Lodovico Poletto per “La Stampa”
ragazzina suicida
Maria con la carne ferita sulle spalle. Lame di taglierino e foto alle amiche: «Mi taglio qui, così nessuno lo vede». Maria che andava male a scuola. Maria che giocava con la morte, col diavolo o con quel che lei credeva essere il male, via di fuga e di speranza, più della messa della domenica, da quella vita che le stava stretta.
Alle cinque del pomeriggio fa già freddo in questo posto che si chiama Borgofranco: montagne scure che incombono sul paese. L'autostrada verso Aosta a due passi, sullo sfondo i boschi, quasi spettrali in questa stagione. «Ma domenica c'era il sole e alle tre siamo andare a fare una passeggiata» racconta Natasha.
Lil Peep
Qui non ci sono i pericolI della città: se i bambini vanno nei boschi da soli nessuno si preoccupa. Il lupo, è lontano. «Facevano foto e video con i cellulari. Siamo amiche da tempo: Emanuela e io siamo in classe insieme, terza media, Maria aveva un anno in meno». Adesso, stretta nella sua felpa azzurra, mentre parla a raffica guardando fisso nel vuoto, Natasha sembra ancora più piccina della sua età. Occhi scuri, mani piccole.
I racconti di una domenica come tante. Maria al mattino ara andata a messa con la famiglia. Dicono che sorrideva, ma vai a sapere se è davvero così. Natasha era rimasta a casa. Francesca pure. Poi si erano sentite su WhatsApp.
ragazzina depressa
«Io non so dire perché, ma ad un certo punto Francesca e Maria hanno cominciato a dire che volevano ammazzarsi. Che volevano togliersi la vita. Facevano progetti. Dicevano: dai lo facciano insieme». Quando? Stasera, stanotte, domani. E sembrava un gioco all'inizio. Poi è diventato sempre più reale. Più angosciante. Spaventoso.
«E io mi sono spaventata. Alle sei sono corsa via, non ne potevo più di quelle robe, sono arrivata casa e mi sono messa a piangere». Era reale? «Non so». Pericoloso? No, Natasha l'ha percepito - dice - come uno scherzo. Un brutto scherzo fatto a lei. Da non raccontare a nessuno. Come, a nessuno, ha detto che Maria si tagliava: «Allora se avessi percepito che era qualcosa di estremo lo avrei raccontato subito in casa: mi aveva mandato dei selfie, li ho cancellati». E adesso vien da pensare che quei racconti erano qualcosa di diverso dallo scherzo. Erano una passeggiata sull'orlo di un burrone: vediamo chi cade.
lil peep
Nastasha è corsa via. Francesca forse ci ha pensato, ma poi ha fatto retromarcia. Maria è andata fino in fondo. Lo ha fatto nella sua cameretta, dove i carabinieri hanno trovato - e sequestrato - alcune croci girate al contrario. Satanismo o negazione della religione, della vita, della speranza. E hanno trovato i poster e la musica di Lil Peep, cantante Emo Trap, morto tre anni fa. Saliva sul palco e urlava «voglio uccidermi» o «lasciatemi sanguinare».
Lil Peep
Lil Peep, il Kurt Cobain del rap, ragazzo dall'adolescenza complicata, le droghe calate in continuazione. La morte arrivata con un'overdose. C'entra qualcosa tutto questo con Maria? Con Francesca che ha fatto un passo indietro all'ultimo minuto.
Con Natasha che adesso mentre parla ha gli occhi velati dalle lacrime. E non crolla soltanto perché «davanti agli estranei queste cose non si devono fare». «Io non so se sia nata quel pomeriggio l'idea di uccidersi. Non me lo aveva mai detto» racconta Natasha. Lo aveva confidato a qualcuno? Sì. Anzi no. Anzi chissà. In questa storia c'è un'altra persona. Una ragazza. Che Maria chiamava «la mia fidanzata».
depressione tra gli adolescenti
Abita a Torino: 100 chilometri da qui. Si scrivevano, si scambiavano fotografie. Parlavano di vita e di morte. «No, io non l'ho mai vista. Ma Maria ci diceva che la sua fidanzata aveva la sua stessa età. Che si erano conosciute in un gruppo». Quale? Su una chat di WhatsApp, oppure su Instagram. I carabinieri la cercano. Forse lei ha in mano la chiave del mistero di Maria. Che voleva morire. Con Francesca. Che all'ultimo ha fatto un passo indietro.