1. PARROCI E GIORNALI LOCALI IN CAMPO PER DIFENDERE UBI
VICTOR MASSIAH CARLO MESSINA
Con le restrizioni dovute al coronavirus è complicato, ma i parroci di tutta la provincia di Brescia e quella di Bergamo sono scatenati.
Sono impegnati infatti a diffondere il verbo contro l’opa ostile di Banca Intesa sulla “loro” Ubi a quelle migliaia di piccoli azionisti che detengono azioni della banca guidata da Victor Massiah, offerta che viene considerata una specie di tentazione del diavolo.
LA LINEA ANTI-INTESA DEI GIORNALI LOCALI E DI AVVENIRE
MASSIAH LETIZIA MORATTI
Aiutati dalla linea anti-Intesa assunta dai giornali dei mondi ecclesiali bresciani e bergamaschi, Il Giornale di Brescia e L’Eco di Bergamo, decisivi in quei territori nel formare l’orientamento dell’opinione pubblica, e dal quotidiano della Cei, Avvenire, i preti lombardi hanno risposto con fervore alle sollecitazioni delle rispettive Curie, le quali a loro volta sono particolarmente sensibili verso l’establishment finanziario che ruota intorno e dentro Ubi. E d’altra parte che il mondo cattolico del Nord si sia apertamente schierato a difesa dell’autonomia di Ubi lo si era già capito quando nelle settimane scorse si era visto entrare nel capitale della banca Cattolica Assicurazioni, che ha il 2% schierato a far argine alla mossa di Intesa.
VICTOR MASSIAH
IL FRONTE DEL NO SI ALLARGA
Quello dell’atteggiamento dei piccoli e piccolissimi azionisti è un passaggio che non va trascurato, perché se si salda – e ce ne sono tutte le premesse – con la scelta del Car, il Comitato azionisti di riferimento di Ubi Banca, che controlla il 17,8% delle azioni, e che ha definito l’Ops di Intesa-Unipol «ostile, non concordata, non coerente con i valori impliciti di Ubi e dunque inaccettabile», ecco che il fronte del No a Intesa arriverebbe a numeri tali da poter mettere i bastoni tra le ruote all’iniziativa di Carlo Messina, numero uno della banca milanese.
bazoli gallerie d'italia
Anche perché, ricordiamolo, i soci componenti del Patto sono calibri pesanti che potrebbero anche aver già incrementato dal 20 febbraio, quando hanno preso la decisione di opporsi a Intesa, le loro quote. Potrebbero averlo fatto sia le fondazioni – quella di Cuneo (primo azionista singolo con il 5,95%) e la Banca del Monte di Lombardia (3,95%) – sia i grandi imprenditori, dalla famiglia Bombassei (con Next Investment) alla famiglia Bosatelli (Polifin), da Gianni Radici e famiglia ai Gussalli Beretta con la cassaforte Upifra e alle famiglie Pilenga e Andreoletti.
2. AZIONISTI UBI SCHIERATI IN ASSEMBLEA IL 28,98% CONTRARIO ALL'OPS INTESA
Vittoria Puledda per “la Repubblica”
PIERO GUSSALLI BERETTA
C' era l' affluenza delle grandi occasioni, all' assemblea Ubi di approvazione del bilancio (e poco più). Affluenza virtuale: a Brescia erano pochissimi i presenti fisicamente, tra cui consigliere delegato Victor Massiah. Collegati da remoto la presidente Letizia Moratti e gli altri consiglieri. Ma attraverso il rappresentante designato, come ormai prescrivono le regole anti-coronavirus, era presente il 53,58% del capitale sociale, conferito da 617 azionisti.
Un record per le ultime cinque assemblee, quando la media si è aggirata intorno al 40% (con una punta del 48,57% nel 2017). Di questi, il 99,93% ha votato sì.
Del resto, il senso dell' assemblea non era nelle decisioni da prendere (sebbene Giorgio Jannone in una domanda scritta abbia contestato i piani di incentivi azionari per il top management), quanto nel serrare le fila di fronte all' offerta di Intesa Sanpaolo. Lo ha spiegato piuttosto chiaramente, in un intervento scritto che verrà allegato al verbale, la presidente Moratti, che ha ricordato come l' autonomia e la solidità di Ubi rappresentano «un valore per tutti gli stakeholders, siano essi azionisti, clienti o dipendenti».
alberto bombassei foto di bacco (2)
Anche in un momento particolarmente drammatico per i territori su cui insiste maggiormente la banca - Bergamo e Brescia - falcidiati dal virus. Ieri erano presenti al gran completo i soci che si ritrovano nel Car (che hanno il 18,98% della banca); e presenti anche gli azionisti del Sindacato di Brescia, quello che comprende anche Giovanni Bazoli (e Romain Zaleski, che alcune cronache descrivono come più tiepido rispetto al fronte anti- Intesa): lo schieramento ha l' 8,4% e insieme all' 1,6% del Patto dei Mille (la cui presenza si vedrà solo con il verbale di assemblea, ma che dovrebbe essere scontata), significa che i grandi soci di Ubi possono contare su pacchetti per il 28,98%, per quanto in tre blocchi del tutto indipendenti.
Ieri ha votato a favore del bilancio anche quasi un altro 25% del capitale. Che ragionevolmente fa capo ai fondi: dall' elenco dei grandi investitori istituzionali si vede che Silchester, fondo da tempo presente nel capitale, è salito dall' 8,1 della scorsa assemblea all' 8,6%; appena sotto c' è il fondo Parvus di Edoardo Mercadante, al 7,9% con una partecipazione potenziale su un altro 0,7%. Del pacchetto, gestito per conto di alcuni clienti, Ubi ha detto di non sapere nulla. Stabile Hsbc, poco sotto il 5%.
GIANDOMENICO GENTA
Vero è che ieri la partita era solo simbolica e i dati di bilancio (al netto degli elementi non ricorrenti, l' utile 2019 si attesta a 352,9 milioni di euro, in crescita del 16,7% rispetto al 2018) non presentavano criticità. Diverso sarà il discorso rispetto all' offerta di Intesa, che larghi strati dei grandi azionisti (sebbene il Patto bresciano non si è ancora espresso formalmente) considerano penalizzante come condizioni economiche e ostile nella formulazione. L' ultimo in ordine di tempo a confermare la contrarietà è stato due giorni fa Giandomenico Genta, presidente della Fondazione Cuneo.
Sul fronte opposto Carlo Messina, ad di Intesa, che ha appena confermato logica e opportunità dell' offerta. L' ago della bilancia lo farà lo schieramento dei fondi internazionali, quando l' offerta verrà lanciata sul mercato (e dopo le autorizzazioni delle autorità di vigilanza). Sulla carta il controllo dell' assemblea straordinaria (e quindi la fusione) potrebbe rivelarsi un obiettivo in salita, per Intesa. Il clima che si respira, intorno a Ubi, è combattivo. Puntando sulle criticità (potenziali esuberi e riduzione del credito alle imprese, nelle aree di sovrapposizione). E studiando le possibili battaglie legali di contrasto.
Carlo Messina