pedopornografia 1
Estratto dell'articolo di Michela Allegri per “il Messaggero”
Lezioni di pedofilia e di adescamento di ragazzini, manuali che insegnavano come diventare perfetti predatori, ma anche una mole gigantesca di filmati, fotografie, audio, chat proibite, con vittime giovanissime che venivano stuprate, molestate, immortalate e poi date in pasto alla rete. Tutto questo si trovava in un social nel dark web: The Love Zone, una community online fondata in Australia e sgominata dall'Fbi.
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Gli iscritti, che caricavano e scaricavano in continuazione materiale osceno e illegale, erano tantissimi: 45mila. Tra loro, sette italiani che adesso rischiano di finire sotto processo con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla diffusione di materiale pedopornografico. Il social garantiva il completo anonimato e, a seconda della quantità di file prodotti, si saliva di livello nella scala gerarchica.
Tra gli organizzatori, con qualifica di «Svip member» - come si legge nel capo di imputazione -, c'era uno degli italiani finiti sotto inchiesta. […]
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LA COMMUNITY
Dalle indagini è emerso che le regole per l'accesso al social vietato erano «ferree»: era necessario dimostrare di essere produttori e consumatori abituali di filmati vietati. A garantire segretezza e anonimato, invece, era la rete Tor. […] L'inchiesta su The Love Zone, gigantesca, si è svolta praticamente in tutto il mondo, da quando la polizia australiana e l'Fbi hanno inviato ai Paesi interessati le notizie di reato a carico degli utenti del social choc. […]
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I 7 italiani, arrestati nel 2017 per possesso di materiale pedopornografico, sono già stati condannati per i file trovati all'interno dei loro pc: nel computer di uno di loro sono stati trovati 3.100 documenti, tra foto e video con bambini, anche registrati direttamente dall'imputato. Ora, però, rischiano tutti quanti una nuova condanna con l'accusa di associazione a delinquere. […]