porre fine per sempre alla guerra, ma si potrebbe argomentare che allo stesso tempo non c’è più stata una pace totale. «Il concetto terrificante di mutua distruzione ha agito come deterrente» sostiene l’attuale direttore dei laboratori di Los Alamos, Thom Mason. «Finora», precisa Rovelli, mentre il pubblico ride nervosamente.
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«Quando parlo ai ricercatori che si occupano di Intelligenza artificiale — dice Nolan — loro tendono a definire quello attuale come un “momento Oppenheimer”: guardano alla sua Storia per capire le responsabilità degli scienziati che sviluppano nuove tecnologie con potenziali conseguenze non volute». L’Intelligenza artificiale è anche uno dei motivi dello sciopero di Hollywood, con cui il regista esprime solidarietà. «Le persone non vogliono prendersi le responsabilità per ciò che fanno gli algoritmi. Questo apre scenari terrificanti se permettiamo di dire che gli strumenti sono entità separate dalle persone che li hanno sviluppati».
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